47 || 𝐈𝐍 𝐆𝐈𝐍𝐎𝐂𝐂𝐇𝐈𝐎

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Le festività natalizie purtroppo raggiunsero il termine, a Gennaio tutti noi avremo dovuto fare i conti con gli esami intermedi

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Le festività natalizie purtroppo raggiunsero il termine, a Gennaio tutti noi avremo dovuto fare i conti con gli esami intermedi. Judie era sempre nervosa, io pensavo spesso di non riuscire a superare nemmeno un esame a causa dell'ansia. Niall e Louis non mi sembravano poi così preoccupati, vivevano la loro vita come avevano sempre fatto -probabilmente perché erano già abituati- e così anche Sophie. Per quanto riguarda Harry, a volte si chiudeva in un studio che affittava per poter registrare la canzone che avrebbe dovuto presentare al concorso. Non l'avevo ancora ascoltato, sapevo bene quanto Harry fosse riservato riguardo le sue canzoni e, anzi, era già un passo avanti che ne stesse scrivendo una da poter poi far sentire a tutti.

«Mi boccerà sicuramente» mi lamentai, chiudendo i libri di botto. Harry sussultò dal letto sentendo quel tonfo. Gettai le braccia sulla scrivania e ci poggiai la testa sopra, chiudendo completamente gli occhi. Inutile dire che Harry non stesse studiando nemmeno per sbaglio, molte volte mi faceva compagnia e basta mentre io perdevo la pazienza sui libri. Chiusi gli occhi per disperazione, l'ansia saliva ogni giorno di più e non sapevo come calmarla. Udii dei piccoli movimenti, poi dei passi che si muovevano dietro la mia schiena... alla fine le mani di Harry toccarono le mie spalle, massaggiandole.

«Non credi abbastanza nelle tue capacità, Annabel» sentenziò sicuro, le sue mani si muovevano ancora in modo da rilassare i miei nervi. Mi costò molto ammettere a me stessa che effettivamente Harry stesse riuscendo nel suo intento. Mi limitai ad un sospiro che uscì quasi come un ennesimo lamento dalle mie labbra, così il ragazzo sospirò altrettanto.

«Facciamo così,» iniziò «adesso ti prendi una pausa, andiamo in caffetteria e prendi quel cappuccino che ti piace tanto, poi torniamo qui ed io sarò il tuo professore personale» annunciò e fui sorpresa quando mi voltai confusa verso di lui e lo trovai più serio che mai.

«Che c'è? Ti aiuto a ripetere, posso farti le domande» dichiarò con nonchalance. Serrai di poco gli occhi, scrutandolo con incredulità.

«Immagino ci sia un prezzo da pagare» parlai con mistero. Le labbra di Harry si aprirono in un ghigno, poi scrollò le spalle con sufficienza.

«Non stavo pensando a quello in realtà, ma se proprio vuoi sco--»

«Basta così!» alzai la mano con velocità per non sentire altro «andiamo» scossi la testa ridendo quando lo sentii ridere sotto i baffi, prima di mormorare un "sei sempre il solito". Così facemmo tutto quello che Harry aveva proposto, insistette per offrirmi il mio solito cappuccino, poi prese i libri tra le mani una volta tornati in camera e mi torturò con le domande più difficili. A volte rideva di gusto a causa delle mie lamentele, o quando mi scappava un 'scommetto che nemmeno il professore farà delle domande così difficili!', ma a lui semplicemente non importava perché, in quel momento, era lui il professore.

«Possibile che non riusciamo a prenotare delle pizze?!» urlò Sophie alzando le braccia al cielo. Eravamo a casa dei ragazzi. Di nuovo. Alla fine era Sabato sera, in qualche modo avremmo dovuto passare la serata e fu un miracolo che i ragazzi non ebbero la brillante idea di andare a ballare.
Sospirai ormai arresa, tutte le pizzerie erano troppo piene e avrebbero consegnato le pizze solo dopo le undici, con la fame che ci stava divorando però non saremmo riusciti a resistere.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now