24-Lo stanzino delle scope

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Stava parlando da almeno dieci minuti e la cosa irritante era che non riuscivo a non ascoltarlo, così come tutti gli altri studenti. Non era mai successo che tutti prestassero così tanta attenzione ad un incontro. Quell'uomo, il padre di Tanya, sapeva perfettamente come attirare l'attenzione su di se, oltre ad essere tremendamente affascinante.
Avrà tipo 50 anni, vergognati.

Come se non bastasse Tanya se ne stava accanto a me pienamente soddisfatta ed orgogliosa. Perché non sapevo che fosse la figlia di quel Thomas Stewart? Il proprietario (nonché miliardario) dell'azienda più famosa degli Stati Uniti?
Ma soprattutto, Jacob lo sapeva?
Certo che sì, ci era stato addirittura insieme. Aveva lasciato una miliardaria per poi ritrovarsi a stare con...me?

"Ed è per questo che la Stewart ha aperto le sue porte ai giovani, noi offriamo master, corsi di studio e posti di lavoro principalmente a voi che siete il futuro della nostra nazione. Arruolarsi nell'esercito richiede una certa preparazione, per questo motivo la Stewart ha inserito un allenamento intensivo con esperti che si terrà in un corso estivo. Se invece siete dei geni, ci sono i laboratori. Se siete figli miei, ci sono gli uffici". Disse l'ultima parte rivolgendo un sorrisetto a Tanya, che alzò gli occhi al cielo. La stanza fu coinvolta in una risata divertita.

Ad un tratto una mano si poggiò sulla mia spalla ed un'altra su quella di Jacob, finché la testa di Sam non fece capolino tra noi due. "Secondo voi mi adotta se glielo chiedo?". Sussurrò.

"Hai capito chi diventerebbe tua sorella?". Sussurrai a mia volta, in modo che Tanya non mi sentisse. Sam sbuffò.

"Tanto sono abituata ai fratelli di merda". Disse, prima di sporgersi di più per schioccare un bacio sulla guancia di Jacob e poi tornare seduta al suo posto.

"Cosa ci fai ad un convegno per il quinto anno, piccola merda?". Chiese curioso il diretto interessato.

"E tu cosa ci fai in prima fila, sei diventato un secchione?". Rispose a tono.

"Resto al fianco della mia ragazza, se vuole stare in prima fila allora stiamo in prima fila". Gli tirai uno schiaffo sul braccio dopo quell'affermazione.
Manco lo avessi obbligato.

"Cosa non si fa per la figa...". Commentò la ragazza, alzando gli occhi al cielo e ricevendo un'occhiataccia dal fratello maggiore.

"Hai visto Olly?". Chiese Jacob, cercando di sviare l'argomento 'Stewart'.

"Perché dovrei?". Rispose scontrosa, lasciandolo interdetto.

"Okay, ma stai calma, hai il ciclo per caso?". Sdrammatizzò lui, ma la sorella si alzò velocemente e, dopo aver sbuffato lasciò la stanza.

Vidi Jacob provare ad alzarsi ma lo fermai per un braccio.

"Vado io, credo siano problemi da donne".

"Perché pensi che non potrei capirla?".

"Perché le hai appena chiesto del ragazzo che le piace senza un minimo di riguardo". Risposi. Jacob aggrottò la fronte.

"No". Scosse la testa. "Io le ho chiesto di Olly, non di quello che le piace".

Lo guardai negli occhi, come per verificare se fosse serio, ma poi lo lasciai lì e, stampandogli un veloce bacio, mi alzai e raggiunsi Samantha. Percorsi il corridoio osservando bene da una parte a un'altra finché non la vidi davanti al suo armadietto. La raggiunsi in silenzio.

"Credo che dovresti aprirlo se vuoi prendere qualcosa". Le dico per sdrammatizzare, ma lei restò seria, finché non prese un respiro profondo e mi guardò negli occhi.

"Olly mi ha baciata". Buttò fuori.

"CO-".

"Non urlare!".

"Cosa?". Sussurrai, mettendo quanta più enfasi possibile. "Quindi adesso...".

"Niente. Sono corsa via". Scosse la testa.
"E non fare quella faccia, Liz, ho sedici anni!". Alzò gli occhi al cielo.

"Quando è successo?". Chiesi.

"Il giorno della tua operazione, lui mi ha accompagnata a casa ma prima abbiamo preso una pizza ed io divento decisamente troppo dolce quando ho in mano del cibo". Parlò velocemente, sbuffando alla fine. "Poi io mi sono chiusa dentro casa e lo sto evitando da quel momento".

"Lo eviti infiltrandoti ad un convegno per il quinto anno al quale ci sarà sicuramente? Questo si chiama pedinare, Sam". Alzai gli occhi al cielo. "E poi non dovresti fuggire così, vi conoscete da tanto tempo, potete risolvere i vostri problemi".

"Io sono solo la sorellina del suo migliore amico, non gli piaccio, non posso, a lui piace Debby e Debby è bionda ed io no. Debby ha gli occhi azzurri ed io no, è una cheerleader ed io no...".

"Sam, tu gli piaci perché sei tu, non per i capelli". Alzai gli occhi al cielo. "Siete solo troppo orgogliosi per ammetterlo".

"Ehi!". Ci voltammo all'unisono nel verso da cui proveniva la voce, e sorrisi nel vedere il diretto interessato raggiungerci. Vidi Sam irrigidirsi sul posto e lanciarmi una richiesta d'aiuto con gli occhi.

"Ti ho vista uscire di corsa, stai bene?". Chiese guardando la più piccola, che però stava tenendo lo sguardo basso, convinta che lo stesse chiedendo a me.

"Sam?". Provò ad insistere, ottenendo finalmente la sua attenzione. "Possiamo parlare un momento?".

"Si che potete, io...ehm, devo andare in bagno". Mi congedai con una scusa, mandando un bacio volante a Sam che sembrava volermi uccidere.

Risposi ad un messaggio di mia madre in cui le assicuravo che stessi bene ma, mentre digitavo sullo schermo, andai a sbattere contro qualcuno. Sbarrai gli occhi dopo aver visto chi avevo colpito.

"Mi scusi, Signor Stewart". L'uomo tolse gli occhiali da sole, scrutandomi con due occhi nocciola, proprio come quelli di Tanya.

"Elizabeth Grace Murphy". Mi sorrise. "Io ti conosco, sei la...come ti chiamavano? La bambina blu". Mi sorrise. "Conosco il tuo caso, ho anche fatto una donazione per la ricerca contro la Tetralogia di Fallott un paio di anni fa".

"Beh, la ringrazio". Sorrisi.

"Grazie a te per aver insultato mia figlia, in genere pago la gente per farlo". Disse. "Ogni tanto Thanika ha bisogno di poggiare i piedi a terra". Sorrise, mostrando i denti bianchissimi. "È stato un piacere, signorina Murphy".

Lo salutai a mia volta, guardandolo uscire dall'edificio assieme a due grossi uomini vestiti di nero.
In tutto questo, il nome di Tanya è in realtà Thanika? Hai un motivo per sfotterla, Liz.

Lasciai perdere i miei pensieri e camminai per tornare in aula Magna, quando mi sentii afferrare per un polso. Senza riuscire a vedere chi fosse venni trascinata dentro lo stanzino del bidello e, nonostante la penombra, riuscii a distinguere il volto di Jacob.

"Vuoi farmi morire prima dei miei giorni?". Lo schiaffeggiai sul petto, facendolo ridere.

"Che voleva Stewart?". Chiese.

"Intendi il tuo ex suocero? Mi ha detto grazie per aver insultato Tanya che in realtà si chiama Thanika". Alzai gli occhi al cielo.

"In realtà si chiama Thanika Rania Dorothea". Sorrise. "Sono fissati con i nomi". Alzò gli occhi al cielo.

"Mi dici cosa ci facciamo in uno stanzino?". Chiesi poi, guardando il piccolo spazio.

"Ah, si. Credo che sia stato un errore fare l'amore con te". Disse serio. Lo guardai negli occhi mentre il mio petto era in preda alle palpitazioni.

Poi la sua mano toccò la mia schiena, mandandomi una scarica di brividi quando iniziò a strofinarla su e giù.

"Perché adesso non riesco a starti lontano". Soffiò sulle mie labbra, senza toccarle.

Con l'altra mano mi spostò i capelli dal viso, aspettando una mia mossa. Portai le mani al suo petto fino a stringere le sue spalle ed unire di più il mio corpo al suo.

"Allora non farlo".

SPAZIO AUTRICE
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Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now