38-Tutta colpa di Oscar Wilde

11K 500 81
                                    

La mattina dopo venni svegliata da un frenetico bussare alla porta. Mi strofinai gli occhi svogliatamente e, tirandomi su dal petto di Jacob, realizzai quello che stava accadendo.

"Liz? Sei sveglia? Sono le undici!". Era mia madre. "Perché hai chiuso la porta a chiave?".

Andai nel panico. Jacob era troppo grande da nascondere, ma mia madre si sarebbe preoccupata se non le avessi aperto o quantomeno dato segnali di vita.

"Sono sveglia mamma, stavo leggendo!". Risposi, cercando di dare un tono decente alla mia voce assonnata. Il ragazzo accanto a me si mosse, infastidito dalle urla, ma continuò a dormire.

"Oh, non vuoi fare colazione?". Chiese ancora. "E perché hai chiuso a chiave la porta?". Ci risiamo.

"Sul serio?". Mi finsi sorpresa. "Non me ne sono accorta. E comunque no, grazie, ho mangiato troppo ieri sera". Mi alzai dal letto, allungando il lenzuolo per coprire Jacob fino alle spalle. "Scendi pure, arrivo subito". Le dico, mentre con fretta inizio a cercare il mio pigiama. Una volta trovato lo indossai dopo l'intimo e tornai sul letto, scuotendo Jacob da una spalla.

"Mhm, Sammy non rompere il cazzo". Mugugnò, facendomi ridere. A quel punto aprì gli occhi a fatica e mi sorrise immediatamente. "Ehi, tu".

"Ehi, tu". Feci di rimando, scompigliandogli i capelli sulla fronte.

"È carino il tuo pigiama, ti dona il giallo". Sorrise, prendendosi gioco dei canarini che ricoprivano i pantaloni bianchi. La maglia era invece completamente gialla e aveva sul davanti la scritta "sweet".

"Devi alzarti, simpaticone". Gli dissi, per poi rivolgere uno sguardo alla finestra. Natale sarebbe stato tra pochi giorni ma non faceva molto freddo e le mattine erano soleggiate. "Mia madre si sta preoccupando". Spiegai.

Non so quale santo in paradiso lo fece alzare e rivestire. Poi, dopo mille incitazioni e incoraggiamenti per il suo fisico atletico, si decise a saltare giù dalla finestra ed atterrò con una capriola. Pochi minuti dopo di lui non c'era traccia, se non per qualcosa sull'albero accanto alla mia finestra. Mi sporsi leggermente per guardare e sbarrai gli occhi quando vidi il preservativo usato da noi ieri sera. Lo aveva lanciato dalla finestra? Era comunque troppo lontano per essere preso e troppo vicino per non essere notato, ma cercai di non badarci e, fingendomi assonnata, scesi le scale ed entrai in cucina, dove mia madre stava cucinando il pranzo, mente mio padre leggeva tranquillamente il giornale.

"Tesoro". Mi salutò quest'ultimo. Lo raggiunsi per lasciargli un bacio sulla guancia e poi feci lo stesso con mia madre prima di aprire il frigorifero ed estrarne un succo d'arancia. Lo versai in un bicchiere e iniziai a berlo.

"Perché non hai chiesto a Jacob di restare?". Sputai ciò che avevo in bocca e guardai mio padre con gli occhi sbarrati.

"Come...?".

"La sua macchina era qui fuori". Aggiunse mia madre, lasciando perdere l'impasto delle polpette.

"I-io...ehm...". Farfugliai, cercando una scusa plausibile da dargli per giustificare le mie azioni.

"Non è successo niente, Lizzie, il tuo ragazzo può fermarsi a dormire". Disse la mamma, rivolgendomi un sorriso.

"Ma con il nostro permesso, e soprattutto in una stanza che non sia la tua". Aggiunse mio padre. Sforzai un sorriso, cercando di apparire più innocente che potessi.

"Mi dispiace, era molto tardi e non ci ho pensato". Dissi. "Siete arrabbiati?".

Si guardarono complici, per poi tornare a guardare me e rispondere all'unisono.

"No". Mia madre.

"Si". Mio padre.

Li guardai confusa.

Finché il cuore batteTahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon