13-Chiedile scusa

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Appena uscita dalla doccia mi avvolsi nel mio accappatoio bianco e raggiunsi la mia camera, sedendomi davanti alla specchiera per asciugare i capelli.
Una volta finito spensi il phon e mi spostai davanti all'armadio senza alzarmi dalla sedia girevole.
Cosa si indossa par una serata a casa di Jacob?

Fissai l'armadio, seduta in malo modo, per un paio di minuti, sperando che prendesse vita e sputasse fuori un abbinamento decente. Rimasi in quella posizione finché non sentii bussare alla porta e, senza prendermi la briga di rispondere, aspettai che entrasse.
Tanto sapevo già che fosse Greg per la visita di controllo.

"Ti lascio sola per un giorno e ti trovo in stato vegetativo davanti all'armadio? Direi che stai migliorando...". Commentò appena entrato.

Mossi i piedi per girare la sedia e mi ritrovai faccia a faccia con Greg, che, stranamente, portava il camice e stava indossando dei guanti blu in silicone.

"Vuoi aprirmi in due?". Chiesi, aggrottando la fronte alla vista della sua divisa.

"Ti sei dimenticata che giorno è oggi?". Chiese, per poi aprire la valigetta e recuperare i suoi strumenti da lavoro.

Mi bloccai per un istante.
Era il primo del mese, l'1 ottobre.
Questo significa che era già passato un mese? Sospirai, incredula e consapevole allo stesso tempo di avere davvero poco tempo a disposizione prima di dover spezzare il cuore di Jacob. Al solo pensiero, adesso, mi venivano i brividi.

"Primo del mese è uguale a controllo del flusso sanguigno che, a sua volta, è uguale ad incisione lieve sulla zona ventricolare destra". Mi ricordò Greg, anche se io lo sapevo perfettamente.
"Si sdrai, farà certamente meno male della ceretta". Disse ironicamente, indicandomi il letto con entrambe le mani.

Due ore dopo ero sul divano di Jacob assieme a Samantha, aspettando che lui ed Olly tornassero dagli allenamenti.
Ero in anticipo, ma restare a casa a commiserare me stessa sarebbe stato inutile, quindi ora commiseravo me stessa, ma a casa sua.

Sam stava armeggiando con il suo telefono e non mi aveva rivolto la parola se non per dirmi "accomodati".
Un po' per noia è un po' per curiosità, mi decisi a parlarle.

"Parli con il tuo ragazzo?". Chiesi.

Staccò immediatamente gli occhi dal telefono e finse una risata.

"No, grazie. Sono single per nascita". Mi strizzò l'occhio.
"Io e i ragazzi siamo come la neve e il costume da bagno, non può funzionare".

"Magari non hai ancora incontrato quello giusto, hai una grande personalità". La incoraggiai.

"Non c'è nulla di interessante in me. Tu sei misteriosa, insolita e carina, io sono soltanto la sorella del quarterback". Mise definitivamente da parte il telefono, gettandolo in malo modo sul tavolino davanti al divano.

"Questo lo pensi tu". Aggiunsi.

"Beh, non solo io, visto che me lo hanno detto in faccia". Alzò le spalle.
Come può una ragazza tanto bella farsi tutte quelle paranoie?

"Allora qualcuno che ti piace c'è". Esclamai, reprimendo un sorrisetto.

"Per lui non esisto, quindi non conta". Scosse la testa.

Sam era molto popolare e carina, e ogni maschio della scuola la trovava attraente, allora chi era questo tipo per cui non esisteva?

"Siamo a casa!". Riconobbi immediatamente la voce di Jacob e, istintivamente, mi alzai in piedi e gli andai incontro, stampandogli un veloce ed impaziente bacio sulle labbra.

Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now