26-Cioccolato e acido acetilsalicilico

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Attenzione!
Capitolo con Rating Rosso.

"Si mamma, sto bene". Posizionai il telefono tra la spalla e l'orecchio poiché le mani erano occupate a sistemare i cuscini del divano.

"Si, Greg è già venuto stamattina, sono a posto". Cercai con gli occhi qualsiasi altro dettaglio della casa che potesse apparire in disordine. "Ehm, l'ho visto il brodo mamma, ma credo che ordinerò una pizza, senza offesa".

Sobbalzai quando sentii il campanello suonare. Jacob era arrivato.
"No, mamma, non era il campanello, è solo la televisione. Sto guardando Teen Wolf e Stiles è appena arrivato a casa di Scott, devo andare mamma, ti voglio bene". E con questo staccai finalmente la chiamata, lasciando andare uno sbuffo rilassato.

Mi diressi verso l'ingresso ed aprii la porta, ritrovandomi Jacob con uno zaino in spalla ed un sacchetto in mano. Gettò il primo sul pavimento e mi porse il sacchetto di carta.

"Regalino". Sorrise, entrando dentro casa e chiudendosi la porta alle spalle. Diedi una sbirciatina all'interno lasciandomi sfuggire una risata quando vidi il contenuto.

"Compri l'ospitalità con le ciliegie?". Chiesi ironicamente, entrando in cucina per lasciare queste sul tavolo. Sentii le sue mani raggiungere i miei fianchi e il suo petto aderire perfettamente alla mia schiena.

"Speravo di comprare te". Soffiò nel mio orecchio, prima di lasciarvi un bacio che mi fece tremare le gambe. Sospirai, voltandomi per poggiare i gomiti sulle sue spalle e portare le mani ad accarezzargli i ricci.

"Non hai bisogno di comprarmi". Sorrisi, lasciando scorrere le mie mani sul suo viso e toccando con il pollice la piccola cicatrice sotto il labbro inferiore. Mi aveva detto di essersela procurata quando era piccolo, cadendo dalla bicicletta.

"No?". Alzò le sopracciglia con fare ammiccante. Scossi la testa, avvicinando il pollice alle sue labbra e sentendone il calore.

"No". Ripetei. "Perché sono già tua".

Dopo quella frase avvicinò il suo volto al mio, sfiorando i nostri nasi ed aspettando un mio movimento. Lo accontentai, premendo di più i nostri petti e unendo le nostre labbra. Trovai le sue già pronte ad accogliermi quando aprii la bocca per permettere alle nostre lingue di incontrarsi e sentire finalmente il suo sapore. Mi staccai per un attimo, premendo le mani sul suo addome.

"Sai di cioccolato". Osservai, guardandolo attraverso le ciglia.

"Tu di acido acetilsalicilico". Rispose, passandosi la lingua sulle labbra. Scoppiai a ridere, tirandogli uno schiaffo sul petto.

"È il cardioaspirin, idiota!". Mi allontanai, ma le sue mani afferrarono prontamente le mie, tirandole per far scontrare i nostri corpi.

"Non ho detto che non è buono, tutto è buono su di te". Disse a voce bassa, assicurandosi che lo guardassi negli occhi.

"Dove dormiremo?". Chiese poi, sviando quell'argomento. Cercai di dargli attenzione, nonostante la frase detta precedentemente mi avesse fatta sentire come una dodicenne in preda agli ormoni.

"Possiamo aprire il divano e stare in salotto". Risposi. Era piuttosto grande, sicuramente più grande del mio letto.

"E la tua stanza?". Chiese.

"Non è poi così importante". Scossi la testa.

"Voglio vederla".

"Jake, non ti perdi nulla, davvero".

"Che cos'è, un ospedale in miniatura che non vuoi farmi vedere?". Sorrise.
Una specie, Jacob.

"È solo che c'è un vero casino...". Mi fermai, prendendomi un attimo per guardarlo negli occhi. Non so come riuscii a sviare quell'argomento, ma ci accomodammo sul divano ed io accesi Netflix lasciando scegliere a Jacob cosa vedere.

Finché il cuore batteWhere stories live. Discover now