Nel bene o nel male

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Tonya

Apro lentamente i miei occhi ed un leggero dolore alla schiena mi fa boccheggiare, mi guardo intorno e mi rendo conto che questa stanza mi é straniera.
Dove diavolo sono? Mi alzo di scatto a metà busto e guardo per bene la camera.

Pavimento bianco, pareti bianche, é tutto bianco tranne i mobili che sono grigi. Mi alzo dal letto che si trova sulla sinistra e poi mi avvicino alla finestra rettangolare in vetro, potrò essere al secondo piano di una villa, calcolando l'altezza. Sto guardando fuori quando ad un tratto sento la porta dietro di me aprirsi,mi volto e vedo il ragazzo che mi ha stordita.

Deglutisco e cerco di mostrarmi sicura sotto il suo sguardo serio e composto.<Perché sono qui?> chiedo, si appoggia al muro accanto a me e mi fissa serio.<Allora?> chiedo infastidita per la non risposta. <Chiariamo una cosa, qui comando io e decido io, se fare domande o meno, intesi?>dice in tono ruvido e serio.

Ma chi si crede di essere?<no> incrocio le braccia al petto e lo guardo male,alza le sopracciglia e mi guarda fisso per poi chiedere <come prego?>
Mi avvicino a lui e lo guardo dal basso verso l'alto.<Ho detto no, non ti conosco e non mi faccio comandare da nessuno, tanto meno da te>sputo gelida. Fa una smorfia e mi guarda gli occhi.<Mi vuoi dire perché sono qui o no?> chiedo seccata. Lui mi fissa ancora e sembra divertito.

Detesto quando non risponde. <Dato che continui ad insistere, ti dirò perché ti ho rapita, l'ho fatto perché mi avevi visto in volto> lo sapevo, era ovvio. <Io non posso stare qui.> scuoto la testa e poi retrocedo. <Voglio andare via> dico seria, mio padre é in ospedale, devo occuparmi di lui.
Fa una risata amara e poi dice<pensi sul serio che ti lasci andare via? Così vai e lo dici alla polizia? Non sono stupido, non prendermi per il culo biondina.> mi guarda male e incrocia le braccia al petto.

Scuoto la testa con veemenza e rispondo.<No, tu non capisci mio padre é in ospedale, lui sta male e io devo pagare le sue cure e l'affitto, devi farmi andare via.> lo guardo disperata e lui mi fissa serio per poi dire<non me ne frega un cazzo> boccheggio sconvolta e con le lacrime agli occhi dico tremante. <Sei un mostro> stringo le mani a pugno e lui sembra bloccarsi un attimo.

Si innervosisce ancora di più e si avvicina a passo veloce verso di me, mi guarda dall'alto e dice con voce ferma. <Sono un mafioso, é normale che sia un mostro> mi guarda infastidito e poi si stacca, va verso la porta e poi esce sbattendola rudemente. Cerco di riprendere fiato e poi mi avvicino di corsa alla porta, abbasso la maniglia e non si apre, <no, no ti prego... > ho le lacrime agli occhi, mi ha chiusa dentro.

Batto le mani contro la porta e grido, il mio é un grido disperato di rabbia, rabbia perché mio padre ha bisogno di me e loro non mi permettono di vederlo.
Sono dei mostri.
Alla fine distrutta dalle tante grida e con la voce rauca, mi abbasso fino a scivolare a terra.

Mi tengo le ginocchia con le braccia e poi fisso il pavimento. <Voglio tornare a casa..>singhiozzo disperata.
Resto in quella posizione non so per quanto tempo, credo comunque abbastanza,dato che fuori ormai é buio, mi alzo dopo un po e vado a stendermi sul letto, tanto vale dormire tanto non mi faranno uscire.

Mi faccio gli stivali e poi mi metto sotto le coperte. Chissà se mio padre starà bene, spero di si,
guardo fuori dalla finestra e sospiro affranta, non ho neanche il telefono per chiamarlo me lo avranno preso loro.
Il rumore di una chiave mi porta a girarmi di scatto e a mettermi in allerta, si apre la porta e un ragazzo con i capelli ricciolini marroni entra con in mano un vassoio. Lo fisso male e lui dice<sta tranquilla, non ti faccio male, ti ho portato solo da mangiare> posa il piatto sul comodino e io mi tengo forte alle coperte.

Mi guarda incuriosito e poi cerca di tranquillizzarmi. < io sono Gabriel e tu?>mi sorride e poi mi pone la mano. Non sembra così male. <Tonya> la stringo e poi lui si siede sul letto, di fronte a me.
<sembri giovane, quanti anni hai?>chiede.<18> fa un fischio e poi mi guarda in volto. <sei tanto giovane.> Annuisco e lui sospira.
<mi dispiace, per Owen intendo, lui é... Difficile da capire, in qualche modo ha sempre tutto sotto controllo, é tosto.> parla di lui come se stesse parlando di un supereroe, peccato che sia un mafioso.

<io voglio solo andare a casa, mio padre ha bisogno di me> lo guardo cercando di fargli capire ciò che provo e lui risponde< é malato vero?> annuisco sconsolata e lui sospira.<Mi dispiace> se gli dispiacesse mi lascerebbe andare.

Dopo un pò si alza e si passa una mano fra i capelli, <devo andare adesso> annuisco e lui sta per uscire, quando poi si volta verso di me. < Buonanotte, Tonya> non rispondo e lui esce fuori. Chiude la porta a chiavi ed io mi ributto a letto. Chiudo gli occhi e presto mi addormento stanca.

Il mattino seguente mi sveglio presto e inizio ad escogitare un piano per uscire da quella maledetta stanza, ci sarà pure un modo, all'improvviso mentre cammino avanti e indietro mi fermo di scatto, e se facessi rumore? Magari li disturberei così tanto da farli uscire di testa, in questo modo mi lasceranno andare no?. Posso provare.

Mi avvicino alla scrivania e butto a terra il vaso, poi passo alla sedia e la butto a terra con un calcio, lancio i cuscini, i quadri appesi, urlo e grido fino a quando poi non sento dei passi avvicinarsi, alzo la testa di scatto e vedo che la porta si sta aprendo.

Il capo dei capi entra dentro e dice furioso<che cazzo stai facendo?> sorrido infastidita e rispondo.<Ti distruggo la camera,> mi fissa seccato e poi si avvicina a me, mi prende il gomito e con forza mi tira fuori.
<mollami! Maledetto.!> continua a camminare per il corridoio, nonostante le mie imprecazioni e poi apre l'ultima porta a destra.
<lasciami!> mi dimeno e lui con una sola mano riesce a tenermi bloccata. Ma come fa?.

<zitta> apre la porta e mi spinge dentro la camera, mio Dio é tutta buia non vedo nulla, non c'è niente qua dentro neanche una finestra, riesco a vederci qualcosa solo perché la porta che dà al corridoio é ancora aperta.<Dato che ti piace tanto rompere le cose, prova a rompere il nulla adesso.> sputa fuori nervoso. Mi molla di colpo ed io cado a terra, maledetto!

Si allontana ed esce dalla porta, lasciandomi sola e con il gomito dolorante. <TI ODIOO!!>urlo con rabbia verso il nulla. <Maledetto, maledetto, non vedo neanche nulla qui dentro cavolo.> sbatto le mani a terra e butto fuori un urlo di rabbia.

Circa 15 minuti dopo, mi alzo da terra e cammino al buio per la stanza, non mi può lasciare qua! Stiamo scherzando? Se lui rende la mia vita un inferno io rendo la sua anche peggio. Schifoso.

Grugnisco seccata e dò pugni al muro. <Io uscirò da qui, nel bene o nel male.> questa é una promessa che faccio a me stessa e la porterò a termine.



Angolo autrice.

Domani doppio capitolo. ❤

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