Capitolo 29

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Fu il turno di Anthony. Noah rimase solo. Salutò il suo amico con un lungo abbraccio che includeva anche dei ringraziamenti sentiti per l'estate che aveva vissuto.
Quando rimase solo Noah si diresse verso il bar. Era l'ultimo rimasto, l'ultimo del suo stesso villaggio. Le case vuote iniziarono a trasmettergli una tristezza inumana. Camminando per strada iniziò a percepire quel silenzio tipico da fine stagione. Non poteva crederci. Sembrava ieri quando stava preparando i bagagli per partire, ignaro che tutto ciò sarebbe successo.
Quando arrivò al bar trovò i proprietari fuori che si fumavano una sigaretta. Si sedette sul palco e prese quel poco sole che il tempo consentiva.
Si sdraiò e portò lo sguardo al cielo. Erano tutti andati via, non per sempre, ma per nove mesi. Anche se in città si sarebbero rivisti non sarebbe mai stata la stessa cosa. Avere amici a distanza di cinque minuti era totalmente diverso che raggiungerli con la macchina e attraversare mezza città.
Noah iniziò a provare delle strane emozioni dentro di sé, nonostante volesse tornare per Gabriel, non voleva lasciare quel posto, era la stessa storia ogni anno che continuava a ripetersi ancora e ancora.
Respirò a fondo quell'aria fresca e pulita che tanto caratterizzava il posto.
Nonostante la solitudine la giornata passò velocemente. Seppe valorizzare il tempo che aveva a disposizione. Pensò a fondo e, nei momenti bui, portò la mente all'estate che aveva appena vissuto. Portò la memoria alla prima volta che vide Gabriel e sorrise. Quel locale, quel parco, lui. Noah pensò anche alle sue labbra, al suo odore, alla sua essenza.
Rimase serio davanti a tutta quella gioia che provava e, senza accorgersene, si addormentò sul palco per l'ultima volta.

Come un tuono all'improvvisoWhere stories live. Discover now