9)A sad story

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-Non credevo che avessi paura persino della tazza girevole.- Luke scoppia in una fragorosa risata, prendendomi in giro.

Dopo la festa ci siamo visti un altro paio di volte durante la settimana e ho imparato a conoscerlo meglio. È davvero un ragazzo interessante e simpatico sotto quell'aspetto da duro che ha.

Ora ci troviamo al Luna Park mentre facciamo da badanti alla sua sorellina di sette anni e ai sui amichetti di scuola.

-La tazza è la più paurosa di tutte le giostre!- replico, mentre lui continua a ridere in sottofondo. -Oltre che a fare il giro completo come le altre, ruota anche su se stessa.-

Si asciuga una lacrima col dito. -Cavolo, sono fortunato ad averti conosciuta.- mi dice, prendendo la mia mano nella sua e iniziando a camminare al mio fianco.

Le mie guance diventano rosse come un pomodoro e cerco di trattenere un sorriso, mentre una marea di bambini a cui dovremmo stare attenti ci ronzano intorno.

Camminando su e giù tra le attrazioni, noto che verso di noi sta arrivando lo sceriffo della cella che, probabilmente, sarà di guardia qui oggi.

Cerco di non farmi notare quando ci passa accanto... ma niente da fare.

-Alyssa! Sono felice di vederti fuori dalle sbarre- mi sorride compiaciuto, mentre io vorrei sprofondare sotto terra.

Ricevo subito uno sguardo allarmato di Luke. -Cosa?-

Scoppio in una risatina nervosa e cerco di balbettare qualche scusa. -Che ridere! Umorismo da sceriffo...-

Mi guarda con aria interrogativa.

-Lui è ehm... un amico. Un amico... di famiglia, già- Vedendo l'espressione di Luke ancora confusa però, cerco di cambiare discorso. -Oh, guarda! C'è lo sparo alle lattine. Ho sempre desiderato vincere uno di quei peluche giganti.-

Qualche minuto più tardi ecco che Luke ha sulle spalle un orsacchiotto morbidoso che ha vinto per me, e che ho chiamato Oppo.

Ci sediamo su una panchina e iniziamo a parlare del più e del meno, mentre i bambini stanno circondando il carretto dello zucchero filato.

-Dimmi qualcosa di te.- gli chiedo, curiosa di sapere di più sulla sua vita.

-Beh, mi chiamo Luke Wayne. Ho ventidue anni. Amo la musica e ho davanti a me la ragazza più bella del mondo.- sorride.

Ricambio il sorriso e gli dò un colpetto sulla spalla. -Dai. Raccontami qualcosa di più.-

Ci pensa per un po', come se fosse indeciso se dirmelo oppure no. 

Sospira e poi inizia a parlare. -Ho vissuto in un orfanotrofio fino a dieci anni e poi sono stato adottato da una famiglia meravigliosa, che ha saputo sopportarmi nonostante tutto quello che combinavo.-

-Wow... Non dev'essere stata facile la tua infanzia. E posso solo immaginare tutto quello che facevi a sedici anni, già pieno di piercing- scherzo.

Luke ride. -Purtroppo non ce li avevo ancora a quell'età.- poi rivolta la frittata. -E tu? Cosa mi dici della tua vita?-

Sposto lo sguardo automaticamente verso il basso e deglutisco. -Non mi piace parlarne.-

-Come mai?- corruccia la fronte.

Scuoto la testa e ritorno ad incrociare il mio sguardo col suo. -Non lo so. Forse perché non ci sono molte cose belle da dire.-

Inizio a contorcere il bordo del mio vestito tra le mani, e vedo che lui lo nota.

-Da quello che ho potuto vedere oggi, quando sono passato a prenderti, hai una famiglia abbastanza numerosa-

-Oh loro... non sono la mia famiglia. O meglio, lo sono più di quanto lo fosse la mia famiglia vera.- 

Kiss me or Kill me [COMPLETA] #Wattys2019Donde viven las historias. Descúbrelo ahora