Capitolo 8

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Noah si stupì di trovarsi faccia a faccia all'alba con Tom, non sapeva cosa volesse né riusciva ad immaginarlo.
"Doveva essere scappato di casa" pensò Noah.

<<Posso entrare?>> Domandò Tom.

<<Certo.>> Rispose con un filo di voce Noah. <<Che ci fai qui?>> Chiese non appena vide l'amico sedersi sul divano.

<<Volevo parlarti.>>

<<A quest'ora?>>

<<Sì, a quest'ora.>>

<<Allora dimmi...>> Noah sul divano opposto e, nel frattempo, si tolse le scarpe.

<<Che hai fatto questa sera?>>

<<Tutto qui? Sei venuto qui per questo?>>

<<Sai com'è, non ti fai più vedere.>>

<<Allora è questo di cui mi vuoi parlare.>>

<<Ti pare normale come ti stai comportando?>>

<<Ehm, sì?>>

<<Ehm, no!>> Tom si alzò. <<Non è che adesso che ci sono i tuoi amichetti devi per forza stare sempre con loro, ci siamo anche noi.>>

Nei giorni in cui Noah era sempre stato a contatto con il gruppo di Anthony, il gruppo di Gabriel iniziò a riempirsi di persone, la gente arrivava ma Noah sembrava non esserci, capitava raramente di incontrare qualcuno per strada e di fermarsi a parlare, ma Noah non aveva tempo.
A dire il vero ne aveva, e anche tanto, ma se Gabriel si trovava da qualche parte, lui voleva essere lì con lui.

<<Lo so perfettamente che ci siete anche voi, sto cercando di dividermi!>> Disse Noah marcando ogni parola.

<<Beh ci stai riuscendo male.>>

<<Non è un mio problema.>> Rispose Noah fissando negli occhi Tom con aria furente.

<<Rimarrai da solo così facendo.>>

<<È già successo grazie a te e sono sopravvissuto, lo farò ancora.>>

<<Ancora con quella storia?>>

<<Sì Tom, ancora con quella storia! Non ha un minimo di senso che tu venga qui nel cuore della notte a farmi questa "scenata" basata sul nulla. Quando mai ti è importato con chi io stessi e cosa facessi? Quando mai ho dovuto dare conto a te quando tu non l'hai mai fatto con me?>>

<<Da ora, va bene? Vuoi sentirtelo dire? Da ora, contento?>>

Noah stette in silenzio e Tom ne approfittò per guardarlo negli occhi.

<<Mi manchi... ok? Non so più come dirtelo.>> Iniziò Tom. <<Mi mancano i nostri abbracci, il nostro stuzzicarci, i baci che mi davi sulla guancia non appena arrivavi, i nostri sguardi... mi manchi tu Noah.>>

Noah si avvicinò a Tom e lo guardò. <<Se pensi che sia cambiato qualcosa, ti sbagli. Fatti meno viaggi mentali e impara a non fare queste scenate, non devo essere io a dirtelo. Non so cosa tu pensi di fare o cosa tu voglia da me, ma lo dico ora e spero tu mi capisca.>>

Tom annuì con la testa con un'aria di speranza che gli brillava negli occhi.

<<Non aspettarti più nulla da me, perché io non ho più nulla da darti.>> Noah si alzò, aprì la porta e fissò Tom che lo stava guardando.
Si ritrovava in un silenzio tombale dal quale sembrava non uscirne più. Tom non riconosceva più la persona che aveva davanti a sé, che fine aveva fatto Noah? Il Noah gentile e premuroso?
Se solo Tom avesse saputo che c'era ancora, che nulla era cambiato, ma che con il passare del tempo le persone cambiano, e decidono di dire basta. Basta alle sofferenze, basta all'essere accecati da un'infatuazione non ricambiata.
Noah non sapeva se Tom lo avesse mai ricambiato sul serio, ma se c'era una cosa di cui ne era certo, era che Tom per un breve periodo lo aveva desiderato fortemente ma, per il suo benessere interiore, Noah decise di dare ascolto alle sue regole: dai a chi ti dà, fine.
Quello che Tom aveva fatto non poteva essere perdonato così facilmente, specialmente se dalla bocca del colpevole non era neanche uscita una scusa.
Oramai Noah sapeva finalmente come girava il mondo e, per una volta nella sua vita, fu lui a mettere un punto definitivo ad una situazione.

<<Quindi che succede? Non ci saluteremo neanche?>> Domandò Tom.

Come un tuono all'improvvisoDove le storie prendono vita. Scoprilo ora