B42 - PASSEGGIANDO NEL SOTTOBOSCO

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Passeggiavano in silenzio.

Beralia avrebbe voluto prenderle la mano, come faceva con suo madre da bambina.

La sua vicinanza le dava sicurezza e calore e lei aveva un bisogno disperato di aggrapparsi a qualcosa per rimanere a galla.

L'aveva salvata e protetta.

Lei invece sembrava essere fuori posto.

Non capiva cosa pensasse.

Non doveva avere avuto un percorso facile.

I tatuaggi, i capelli, l'auto.

Aveva troppe cose cucite addosso per potersele lasciare alle spalle.

Eppure era molto bella.

Aveva lineamenti dolci, anche se si sforzava di nasconderli.

E le invidiava quel fisico scolpito dallo sport, nervoso, addolcito da quel seno così sodo e prosperoso che la rendeva estremamente sexy.

Avrebbe voluto essere bella e dolce come lei.

Non avrebbe saputo spiegare ciò che provava.

Non erano amiche, però la faceva sentire protetta.

Sentiva di potersi fidare.

Si sentiva al sicuro a dormire con lei, come quando andava nel lettone dei suoi genitori.

Si sentiva piccola.

Aveva paura di ogni rumore, di ogni cosa, soprattutto del buio.

L'avevano legata, incappucciata e picchiata.

Era stato terribile.

Un gatto scattò da sotto un cespuglio, e corse via rapido.

Gridò, senza controllo, e corse tra le braccia di Aroleia, tremando.

"Ehi..." le sussurrò piano lei.

Che bella voce aveva.

Tremava senza riuscire a fermarsi.

"Dai, non è niente, è solo un gattino."

"Era enorme. E nero." Disse, mettendosi a piangere.

Aroleia la strinse forte, accarezzandole i capelli.

Come quando l'aveva salvata.

Le posò un bacio leggero sul collo che le provocò un brivido.

Si staccò e la guardò negli occhi.

Erano verdi come non ne aveva mai visti.

Si perse dentro di loro.

CIÒ CHE UCCIDE 2: FREE BERRY RIOTWhere stories live. Discover now