23-Sotto gli occhi di tutti

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"Non è una buona idea". Sparai una volta che Jacob ebbe parcheggiato davanti a scuola. "Dovremmo solo assentarci e basta, non ho mai falsificato una firma di mia madre e non inizierò a farlo adesso".

"Liz, non dovrai falsificare nulla. Tu lascia parlare me e assumi un'espressione addolorata". Spense il motore, infilando le chiavi in tasca.

"Beh, non è comunque una buona idea, dovrei fare una doccia, e anche tu". Lo guardai male. "Puzziamo di...".

"Sesso sfrenato? Si, hai ragione". Uscì dall'auto e in un attimo fu dal mio lato per aprirmi lo sportello.

"Ce la faccio ancora a muovermi, sai?". Feci ironicamente, scendendo subito dopo. Poggiati i piedi a terra mi alzai sulle punte per stampargli un piccolo bacio sulle labbra. "Grazie, principe".

"Addolorata". Mi ricordò, prendendomi per mano, pronto per entrare a scuola.
Alzai gli occhi al cielo seguendolo dentro l'edificio. Visto il nostro ritardo di due ore i corridoi erano deserti, così mi lasciai trascinare fino alla segreteria, dove la signora Collins leggeva indifferente il quotidiano.

"Si entra accompagnati dai genitori". Bisbigliò senza neanche alzare gli occhi da ciò che stava leggendo. Con un colpo di tosse Jacob le fece alzare lo sguardo, che mutò non appena mi vide.

"Signorina Murphy, bentornata". Mi sorrise. "Come sta?".

"Molto meglio, grazie per averlo chiesto".

"Bene". Jacob attirò la sua attenzione. "I genitori di Liz erano impegnati oggi quindi l'ho accompagnata io. Siamo passati a fare una visita in ospedale. Lei può giustificarci, vero?". Poggiò un gomito sulla scrivania, assumendo un atteggiamento confidenziale.

"La signorina si, ovviamente". Rispose. "Lei è perennemente in ritardo, Garrett".

"Oh, per questo la prego di scusarlo, signorina, molto spesso ritarda a causa mia, sa, bisogna guidare piano con i miei problemi di salute". Mento, sfoggiandole il sorriso più luminoso che potessi fare.
Adorava essere chiamata signorina, nonostante i suoi quasi sessant'anni.

"Capisco". Sorrise. "Dirò che vi hanno accompagnati i vostri genitori, ma solo per questa volta, signor Garrett". Precisò.
"Questi sono i vostri permessi".

Afferrammo con un sorriso i due fogli che ci aveva dato e mi sorpresi di quanto la mia malattia potesse fare ora che tutti lo sapevano. Potevo pensarci prima.

"Grazie mille, signorina Collins, senza lei questa scuola crollerebbe". Fece Jacob con voce seduttrice, guadagnandosi una gomitata da parte mia.

"Vada via, Garrett, prima che cambi idea". Alzò gli occhi al cielo la donna, rivolgendo un'occhiataccia al mio ragazzo che, sorridendo soddisfatto, mi prese per mano ed iniziò a camminare verso l'aula di inglese.

Arrivati lì davanti notammo la porta aperta e la classe completamente vuota. Istintivamente Jacob si portò una mano sulla fronte.

"Diamine, lo avevo dimenticato!".

"Dimenticato cosa?". Chiesi. Essendo stata assente un'intera settimana mi ero persa gli avvertimenti di quei giorni.

"Uno schifosissimo e noiosissimo meeting sulla sicurezza". Alzò gli occhi al cielo.

Perfetto. Oltre ad essere in ritardo saremmo dovuti entrare in Aula Magna nel bel mezzo di un meeting.
Bel modo per far notare a tutti che sei tornata, vero Elizabeth? Jacob non pensò minimamente alle scale e si infilò con fretta nell'ascensore trascinandomi con lui.

"Jacob, questo è riservato ai disabili!". Lo rimproverai subito, poco prima che le porte si chiudessero.

"Perché, non lo sei?". Alzò le sopracciglia, avvicinandosi a me. "La mia piccola, tenera, invalida". Commentò prima di schiacciarmi contro la parete.

"Se non la smetti subito giuro che ti tiro una ginocchiata sulle palle". Sibilai con tono serio, facendolo sorridere.
La sua reazione fu avventarsi sulle mie labbra e baciarmi con brama per quel poco tempo che l'ascensore impiegò per arrivare al piano superiore.

Ci staccammo immediatamente quando le porte si aprirono, pronti per entrare in quella stanza colma di studenti del primo anno. Quando entrammo trovammo confusione ed adolescenti da tutte le parti, intenti a lanciarsi oggetti.
Non era ancora iniziato.

"Signorina Elizabeth". Riconobbi immediatamente la voce della Professoressa Ray che, in effetti, mi stava venendo incontro. "Per fortuna non vi siete persi nulla, ci sono dei posti in prima fila". Allungò un braccio per indicare le sedie vuote.

"Grazie Prof". Sorrisi cordialmente prima di camminare in quella direzione assieme a Jacob che opponeva resistenza.

"Dai, piccola, ti sembro uno da prima fila?". Sbuffò una volta seduto. Gli lanciai un'occhiataccia intimandogli di stare zitto e mi misi comoda sulla sedia.

"Oh, non lo sei". Commentò una voce affianco a me, così mi voltai alla mia destra per capire chi fosse. "In ultima fila si possono fare tante cose, vero Jake?".

Tanya.
Chissà perché non mi era mancata per niente, eravamo così amiche.
Cogliete l'ironia grazie.

"Mi chiedo cosa ci faccia tu in prima fila, a questo punto". Jacob si sporse leggermente per poterla guardare in faccia. "Non è proprio il tuo ambiente".

"Non so, avevo voglia di vedere se fosse possibile fare tutte quelle cose anche in prima fila, per fortuna che sei arrivato".
Aveva seriamente fatto l'occhiolino al mio ragazzo? Questa troia lo aveva appena fatto? Gesù tienimi.

"Perfetto". Rispose lui, ricambiando lo sguardo ammiccante. Jacob? Vuoi morire?

"Io e Liz saremo felici di darti una dimostrazione". Concluse, facendole un occhiolino a sua volta e sorridendo a me.
Ti ha spenta, baby.

"Oh, voi due, certo". Alzò gli occhi al cielo. "Qualcosa mi dice che avrete uno splendido futuro. Oh, scusami Liz! Intendevo dire che Jacob avrà un futuro". Sorrise malignamente.

Sentii la mano di Jacob poggiassi immediatamente sulla mia gamba, che aveva preso a tremare involontariamente.
Ma chi vogliamo prendere in giro?
Voglio ucciderla, adesso.

Mi alzai come una furia emettendo un rumore stridulo con la sedia, rumore che fece calare il silenzio nella stanza.

"Tu sei una stronza senza cuore!". Le dissi in faccia. Fu una liberazione e, anche se non avevo urlato, tutti erano riusciti a sentirmi a causa del silenzio.

"Ha preso da suo padre, signorina".

Una voce profonda mi fece voltare di scatto verso l'ingresso, dove un uomo di mezza età in giacca e cravatta mi guardava attraverso le lenti colorate di un paio di occhiali da sole.

"Peccato che senza noi stronzi l'America crollerebbe". Avanzò nella stanza, cominciando a salire sul piccolo palco.

Mi sedetti immediatamente, rimanendo in silenzio mentre quell'uomo si preparava a prendere la parola.

"Mi chiamo Thomas Stewart e sono l'uomo più stronzo degli Stati Uniti".
Tanya era figlia di un miliardario?

SPAZIO AUTRICE
C'è qualcuno peggiore di Tanya?
Probabilmente i suoi genitori.
Questo capitolo è orribile ma è di passaggio, quindi pace.
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Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now