"Mamma, lo sai che ho avuto paura? Tanta paura!"
"Quando, tesoro? Cosa è successo?"
"Prima. Non è successo niente. Ma ho avuto paura perché poteva succedere. Un po' era paura per quel bambino. E un po' no."
"Quale bambino?"
"Quello piccolo che è appena sceso. Quello che aveva la maglietta rossa con la stella. Che continuava a piangere e io non riuscivo più a sentirti."
La madre si guardò inutilmente intorno. Il bambino ormai non c'era più.
"Ho avuto paura che entrasse una persona nella metropolitana. E che potesse fare del male al bambino. Magari gli poteva prendere un braccio e alzarglielo dietro la schiena. O prendergli le dita e schiacciarle per farlo piangere."
Da dove nascono le idee dei bambini? Elisa si guardò attorno mentre l'ansia le cresceva dentro. Erano quasi arrivati al capolinea. I vagoni si stavano svuotando.
"Ma non c'è nessuno che possa fargli del male..."
Il bambino la guardò con una certa sorpresa. Poi le fece un largo sorriso, come per rassicurarla:
"Ma no! Adesso va tutto bene: lo so. Era prima."
"Prima quando?"
Invece di risponderle, il figlio si guardò intorno con uno sguardo vago. Perso dentro pensieri troppo grandi. Troppo incomprensibili.
"Prima. Che poteva entrare un uomo. A me sembrava di poterlo vedere. E mi faceva paura."
"Ma nessuno ha fatto male al bambino..."
"Sì. Ma a me quell'uomo faceva paura. E non per il bambino. Sai perché?"
La donna ebbe quasi paura a chiederlo.
"Perché, amore?"
"Perché mi sembrava vestito come me. Non è strano?"
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Short Story*** Vincitore Wattys 2018 - I cantastorie *** Non c'è tempo per interessarsi di tutto. Non c'è tempo per capire tutto. A volte basta fissare l'attenzione su un particolare per comprendere un disegno più grande. Un disegno che non ci sarebbe tempo di...