B16 - IL NANO

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Un forte rumore metallico la svegliò di soprassalto dal sonno profondo e pieno di incubi in cui era piombata.

Due figure con la faccia truce, una delle quali davvero gigantesca, aprirono la porta.

Il secondo era una donna, palestrata e con la faccia schiacciata come quella di un cane.

"Alzati!", le disse con voce cattiva.

"Chi siete? Che volete?" disse rintanandosi in un angolo.

"Qui le domande le facciamo noi. Muoviti. Se non vieni con le buone, ti portiamo via con le cattive."

Decise che forse seguirli era la cosa migliore, chiunque fossero.

Almeno per capire dov'era e tentare di cercare una via di fuga lungo il tragitto.

Si alzò guardinga.

"Prova solo ad allontanarti, e ti facciamo rimpiangere di essere nata."

Li seguì.

Camminarono lungo un cunicolo avvolto nella penombra.

Un seminterrato, pensò.

Da piccole feritoie sul muro spuntava forte la luce del sole.

Il sole era alto.

Mezzogiorno, forse le due.

Odore di salmastro e un vago riverbero di onde.

Mare.

La portarono in una stanza spoglia, con delle docce in fila come quelle di uno spogliatoio.

O di un lager.

"Lavati via il sudiciume che hai addosso. Il capo detesta la sporcizia." disse la donna prendendo una sedia.

"Con voi che mi guardate? Non ci penso nemmeno."

"Li hai un bagno. Dieci minuti per fare i tuoi bisogni e lavarti.

Dimmi se devo dire ad Hanz di uscire o preferisci che gli dica di strapparti e vestiti e magari stuprarti."

Le tremarono le gambe.

"Digli di usc... " e corse in bagno.

Le ci volle più del tempo concesso.

Si lavò piangendo sotto la doccia, umiliata e ferita.

Non era mai stata così male.

"Mettiti quelli."

Su una sedia c'era della biancheria intima che sembrava comprata su qualche catalogo porno e un vestito che le strizzava le tette e le copriva a malapena poco più metà bacino.

Una cosa da pervertiti.

Iniziò ad avere paura.

Faceva ciò che le dicevano, in stato di shock.

Li seguì lungo un altro cunicolo.

Per fortuna Hanz era davanti e non le spiava il sedere.

La portarono in una sala circolare enorme, dove da un'ampia vetrata, si vedeva il mare infrangersi sulle rocce.

Una villa? Un isola? Un promontorio?

Un nano, di spalle, guardava il mare.

"Ciao Gina. O dovrei dire Beralia?" disse, senza voltarsi con una voce con uno strano tono quasi stridulo.

Un'espressione di stupore le attraversò il volto, ma non rispose.

Immagini di lei e gli altri venivano proiettate sulla parete.

CIÒ CHE UCCIDE 2: FREE BERRY RIOTDonde viven las historias. Descúbrelo ahora