29-Attacchi di panico

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Dopo aver cantato Happy Birthday a Debby e una volta che lei ebbe soffiato le candeline sopra la sua enorme torta, la festa si fece più vivace, probabilmente per le quantità di alcol che i presenti avevano assunto. Jacob era poco distante da me e stava parlando con alcuni componenti della squadra, mentre avevo perso di vista Olly e Sam, ma non mi preoccupai per loro perché sicuramente erano in qualche posto appartato a mangiarsi la faccia.

"Tutta sola?".

Sobbalzai quando udii una voce alla mia destra e voltandomi vidi Luke, il ragazzo con cui avevo avuto una discussione poche ore prima.

"Scusa, non volevo spaventarti". Sorrise, ed io scossi la testa, rassicurandolo.
"In realtà volevo dirti che mi dispiace per prima, quando bevo sono un po' suscettibile". Alzò le spalle.

"Va tutto bene, Luke, non preoccuparti". Risposi, alzando la voce per sovrastare la musica.

"Ti va se usciamo a prendere una boccata d'aria?". Chiese, avvicinandosi al mio orecchio per parlare.

Guardai nuovamente Jacob, ancora intento a parlare e apparentemente coinvolto in quella conversazione. Un po' d'aria, in realtà, mi avrebbe fatto bene.
Annuii nella direzione del biondo, limitandomi poi a seguirlo fuori dal locale, dove c'erano molte auto parcheggiate.

Presi un respiro profondo, mi sentivo soffocare dentro quella sala che, sicuramente, non era il luogo più adatto per un cardiopatico.

"Hai fatto prendere un grosso spavento a tutti quando sei crollata sul campo". Iniziò il ragazzo alla mia destra, che mi accorsi solo allora stesse accendendo una sigaretta. "Anche a mia sorella è successo". Disse. "Con la differenza che lei ha solo quattro anni".

"Mi dispiace, che cos'ha?". Chiesi, spostandomi di poco in modo che il suo fumo non arrivasse a me.

"Quello che hai tu". Sorrise.

"Tu non conosci la mia malattia". Scossi la testa, lui in risposta annuì convinto.

"Tetralogia di Fallott, ce l'hai da quando sei nata, così come Daisy, con la differenza che lei è al primo stadio e tu, beh, a che stadio sei?".

"Aspetta, aspetta, aspetta!". Misi le mani avanti. "Daisy è tua sorella? Io la conosco, viene nel mio stesso ospedale e mio padre fa volontariato nel suo reparto". Spiegai.

"Già". Sorrise. "Lo sapevo, tuo padre è il tipo che fa il clown, vero?".

"Si, esatto. Lo fa perché quando io ero piccola l'ospedale era freddo e mi annoiavo, lui non vuole che i bambini si sentano come me, così mette il naso rosso e li fa ridere".

"È una cosa fantastica". Mi sorrise.

"Si, lo è". Annuii.

Restammo per un attimo in silenzio, ed io pensai alla bambina dai capelli ricci con la mia stessa malattia, sapevo che Daisy aveva subito l'impianto del bypass ed era riuscito perfettamente, ma doveva comunque essere tenuta sotto controllo costantemente.

"Non hai risposto alla mia domanda, prima". Mi fece notare. Io alzai lo sguardo su di lui, rivolgendogli un sorriso forzato.

"L'ultimo".

I suoi occhi azzurri si spalancarono e mi guardarono a lungo. Non sapevo perché avessi scelto di dire ad un ragazzo che conoscevo solo da poco tempo che stavo per morire, forse perché sapeva perfettamente di cosa parlavo, forse perché mi capiva.

"Liz!". Mi voltai immediatamente verso la porta del locale, dalla quale uscì Olly con una faccia preoccupata. "Porca puttana che ti è saltato in mente!?". Continuò, venendomi incontro.

"Di che parli?". Chiesi, sorpresa dal suo atteggiamento.

"Sono dieci minuti che ti cerchiamo, Jacob ha quasi perso la testa". Spiegò.

Dopo neanche due secondi dalla porta uscì Sam, assieme a suo fratello, che spalancò gli occhi non appena mi vide.
Corse nella mia direzione, stringendomi tanto forte da farmi alzare da terra.

"Jake, che succede?". Ricambiai la stretta, passandogli una mano sulla schiena per rilassarlo.

"Stai bene?". Sviò la mia domanda. "Tu-tu stai bene?". Chiese ancora.

"Jacob, stai tremando, che...".

Fui interrotta da lui che si staccò dall'abbraccio solo per piazzare le mani sulle mie guance e guardarmi con insistenza negli occhi.

"Non lo fare più". Disse seriamente, con le lacrime agli occhi.

"Jake, sono solo uscita a prendere un po' d'aria, saranno stati meno di dieci minuti". Spostai le sue mani, poggiandoci sopra le mie.

"Non mi hai detto niente". Continuò. "Sei sparita così, dal nulla, non ti vedevo da nessuna parte e...".

"Va tutto bene, Jake, sto bene, guardami". Poggiai le mani sulle sue spalle. "Ero qui fuori con Luke, stavamo parlando".

Al sentire quel nome Jacob si staccò da me, voltandosi per guardare il biondo che aveva assistito alla scena in silenzio.

"Devi darti una calmata, amico". Disse questo, mimando con le mani un gesto che indicava di tranquillizzarsi.

"Devo stare calmo? Tu hai la minima idea di quello che potrebbe accaderle? Tu non sai un cazzo di lei e ringrazia che non ti sto spaccando la faccia!". Alzò la voce.

"Jacob!". Lo rimproverai, mettendomi tra i due e prendendo tra le mani il viso del mio ragazzo, costringendolo a guardarmi negli occhi. "Guardami". Dissi. "Sono qui, Jake, sto bene, respira, okay?".

"Andiamo via". Disse subito.

"Non puoi guidare così, devi calmarti prima". Scossi la testa. "Ragazzi ho bisogno di stare da sola con lui". Dissi ai tre presenti, che annuirono e tornarono dentro il locale.

"Stai bene...". Annuì lui.

"Jake...". Sospirai, accarezzandogli le guance con i pollici. "Mi dispiace, dovevo avvertirti che sarei uscita". Dissi.
"Ma non puoi reagire così, altrimenti sarai tu a non stare bene ed io non voglio farti del male". Lo guardai negli occhi.

"Non lo stai facendo". Rispose in fretta.

"Si, invece". Risposi. "Guarda, hai appena avuto un attacco di panico dopo neanche dieci minuti in cui non mi vedevi".

"N-non era un attacco di panico". Scosse la testa, stringendo i miei fianchi come per scaricare la tensione accumulata.

"Jake, riconosco un attacco di panico quando ne vedo uno, ed è quello che hai avuto tu". Sorrisi.

"Non mi era mai successo, prima". Scosse la testa, ed io risposi con un sorriso amaro. "Non è colpa tua Murph".

"Murph?". Alzai un sopracciglio, guardandolo mentre arrossiva. Mi aveva sempre chiamata per cognome, ma addirittura arrivare ad abbreviarlo?

"Non lo so...ho pensato fosse carino, e tu sei carina, quindi...".

"Adesso stai zitto". Mi lasciai scappare una risata.

"Sto zitto".

"E baciami".

"Ti bacio".

"Ora, Jacob".

SPAZIO AUTRICE
Scusate per il capitolo merdoso ma, beh, l'ho scritto in bagno.
A parte ciò, vi piace?
Cosa pensate di quello che è successo?
Luke vi incuriosisce o vi spaventa?
Continuo a 50 like e 50 commenti!

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