1-Il libro di storia

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Mi chiamo Elizabeth Murphy e sono la ragazza più popolare del reparto di cardiologia dell'ospedale.
Certo, a diciassette anni sarebbe meglio essere popolare a scuola, ma anche lì me la cavo piuttosto bene.
Quando ero piccola tutti mi ritenevano diversa, forse a causa del mio gracile aspetto e pallore, forse perché non mi piaceva parlare con nessuno.
La situazione non era cambiata negli anni: io ero rimasta quella strana e gli altri non ne conoscevano il motivo.
Mi divertiva sentire le loro versioni dei fatti. Qualcuno credeva che fossi un fantasma, quindi che non esistessi davvero; altri, quelli meno fantasiosi, credevano che fossi snob o di sangue reale, troppo importante per parlare con loro. Tutte le loro versioni erano errate perché beh, non ero un fantasma e non ero decisamente di sangue reale.
Forse, dando uno sguardo alla mia cartella clinica, ne capirete di più.

Elizabeth Grace Murphy

Stato embrionale: Malformazione congenita al cuore operabile alla nascita.
Embrione sopravvissuto alla gravidanza.

Due settimane: Il neonato manifesta un grave scompenso cardiaco, ripresa con massaggio e defibrillatore.

1 anno: Diagnosticata la Tetralogia di Fallot, intrattabile medicalmente sui neonati.

3 anni: Dopo vari casi di scompenso cardiaco la paziente viene sottoposta ad un'operazione chirurgica su consenso dei genitori. Inserito un bypass.
Intervento riuscito.

Tre giorni dopo l'intervento: Il corpo della paziente rigetta il bypas. Seconda operazione chirurgica e rimozione.
Probabilità di riuscita 25%.

Un giorno dopo: La paziente si risveglia senza gravi danni fisici e celebrali.

6 anni: Il cuore cessa di battere per 4 minuti. Ripresa con defibrillatore.

8 anni: Consulto medico con il dottor Brown. Unica soluzione medica alla malattia congenita: trapianto di cuore.

9 anni: Entra in lista per ricevere un nuovo cuore. 25esima in lista.

10 anni: 21esima in lista.

11 anni: Il cuore cessa di battere. Operazione chirurgica e secondo tentativo di inserimento del bypass.
Intervento riuscito.

12 anni: Decima in lista.

15 anni: Quarta in lista.

Oggi: prima in lista.

La Tetralogia di Fallot è chiamata anche Sindrome del bambino blu ed era così poco comune che i medici che si erano confrontati sul mio caso clinico avevano cominciato a chiamarmi "la bambina blu". Esistevano altri come me, ma nessuno era sopravvissuto così a lungo.

Per farla breve il mio cuore faceva talmente schifo che me ne serviva uno nuovo e non poteva essere artificiale perché il mio corpo lo avrebbe rigettato, come è successo con il bypass, ed io sarei morta. Scusate la tetra spiegazione.

Fin da quando sono nata i miei genitori hanno voluto crescermi nella consapevolezza che un giorno sarei andata via prima di loro ed avrei lasciato tutto ciò che avevo.

Amo ascoltare ed osservare, proprio per questo conosco tutto di tutti, ma nessuno sa nulla di me. Greg, l'infermiere che mi segue ovunque io vada, scuola compresa, viene scambiato da tutti per una guardia del corpo, un motivo in più per credere che io sia di sangue reale.

La mia scuola era un normalissimo liceo americano con la classica mensa super affollata e le cheerleader che correvano per i corridoi con le loro divise colorate.
Come ogni scuola che si rispetti, anche la mia era un alveare ed aveva la sua ape regina: Debby Williams, quinto anno.
Tranquilli, non è quel tipo di ragazza antipatica ed egocentrica, è semplicemente il capo delle cheerleader ed ogni individuo dotato di pene avrebbe volentieri passato una notte con lei.

Debby non mi aveva mai rivolto la parola, come la maggior parte delle persone, ma non mi aveva neanche mai dato fastidio.
Al primo anno, se devo essere sincera, il mio carattere mi aveva messa un po' al centro dell'attenzione e in giro si sentiva parlare di me, ma, con il tempo, la mia indifferenza aveva fatto si che tutti dimenticassero la mia esistenza.

Le altre personalità più influenti nella scuola erano Tanya Stewart e Chanel Traynor, le migliori amiche di Debby, e il suo ragazzo, Cody Mason.
Poi c'era Morgan, una ragazza che amava attirare l'attenzione con il suo look stravagante, ma non solo. Un motivo per cui tutti la guardavano, oltre ai capelli metà rosa e metà neri, era per la sua reputazione: si diceva che spacciasse droga e che la assumesse.

Potrei parlare a raffica dei professori e del personale, ma sarebbe una lista troppo lunga quindi li lascerò alla vostra immaginazione, dopotutto i professori sono sempre i soliti stronzi.

"Sei pronta, Lizzie?". Greg mi affiancò mentre camminavo lungo il corridoio.
Era un lavoro tremendo il suo.
Doveva starmi dietro ventiquattro ore su ventiquattro e seguire ogni mio spostamento, senza mai perdermi di vista. Lo faceva da più di due anni, ormai. Prima di lui c'è stata un'altra infermiera, licenziata da mia madre alla mia ennesima tachicardia.

Da quel momento capì che mi sarebbe servito qualcuno di più giovane e che non avrebbe avuto difficoltà ad interagire con me.
Greg aveva ventisette anni ed un permesso per venire a scuola.
Mi accompagnava a lezione e poi aspettava, fermo, davanti alla porta.
Odiava indossare il camice ed era vestito sempre con colori scuri.

"Senti freddo?". Mi afferrò una mano senza smettere di camminare.
"No".
"Difficoltà respiratorie?".
"Neanche quello".
"Dalle tue pulsazioni si direbbe che stai perdendo sangue...". Assunse un'espressione concentrata.
"Credo che sia per il ciclo". Mi lasciò andare la mano, lasciandosi scappare una risata. "Dovresti darti una calmata, sai?". Proposi, tirandogli una gomitata sul fianco. "Sono otto mesi che non ho nessuno scompenso e tu potresti anche evitare di venire a scuola con me".

"Questo è escluso e tu hai comunque bisogno dei controlli perché...".
"...devo mantenermi in salute per quando arriverà il nuovo cuore, si, lo so". Gli feci il verso, per poi ridere alla sua espressione corrucciata.

"Ho dimenticato il libro di storia, aspettami in macchina, torno subito". Dissi in fretta, per poi ritornare nella folla. Ogni volta che aumentavo il passo il cuore martellava incessantemente ed odiavo questa situazione. Raggiunsi il mio armadietto ma qualcuno mi sbarrò la strada. Alzai lo sguardo.

Vi ricordate le personalità più influenti della scuola di cui vi ho parlato?
Ecco, ne avevo dimenticata una:
Jacob Garrett, il quarterback della squadra di football.

"Oh, scusami...Elizabeth, giusto?". Chiese, puntando un dito nella mia direzione.
Annuii, mentre riprendevo fiato.
Odio la tachicardia.

Sorrise, mostrando i denti bianchissimi e riducendo gli occhi a due fessure brillanti.
Era così fottutamente alto che il mio armadietto era scomparso dietro le sue spalle.

"Non ci siamo mai parlati prima, vero?". Incrociò le braccia, poggiando la schiena contro il metallo del mobile.
"La tua guardia del corpo?". Chiese poi, guardando oltre le mie spalle.

"Non è la mia guardia del corpo e tu stai bloccando il mio armadietto". Dissi velocemente. Non riuscivo ad inalare aria sufficiente e mi poggiai una mano sul petto, cercando di sembrare disinvolta.

"Ti senti bene? Sembri agitata".
No, è solo scompenso cardiaco e se non ti sposti ti cadrò addosso.
Allungò un braccio per poggiarlo sulla mia spalla ed io ne approfittai per sorpassarlo ed aprire l'armadietto. Presi velocemente il mio libro di storia e lo richiusi, dando le spalle a Jacob ed iniziando a camminare verso l'uscita.

"Ciao anche a te, Murphy!". Lo sentii urlarmi dietro, ma io ero già fuori dal portone. Entrai con fretta in macchina e mi rilassai sul sedile, respirando a fondo.
Greg intervenne subito, misurando la pressione e il mio battito cardiaco.

"Come ti è venuto in mente di correre?". Chiese, dopo essersi assicurato che si trattasse solo di una lieve tachicardia.
"Il libro di storia era importante".

Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now