Capitolo 30

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Mentre preparava la valigia, i suoi genitori iniziarono a pulire casa. Era il giorno della partenza e un miscuglio di emozioni attraversavano il corpo di Noah.
Non sapeva cosa provare se tristezza o felicità. Era sempre un dilemma lasciare quel posto che, specialmente quell'anno, seppe regalargli un ingrediente che mai aveva provato prima: la felicità di essere innamorato.
Ad ogni maglietta ricordava un momento passato e, quando arrivò al capo di Gabriel, Noah rimase lì fermo ad osservarlo e ad odorarlo. Quanto gli mancava.
Lo avrebbe rivisto il giorno dopo e non vedeva l'ora. Sarebbero finalmente stati insieme, finalmente uniti dopo tutto questo distacco. Avrebbero parlato di tutto, della Grecia, di quello che era successo al villaggio ma, sopratutto, del perché non era andato con Daniel a farsi l'ultimo giorno di mare.
Si affacciò alla finestra e osservò il giardino che tanto amava per l'ultima volta. Quando la madre e il padre lo chiamarono da fuori per chiudere definitivamente la casa Noah si emozionò senza accorgersene. Si ritrovò difronte al cancelletto e la guardò, tutta bella impacchettata, bella pulita e, come sempre, splendida.

<<Grazie...>> Sussurrò guardando la dimora che ospitò tutte le emozioni che visse.

<<Andiamo?>> Domandò la madre con un sorriso gentile sul volto.

<<Andiamo.>> Rispose Noah non troppo convinto.

I suoi genitori erano avanti e lui, come sempre, indietro. Prima di entrare in macchina si guardò intorno per dare un saluto generale alle tre strade, alle siepi, alle case vuote e persino agli scalini del parcheggio. Il giorno precedente era passato a salutare tutto: chiesetta, piscina abbandonata, scaloni, bar e persino lo spiazzale nel bosco.
Una volta entrato in auto si mise dietro al posto del guidatore, non voleva farsi vedere dal padre perché sapeva che a breve avrebbe pianto.
Quando la macchina si avviò in contemporanea Noah avviò la musica sul suo cellulare.
Partì "i love you" di Billie Eilish e non seppe contenere le lacrime. Ogni casa vuota, ogni posto, era un dannato ricordo che voleva cancellare per non soffrire ma che, allo stesso tempo, se lo avesse fatto, si sarebbe odiato fino alla morte.
Quando arrivò all'ingresso principale del villaggio nel primo distretto si voltò un'ultima volta per vedere l'insegna che avrebbe rivisto soltanto in altri nove mesi.
La scritta diceva: "Moorish Village".
Con la musica nelle orecchie e la vista del paese Noah iniziò a piangere e, i suoi genitori, capirono il tutto. Erano abituati, sapevano che il figlio in quel luogo era libero, libero di essere felice, di essere sé stesso, di essere Noah. Uscire per strada non era un pericolo ma una liberazione, avere degli amici era liberatorio e non costringevole.
Quando vide il mare attraverso le curve che lo riportavano sulla strada di casa Noah nuovamente ringraziò nella sua testa il posto.
In quel mare era successo di tutto, c'erano stati forse i momenti più belli, dalle partite in acqua alle gare segrete tra lui e Julienne ma, soprattutto, i momenti con Gabriel.
Durante il tragitto Noah seppe farsi forza e rinunciò al piangere. Quando capitava qualche canzone triste purtroppo le lacrime riprendevano a scendere ma, per fortuna, non con lo stesso dolore di prima, perché era triste, perché gli faceva realmente male lasciare quel posto. Si era raccontato un sacco di idiozie nella sua testa. Aveva paura dell'inverno, non sapeva come sarebbero andate le cose con Gabriel e non sapeva nemmeno cosa avrebbe fatto della sua vita ora che era tempo di decisioni.
Chiuse gli occhi per lasciarsi trasportare dalle emozioni e, quando li riaprì, si ritrovò a casa. Scaricarono i bagagli e li salirono assieme alla piccola borsa frigo che, per tutto il tragitto, aveva dato a Noah un piccolo senso di sollievo, quel giorno dovevano esserci più di 35°C.
Quando entrò in casa sua non seppe cosa provare. Un vuoto interiore lo spense immediatamente, come se l'interruttore che aveva dentro di se fosse andato a male. Si guardò attorno e tutto gli sembrò uno schifo. Dov'erano i suoi due divani? Dov'era il suo letto dove aveva dormito con Gabriel? E quello dove ci aveva fatto l'amore? Entrò in camera sua e sistemò tutti i bagagli, era meglio non rimandare quel terribile compito.
Mise un po' di musica allegra alla TV ma comunque non seppe fargli tornare il sorriso.
Non appena sistemò il tutto si buttò sul letto e si addormentò nuovamente, come per recuperare il sonno che aveva perduto durante quei due mesi.
Noah si svegliò per l'ora di cena, il telefono iniziò a funzionare nuovamente, era pieno di messaggi. Non si preoccupò di nessuno di loro, era come se fosse cambiato improvvisamente, il rientro era sempre stato difficile ma, quell'anno, lo era stato ancora di più.
Mangiò al volo un piatto di frutta, controllò i messaggi e notò che era stato aggiunto ad un gruppo nuovo. In quel gruppo c'erano tutti, persino Gabriel. Il gruppo risaliva a tre giorni prima. Noah non si pose molte domande e tornò a dormire.

Come un tuono all'improvvisoWhere stories live. Discover now