C17 - CAMBIO DI PROGRAMMA

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Brancolava nel buio.

Nessuna connessione, nessuna traccia, nessun movente.

Erano davvero loro i mandanti?

Il pensiero di Beralia gli toglieva lucidità, non riusciva a ragionare.

Era vita?

Se non lo fosse stata, come lo avrebbe sopportato?

"Io vado un paio d'ore in palestra, Cino.

Qui non si cava un ragno dal buco.

Ho appena sentito Mjolnir, ma non ha niente nemmeno lui."

"Ok, vai pure. Posso usare i tuoi PC?"

"Mi casa, tu casa, amigo."

"Grazie Prodigy, sei un amico."

"De nada."

Qualche minuto dopo suonò il campanello.

"Cos'hai dimenticato ora?"

Alla porta non c'era Prodigy.

Si ritrovò di fronte una ragazza che pareva Beralia.

Solo più alta, con i capelli verdi e più tette.

Tette sode, proporzionate, perfette, sotto quella canotta bianca infilata nei pantaloni militari.

Furono le sue tette a dargli quel secondo di vantaggio che le permise di spintonarlo dentro in malo modo e chiudersi la porta alle spalle.

"Raccogli le tue cose e andiamocene." Disse, senza preamboli o presentazioni.

"Cosa? Come? Chi sei tu?"

"Non ha importanza, Tommy, o dovrei dire BlackChina?"

"Ma co..."

"Raccogli le tue cose e andiamo, ti ho detto!

Stanno venendo a prenderti." disse stizzita.

"Chi?"

"Ma sei ritardato? Quale parte ti sfugge? Ti vuoi muovere? Guarda! Sono armati e pericolosi."

Sul cellulare che gli aveva piazzato davanti al naso, le riprese del quartiere vicino ritraevano quattro uomini che imbracciavano dei mitra.

Chi erano?

Avrebbe potuto essere una ripresa fatta ad hoc, ma aveva riconosciuto il graffito sul muro e quello sul bidone della spazzatura.

Chi era quella tipa?

Cosa stava accadendo?

"Sono la sorella di Tim, nel caso te lo stessi domandando. Prodigy è dei loro. Vieni con me, non abbiamo tempo ora per le spiegazioni."

Notò il pendaglio sulla collana.

Ricordò di averlo già visto in una foto in camera di Tim.

L'istinto gli disse di fidarsi, anche se non capiva cosa stesse accadendo.

La situazione era già complicata, e, in assenza di altri elementi e col rischio che potesse essere una trappola o una altro rapimento, avrebbe potuto costituire un punto di svolta nella ricerca di Beralia.

Così prese la borsa ancora da disfare, lo zainetto in cui infilò al volo PC e palmare e la seguì senza avvisare Prodigy.

Portò con se una copia delle chiavi di casa, per sicurezza.

Montò sulla macchina parcheggiata di traverso sul marciapiede e uscirono in strada sgommando trenta secondi prima che il furgone accostasse al palazzo.

Dallo specchietto retrovisore li vide scendere e fare irruzione.

Forse non erano lì per lui, però sapeva bene che il palazzo era praticamente disabitato fuori dall'orario d'ufficio.

La situazione era davvero surreale e si sentiva buttato dentro qualcosa di confuso e senza alcun filo logico.

Però, se non altro, forse stava facendo un passo avanti, anche se non aveva idea di quale fosse la destinazione verso cui si stava muovendo.

CIÒ CHE UCCIDE 2: FREE BERRY RIOTDonde viven las historias. Descúbrelo ahora