17 || 𝐂𝐀𝐏𝐏𝐔𝐂𝐂𝐈𝐍𝐈

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Il resto della serata fu un disastro, Harry si presentò in salotto come se non fosse successo assolutamente nulla

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Il resto della serata fu un disastro, Harry si presentò in salotto come se non fosse successo assolutamente nulla. La sua espressione era terribilmente serena, eccetto quando posava gli occhi su di me. Per tutta la sera feci finta che quella frase non mi avesse fatto effetto, ma la realtà era che mi aveva colpita in pieno. Cercai di scherzare con Louis, tuttavia, ma lo sguardo di Harry bruciava su di noi e potevo sentirlo sulla pelle.

Erano passati ormai altri cinque giorni e di Harry nessuna traccia, se non qualche occhiata fugace tra i corridoi. Una di quelle volte, addirittura, ebbi l'onore di ricevere da parte sua un cenno di saluto. Judie continuava a dichiarare fermamente la sua idea su Harry, sul fatto che fosse un completo stronzo. Eppure, nonostante le occhiatacce, la frase di qualche sera prima e il suo sguardo tagliente, il mio cuore alla sua vista iniziava ad accelerare sempre di più, mentre la voglia di corrergli incontro e far combaciare le nostre labbra era sempre più forte ed ero costretta, ogni volta, a mordermi il labbro fino a farmi male per trattenere le mie emozioni.

«Questi corsi sono un inferno» sospirai quando uscimmo dall'aula. Judie fece un verso con la bocca di assenso, ma era troppo intenta a messaggiare per rispondermi a parole. Sbirciai il nome sul display e non mi meravigliai per niente di leggere il nome di Liam. D'altronde, l'avrei dovuto capire dal sorriso che Judie aveva stampato sul volto da quando aveva preso il cellulare in mano.

«Ho bisogno di un caffé per riprendermi, mi accompagni in caffetteria?» Domandai riponendo i libri nella tracolla. Judie alzò lo sguardo su di me, mordendosi il labbro.

«In realtà,» fece una smorfia dispiaciuta «in realtà avevo promesso a Liam che ci saremmo visti nella pausa tra una lezione e l'altra, ma se vuoi gli dico di no e—»

«Sta' tranquilla,» le sorrisi debolmente «vai da Liam, so cavarmela da sola» mi strinsi nelle spalle, scherzando. Judie mi chiese ancora una volta se fossi sicura, così dovetti minacciarla di bruciare tutti i suoi vestiti nel caso non fosse scappata subito da Liam. E così fece. Sospirai, guardandomi intorno. C'era davvero troppa gente, quasi perdevo il senso dell'orientamento.

La fila per la caffetteria non era troppo lunga, ma aspettai comunque cinque minuti prima di essere servita.

«Un cappuccino» annunciai una volta arrivata al bancone. La signora bionda annuì scocciata, prima di darmi le spalle per fare la bevanda.

«Annabel!» Venni chiamata da una voce proveniente alle mie spalle, così mi girai per scrutare le persone dietro di me: Louis era seduto da solo ad un tavolo ed ora mi stava salutando con le mani.

«Louis, che ci fai qua?» Presi velocemente il cappuccino che mi era stato dato nei tipici bicchieri di cartone e mi diressi verso il mio amico. La sua giacca a vento verde dava sicuramente nell'occhio.

«Ogni tanto mi prendo una pausa,» scrollò le spalle «sai, il secondo anno è tosto» scherzò, facendo finta di togliersi qualcosa dalla spalla. Mi sedetti ridendo, poggiando la borsa a terra.

«Cosa mi racconti?» Domandò addentando un cornetto alla crema. Sbuffai annoiata, prima di soffiare sul cappuccino.

«Nulla di così eclatante, credo che sarà un anno impegnativo e non credo di essere pronta psicologicamente» ammisi ridacchiando. Louis fece per stare zitto qualche momento, ma poi aprì bocca, lanciando la bomba.

«Ci vieni stasera al concerto di Harry al bar?» e quasi non mi strozzai con il cappuccino. Lo guardai confusa, buttando giù poi la bevanda calda.

«Quale concerto?» domandai ingenuamente. Louis si lasciò andare sulla sedia prima di parlare.

«Ci sarà questa serata dove Harry canterà, stavamo pensando di andare per supportarlo» spiegò il moro mentre muoveva la tazzina con le mani. Ci pensai su, leccando di poco il labbro inferiore per togliere via il sapore del cappuccino.

«Non credo» tagliai corto quando risposi all'invito di Louis, che mi guardò afflitto.

«Annabel, cosa c'è che non va in voi due? Non è possibile che un giorno vi vedo abbracciati e il giorno dopo vi guardate in cagnesco» e, a quelle parole, una risata amara e istintiva uscì dalla mia bocca.

«È un tale stronzo» scossi la testa, prima di alzare lo sguardo e guardare al di fuori della finestra. I ragazzi parlavano animatamente tra loro, mentre alcune ragazze erano sedute su una panchina con dei libri aperti sulle gambe, ripetendo forse per gli esami.

«Harry è... un tipo particolare» Louis mormorò cercando le parole adatte. Mi voltai a guardare il ragazzo che nel frattempo osservava il mio viso.

«È abbastanza lunatico» tagliai corto.

«Devi imparare a conoscerlo» e quello di Louis non sembrò proprio una proposta.

«Non credo di riuscire a stare al suo passo» ammisi affranta. Avrei tanto voluto riuscire ad entrare nella mente di Harry, a capire la sua persona, le sue idee. Probabilmente, la mia mente andava anche oltre questo. Forse la mia mente, in dei momenti di non lucidità, pensava ad Harry in un modo abbastanza intimo.

«Ti sei mai chiesta perché si comporta così con te?» Louis mi lanciò uno sguardo furbo che non capii appieno. Infatti, continuò il suo discorso.

«C'è qualcosa che vedo in lui quando ti guarda che non riesco a capire,» sospirò «Harry si comporta in modo così difficile quando è in difficoltà, quando non sa come approcciare davvero con una persona, quando è spaventato. Credimi, riconosco gli sguardi di Harry» Louis parlò con cautela ma le sue parole portarono la mia mente a vagare inevitabilmente. Studiai l'espressione del ragazzo e capii che no, non era uno scherzo. Allo stesso tempo però, mi convinsi che le parole dette dal moro fossero completamente sbagliate ma soprattutto false.

Una tosse -chiaramente finta- mi fece sobbalzare solo per trovare Harry davanti il nostro tavolo, mentre con un'espressione di disgusto guardava le nostre mani che non mi ero accorta si fossero intrecciate durante il discorso di Louis. Lasciai subito la presa, ritirandole e poggiandole sulla tazzina, ma questo non scappò a Harry che invece sbuffò una risata ironica. Teneva le mani nella tasca del lungo cappotto nero, mentre i suoi capelli sciolti erano fermati in alto dalle sue solite rayban nere.

«Non volevo interrompere le vostre conversazioni...» fece una pausa per trovare le giuste parole «amorose» concluse alla fine. Louis fece per parlare ma fu interrotto di nuovo dal ragazzo riccio.

«Volevo solo chiederti se stasera ci sarai» si riferì a Louis, così il moro annuì convinto dicendo che per niente al mondo avrebbe perso un suo concerto. Harry spostò per qualche secondo il suo sguardo tagliente su di me, poi tornò sull'amico e, dopo un accenno, ci salutò.

«Mi raccomando le protezioni, non sia mai ne esca uno uguale a voi» borbottò andando via, e guardai Louis torva, chiarendo una volta per tutta il mio odio verso Harry.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now