Capitolo 25

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Si fermò un attimo a riflettere su ciò che era realmente successo. Noah doveva ancora metabolizzare che il ragazzo per cui provava un'infinità di sentimenti se n'era andato. Rimase a terra a guardare il nulla, per minuti e minuti. Ebbe un brivido lungo la schiena, si riscaldò velocemente le braccia e poi entrò in cameretta. Guardò il letto dove dormirono per la prima volta assieme quel pomeriggio e sorrise ma, allo stesso tempo, ebbe un magone tremendo. Si allungò sul letto, si coprì e si addormentò senza troppa fatica. Il gruppo intero era distrutto dopo quella sera, chi per l'alcol, chi per la stanchezza accumulata e chi, come Noah, per esser rimasto sveglio tutta la notte assaporando la felicità.
Non si svegliò nemmeno per pranzo, prima di andare a letto inviò un messaggio alla madre dicendo: "Sto bene, ho fatto nottata, ci sentiamo stasera, ti voglio bene." Niente di più, niente di meno.
Aprì gli occhi che erano le sei del pomeriggio, guardò fuori dalla finestra e aveva finalmente smesso di piovere ma la giornata era comunque nuvolosa e fredda.
Un istinto improvviso lo spinse a lavarsi e vestirsi di fretta e furia ma, quando metabolizzò il tutto si domandò: che senso aveva?
Se n'era andato e forse sarebbe tornato, forse, non era nemmeno sicura come cosa. Non si curò nemmeno come fece gli altri giorni, un maglione e una tuta ed uscì, trasandato, profumato, ma pur sempre trasandato.
Raggiunse il bar e, in un angolo remoto del porticato, vide il gruppo. Li raggiunse, prese una sedia e si sedette affianco ad Alexia. Erano in cerchio, stavano organizzando la serata ma Noah non partecipò in modo attivo, qualsiasi cosa facessero a lui andava bene tanto né fumava e né tanto meno beveva.

<<Buongiorno o meglio, buonasera!>> Disse Alexia.

<<Ehi.>> Rispose Noah in modo spento.

<<Stanco?>> Chiese l'amica.

<<Un bel po', la settimana che abbiamo vissuto è stata bella intensa, non ci siamo fermati un secondo.>> Disse Noah.

<<Ora che gli altri se ne sono andati possiamo stare un po' più tranquilli. In fondo si sa, se hai degli ospiti, devi farli stare bene.>>

<<Hai ragione, ma infatti non rimpiango nulla, affatto, solo che la stanchezza si fa sentire.>> Noah rise.

<<Già. Persino Daniel alla fermata non si reggeva più in piedi.>>

<<Il pullman è arrivato puntuale? Qualcuno li ha sentiti?>>

<<Purtroppo lo sai che qui il telefono se prende è una grazia, comunque io mi sono trovata una chiamata persa da Eleonore, quindi sì, credo siano arrivati sani e salvi a casa.>>

Noah fece una faccia strana all'udire il nome di Eleonore dalla bocca di Alexia.

<<Lo so, ma l'ho rivalutata.>> Commentò Alexia ridendo. <<Ti sei divertito quindi? Alla fine hai visto che sono brave persone?>>

<<Sì, facevo tanto il paladino della giustizia ma anche io ho sbagliato a dare giudizi affrettati. Indossare collane d'oro, ascoltare musica strana, bere e fumare, niente di tutto ciò ti rende automaticamente una cattiva persona.>>

<<A me già mancano.>> Disse Alexia ridendo mentre portò la mente ai giorni precedenti.

<<Tanto una volta tornati in città li rivedremo.>>

<<Gabriel ha detto che vorrebbe ritornare, stava cercando di convincere Daniel a venire verso la fine di agosto, speriamo ci riesca.>>

All'udire di quel nome Noah sorrise e il buon umore non tardò ad arrivare al sentir dire Alexia che il ragazzo che gli fece quella promessa aveva già iniziato a mantenerla.

<<Speriamo dai, almeno stravolgono i nostri ultimi giorni.>>

<<Già.>>

La sera stessa il gruppo si divertì per quanto potesse, la mancanza degli altri non tardò ad arrivare, iniziarono persino a ricordare i momenti più divertenti che avevano passato, come se fosse un funerale, come se stessero omaggiando le uniche persone che realmente avevano cambiato quell'estate. Noah fu spento quella sera, seppe divertirsi per quanto poté ma la malinconia che attraversava il suo corpo non poteva essere ripudiata, non poteva di certo essere cancellata con uno schiocco di dita.
Alexia e Julienne cercarono di tirarlo su di morale, lui disse che stava bene ma che era estremamente stanco, Anthony per tutto il tempo lo fissò in lontananza e non disse nulla, come se lo stesse analizzando, certe volte sembrava come se potesse leggergli nella testa.
Passarono le settimane e l'estate continuò ad essere sempre più piatta, sempre più insolita. Noah si divertiva da matti ma comunque non era abbastanza, quando c'era Gabriel era tutto diverso, tutto più bello.
Visitarono diverse spiagge con la macchina di Anthony, ballarono nuovi balli di gruppo, assistettero a delle liti nelle riunioni del villaggio, assaggiarono pietanze strane create dalla creatività di Joseph.
Era più di metà agosto, oramai l'estate stava tramontando come il sole che Noah si trovava costantemente ad osservare nel pomeriggio. Ebbe l'occasione di salutare Tom prima di partire. Nell'ultimo periodo parlarono molto, si ritrovarono in particolar modo sotto molti punti di vista.
Una sera Noah trovò Tom da solo in un posto segreto che avevano ribattezzato "Il posto dove si piange". Era un luogo nascosto nel bosco dove Noah e Tom piansero insieme quando si ritrovarono ad affrontare i loro demoni interiori e lì, in quel momento, Tom si ritrovò in lacrime.
Noah si sedette al suo fianco e non disse nulla se non mettergli una mano sulla schiena.
Tra un singhiozzo e l'altro Tom finalmente sputò il rospo, finalmente accettò la sua vera natura. Disse a Noah che era bisessuale e che forse provava davvero qualcosa per Alex. Noah si mostrò sorpreso per comprensione ma in realtà sapeva tutto sin dall'inizio. Lo abbracciò e lo ascoltò. Durante il discorso di Tom, Noah rise dentro di sé, era incredibile come le stesse emozioni che stava provando Tom per Alex le aveva provate lui per Tom. Forse era il karma, forse il destino, comunque Noah sapeva che quel posto, quel villaggio, erano stregati da qualche magia strana. Era incredibile come una serie televisiva potesse sembrare nulla a confronto.
Noah gli disse che non doveva preoccuparsi di nulla, che il suo segreto era al sicuro con lui. Tom si scusò per tutto quello che era successo, per aver rinnegato sé stesso e per aver rinnegato Noah, l'unica persona che sin da subito aveva capito tutto e che aveva sempre e solo cercato di aiutarlo.
Le cose con Alex non andarono, si allontanò lentamente e Tom ne risentì molto. Si ritrovò solo, solo e anche male accompagnato alle volte.
Noah seppe trasmettergli quella positività necessaria per permettergli di rialzarsi, ricomporsi e andare avanti, perché alla fine era così che si doveva fare: piangere cosa risolveva?
Prima di salutarsi definitivamente Tom baciò sulla guancia Noah e lo guardò negli occhi, entrambi sapevano che, nonostante appartenessero oramai a mondi differenti, si sarebbero sempre ritrovati a metà strada, perché un rapporto come il loro non poteva mai essere eguagliato.
Il villaggio iniziò a svuotarsi lentamente, la sera al bar la gente iniziava a mancare all'appello e vedere tutto quello, di nuovo, fece soffrire tutti, in particolare Noah.
Non poteva crederci che l'estate stava realmente finendo. Si ripeteva che era contento, che era curioso di quello che gli prospettava l'inverno, ma la verità era che tremava dalla paura. Non sentiva Gabriel da settimane, non aveva nemmeno il suo numero, nulla. Stava bene? Stava male? Provò a chiedere ad Anthony ma ricevette giustamente delle risposte campate in aria: Sì, sta bene.
Arrivò il fatidico giorno. Daniel chiamò il telefono di Julienne mentre i ragazzi erano in paese per una serata diversa. Avrebbero ricevuto una sorpresa il giorno dopo.
Tutti iniziarono a speculare che almeno Daniel e Gabriel sarebbero finalmente ritornati per un fine settimana.
Noah iniziò a fremere di gioia, avrebbe rivisto il ragazzo per cui provava una infinità di sentimenti ed era pronto per dirgli finalmente quelle tre parole.
Il giorno dopo non tardò ad arrivare: Noah si svegliò di buon'ora, dovevano andare alla stazione a prenderli.
Anthony e Noah si misero in macchina e raggiunsero il posto in poco tempo. Stavano aspettando il pullman che veniva dalla loro città. Quando finalmente l'autovettura di colore blu si fermò in stazione e aprì le porte, Noah iniziò ad avere il battito cardiaco accelerato.
La gente iniziò a scendere e, tra la folla, Noah cercò un viso conosciuto. Intravide Daniel che, con un saluto molto discutibile, prese il bagaglio e si avviò. Noah continuò a cercare ma non vedeva nessun'altro.

<<Ragazzi!>> Urlò Daniel abbracciando prima Anthony e poi Noah.

<<Bentornato!>> Rispose Anthony ridendo. <<E Gabriel?>>

Quando Noah previde la risposta di Daniel il suo mondo si fermò. Aveva ancora lo sguardo fisso verso il pullman, tutti scesero, tutti presero i loro bagagli, soltanto che Gabriel non c'era.

<<Non è voluto venire, non so perché.>> Rispose Daniel.

Come un tuono all'improvvisoWhere stories live. Discover now