Capitolo 26

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Durante il ritorno al villaggio Noah stette in silenzio, contemplò quello che era successo. Era taciturno nel sedile di dietro mentre Daniel e Anthony parlavano della situazione che c'era in città. Era l'ultima settimana di agosto e presto tutti sarebbero andati via, persino Noah stava pensando di tornare una settimana in anticipo.
Parlarono di tutto, persino del viaggio in Grecia di Gabriel con i suoi amici. Noah fu subito attento a tutti i particolari che raccontò Daniel.
Disse che Gabriel si era divertito tantissimo e che, tra discoteche e serate in spiaggia, era stata una delle vacanze più belle che potesse desiderare.
Non scese troppo nei dettagli ma, di fatto stava, che Noah era demoralizzato. Dov'era Gabriel? Perché non è voluto venire? O forse non ha potuto?
Arrivati al villaggio Anthony portò Daniel di nuovo dal gruppo e, come era previsto, fu ben accolto. Iniziarono a ridere, scherzare, giocare, insomma era davvero tornato quasi tutto come prima, quasi.
Anthony notò che Noah era particolarmente taciturno ma non volle dire nulla, alla fine il mondo di Noah era più complicato di quanto potesse capire.
Si isolò. Erano in chiesetta e Noah decise di isolarsi, come se facesse parte di quel gruppo ma allo stesso tempo rifiutasse l'idea di passare altro tempo lì quando il suo cuore gridava il nome della sua città.
Riteneva assurdo provare tanto desiderio per la città che tanto aveva disprezzato ma che adesso amava con tutto il suo cuore perché casa natale del ragazzo che amava.
Era pronto ad amarlo, era pronto ad accoglierlo, voleva dirgli quelle famosissime tre parole che purtroppo non è mai riuscito a dirgli.
Si era immaginato tutto: avrebbero dormito finalmente insieme, tra le braccia dell'altro e, quando il momento giusto sarebbe arrivato, ecco Noah che avrebbe sparato la sua profanazione d'amore.
Si sentiva uno sciocco a programmare certe cose, anche perché sapeva che determinate azioni non potevano essere programmate ma soltanto vissuto d'istinto, proprio come quella notte sul tetto con Gabriel.
Julienne e Alexia provarono in tutti i modi a far sorridere Noah, ma nulla ebbe la forza di cacciare il Noah che tutti quanti conoscevano.
Noah si detestava, con tutto sé stesso. Non voleva che una persona fosse così importante da permettergli di spegnersi in questo modo, come se avesse accesso al suo pulsante delle emozioni. Aveva fatto così tanti progressi per poi arrivare allo stesso e solito punto: soffrire.
La situazione era diversa, Noah lo sapeva perfettamente. Per la prima volta in vita sua aveva una relazione, seppur segreta, ma pur sempre una relazione in cui amava la stessa persona che lo ricambiava.
Portò un pensiero al suo ex ma, subito dopo, scosse la testa e portò lo sguardo al bosco. Era quasi mezzogiorno e il gruppo iniziò a prepararsi per la giornata.
Vollero andare al mare quel giorno, probabilmente sarebbe stato l'ultimo giorno di mare per tutti.
Noah fu sempre più convinto nel voler tornare prima del normale, inviò un messaggio a sua madre non appena toccò la sabbia con i piedi dicendogli: "Venite a prendermi questa domenica, voglio tornare."
La madre non fece domande e subito diede conferma: era ufficiale.
Presero il pedalò quel pomeriggio, si divertirono un mondo. Andarono al largo e decisero di guardare il loro ultimo tramonto dal mare. La spiaggia era desolata, alcuni bagnanti decisero di rientrare le sdraio, oramai la stagione era ufficialmente finita.
Misero della musica tranquilla, si lasciarono trasportare dal rumore del mare e, lentamente, si lasciarono andare ad uno dei più belli tramonti di sempre.
Il sole era rosso fuoco, bruciava sulle loro pelli bagnate, presero tutto quel sole cercando di conservarne un po' per quando gli sarebbe mancato.
L'inverno era triste, lo sapevano tutti, specialmente quando vivi certe estati e, quell'estate, fu a dir poco sensazionale.
Noah fu capace di non piangere, c'era una musica malinconica in sottofondo. Guardò la scogliera, guardò la montagna e, subito dopo, guardò il mare. Nel mare vide tutto, rivide i suoi momenti con Gabriel, rivide le emozioni che lo accompagnarono lungo il tragitto.
Se avesse scommesso anche solo un centesimo avrebbe perso, perché non aveva più fiducia nelle estati dopo Tom. Ma Gabriel seppe ricomporlo proprio come il suo ex fece, ma in un modo totalmente diverso. Si sentì amato, si sentì protetto e al sicuro e, sorprendentemente, seppe ritrovare la voglia di vivere le estati lì, nel posto in cui era cresciuto.
Aveva trovato una famiglia quell'anno, un gruppo unito, solido, che c'era sempre stato per lui ma che lui non aveva mai considerato prima.
Nonostante il sole iniziò a battere in modo particolarmente forte, nessuno cedette. Julienne si lasciò scivolare nel mare, giusto per rinfrescarsi un po'. Nessuno diede fastidio a nessuno, era come un tempio di preghiera quel pedalò. Tutti sapevano che sarebbe stata l'ultima volta che sarebbero stati insieme in quel modo, in quel posto, in quel momento.
Daniel respirò a fondo e, insieme a lui, lo fecero anche Alexia e Anthony.
Noah fu stupito dalla serietà di Daniel, si era innamorato anche lui di quel posto. Iniziò a parlare, durante il tragitto in macchina, dell'idea che aveva avuto con suo padre: comprare una casa al Moorish Village.
Forse le cose stavano davvero andando troppo bene e Noah ne aveva paura.
Si lasciò anche lui scivolare nel mare e, lentamente, raggiunse Julienne per abbracciarla in acqua.
Noah e Julienne si lasciarono trasportare dalla marea, era una pace dei sensi.
Dei bambini urlarono in sottofondo, ma erano quelle urla che caratterizzano ogni tipo di spiaggia. Qualche lacrima scese dal volto di Noah ma si confuse con le gocce di acqua salata. Si era emozionato, non voleva lasciare quel posto nonostante si ripetesse dentro di sé che la sua estate era finita, che forse era finita nel momento in cui Gabriel se ne era andato.
Si sentiva come di aver tradito quel posto, l'unico posto che gli aveva mai permesso di essere sé stesso al cento per cento. Chiese scusa sussurrando alla scogliera. Non gli importava se Julienne lo aveva sentito e se lo riteneva pazzo, doveva delle scuse all'unico luogo che gli insegnò cos'era il dolore, l'amore e la pazienza.
Le ore passarono e il sole, finalmente, tramontò. L'ultimo tramonto.
Rimasero in silenzio per tutto il pomeriggio, come se quel mare potesse essere un'oasi di relax. Il rispetto che portarono stupì Noah. Si aspettava almeno una litigata tra Julienne e Daniel o tra Alexia e Joseph, ma nulla. Soltanto pace, amore e tranquillità.
Uscirono dall'acqua, pagarono il supplemento e, lentamente, con la musica in sottofondo, si rivestirono e andarono a prendere la macchina. Tutti si voltarono verso il mare per un ultimo sguardo. Erano in riga, come se fossero dei soldati, si tennero per mano e si guardarono l'un l'altro. Poteva sembrare una delle scene più stupide del mondo, ma soltanto loro sapevano quel posto cosa significava per loro. Lo avrebbero rivisto tra altri nove mesi, lo sapevano benissimo, ma quello era un omaggio all'estate che avevano vissuto e per cui erano grati.
Entrati in macchina il silenziò si ruppe. Iniziarono a ridere e scherzare, alcuni addirittura di abbracciarono e si fecero delle foto. Mancavano due giorni alla partenza e Noah non poteva minimamente crederci.
Arrivato a casa si buttò in doccia e cercò di immaginarsi quel pomeriggio con Gabriel.

<<Dove sei...?>> Sussurrò nella doccia.

Rimase sotto l'acqua calda per più di mezz'ora. Gli altri bussarono alla sua porta ma furono costretti ad aspettare nel giardino.
La serata fu piatta, come se tutto stesse costringendo i ragazzi a dire: andatevene, è tutto finito, andate dove siete più felici, va bene così, ci rivediamo tra nove mesi.
Ma non vollero accettarlo.
Entrarono un'ultima volta nella struttura abbandonata e giocarono a nascondino e, tra una pausa e l'altra, si fumarono qualche sigaretta.
Rimasero sul tetto per passare gli ultimi istanti della notte.
Joseph e Alexia si addormentarono abbracciati mentre Julienne, Anthony e Daniel si misero a parlare sui bordi.
Noah si arrampicò nel luogo dove tutto ebbe inizio. Guardò il piccolo spiazzale e sorrise.
Si allungò nuovamente e portò lo sguardo al cielo per poi fissare le stelle.

<<Ovunque tu sia... almeno siamo sotto lo stesso cielo.>> Sussurrò Noah. 


Come un tuono all'improvvisoWhere stories live. Discover now