18 || 𝐋'𝐇𝐀 𝐑𝐈𝐅𝐀𝐓𝐓𝐎

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Alla fine fui trascinata da Judie a quello stupido evento

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Alla fine fui trascinata da Judie a quello stupido evento. Effettivamente, dopo le considerazioni di Harry su me e Louis, quella minima voglia di assistere ad un suo concerto si era spenta improvvisamente, lasciandomi con l'amaro in bocca per non aver risposto a tono.

«Ricordami perché sono qui» sbuffai ancora una volta quando incrociai le braccia al petto. Il bar era colmo di gente, in mia sorpresa, tanto che dovevamo farci spazio a gomitate tra la gente per prendere un po' d'aria.

«Perché è Harry e so che, alla fine, ci hai perso la testa» Judie parlò con la sua solita sincerità e mi si formò un nodo alla gola al solo pensiero degli sguardi di Harry su di me. Ridicola, pensai.

«Questo non è vero» mi difesi, sentendomi colpevole. Avrei voluto tanto essere brava a mentire,
la realtà era che mi si leggeva in faccia, soprattutto quando di fronte mi ritrovavo la mia migliore amica. Judie, infatti, alzò gli occhi al cielo pronunciando un "sì vabbè" per poi iniziare a parlare con la nostra amica bionda, Sophie.

«Ragazze, ragazze!»!Louis urlò a pieni polmoni facendosi spazio tra la folla e io fui costretta a girarmi con violenza a causa della preoccupazione. Lo guardai cercare di prendere fiato e parlare contemporaneamente, fallendo.

«Cerca di calmarti, Louis, che succede?» Sophie parlò sorreggendo le spalle del ragazzo, che prontamente scosse la testa.

«Harry dovrebbe salire sul palco tra meno di mezz'ora ma è lì fuori a fare storie, non so più cosa fare» dichiarò arreso. Mi morsi l'interno della guancia.

«Perché non vai a parlargli tu?» Judie si volse verso di me lentamente, mentre pronunciò queste parole. Spalancai gli occhi per la sorpresa.

«Non c'è niente che potrei dirgli per rassicurarlo» annunciai decisa, lasciando che Sophie borbottasse qualcosa che non riuscii a capire.

«Almeno provaci, ti prego» Louis parlò come se non ci fosse un'altra soluzione, dunque fui costretta a prendere in considerazione l'idea. Arricciai le labbra, combattendo con i miei stessi pensieri. Avrei tanto voluto parlare con Harry ma l'idea di una sua possibile reazione furiosa non mi permetteva di pensare in un modo lucido. Quando Louis mi pregò un'ultima volta però, non potei fare altro che annuire, sussurrando un 'va bene'.

Mi feci spazio tra la folla con difficoltà, pensando già a cosa avrei dovuto dire. Harry era imprevedibile, così come le sue risposte.
Spinsi con forza la porta di emergenza che dava sul retro del locale, trovando il ragazzo poggiato al muro con le mani nelle tasche degli skinny jeans. I suoi capelli non erano come la mattina in caffetteria, bensì erano raccolti in un piccolo chignon. I suoi stivali beige aderivano perfettamente al terreno, mentre i tacchetti lo portavano a sembrare ancora più alto. La camicia bianca con le palme cadeva leggera e larga sul suo corpo e mi domandai come facesse a non avere freddo.

«Ti ha mandato Louis qui?» parlò con voce piatta, i suoi occhi erano fissi sulle macchine appostate nel parcheggio. Mi guardai per qualche secondo le vans nere mentre mi stringevo nelle spalle, uscire senza giacca non fu proprio un'idea astuta e me ne resi conto solo in quel momento. Al mio silenzio, Harry aprì di nuovo bocca.

«Perché semplicemente non può farsi i cazzi suoi?» borbottò con acidità. Sospirai stizzita, la conversazione stava prendendo già una piega sbagliata ed il mio tempo stava sempre di più per scadere.

«Ma cos'hai contro di lui?» domandai spazientita quando le mie gambe si mossero a passo svelto verso Harry. La sua espressione cambiò radicalmente, alzando entrambe le sopracciglia e guardandomi divertito.

«Stai tranquilla ragazzina, non lo tocco il tuo fidanzatino» mi fece un occhiolino chiaramente ironico e, in quell'istante, la mia mente fantasticò offrendomi l'idea di me che tiravo un grandioso pugno sul naso del ragazzo, facendolo pentire di essere così stronzo. Strinsi le labbra con decisione prima di rispondere.

«Non è il mio ragazzo» tagliai corto, portando Harry a roteare gli occhi al cielo in modo ironico.

«Come vuoi che lo definisca, allora? Il tuo scopamico?» alzò di nuovo un sopracciglio con curiosità, ma la sua espressione furba non voleva proprio lasciare il suo volto. Sgranai gli occhi a quella domanda così audace e mi sentii in dovere di negare un'ulteriore volta.

«Non dovresti interessarti di questo» lo ammonii poi decisa, e lui si limitò a scrollare le spalle.

«Allora non dovreste abbandonarvi ad effusioni in pubblico» parlò con tono ovvio quando tolse le mani dalla tasca per aggiustarsi gli anelli. Guardai ogni suo minimo movimento sempre con le braccia incrociate, poi riportai il mio sguardo sul suo volto. Il suo solito cipiglio serio comparve improvvisamente mentre le sue labbra erano più rosse del solito.

«Lo ha rifatto» sbuffò in una risata amara quando scosse la testa lentamente e di poco. Corrugai la fronte presa dalla confusione di quella frase così inaspettata e decontestualizzata.

«Che vuoi dire?» mi lasciai scappare. Harry alzò lo sguardo su di me, incastrando i nostri sguardi e lasciando andare gli anelli che stava torturando fino a quel secondo prima. Le sue braccia caddero lungo il corpo quando tirò un forte sospiro. Stavamo parlando di tutto, tranne del concerto.
Abbozzò un piccolo sorriso stanco, poi si spinse con la schiena contro il muro per spostarsi definitivamente da esso e avvicinarsi a me. La sua mano raggiunse piano la mia nuca facendo gonfiare di poco i capelli, in seguito accompagnò con cautela il mio capo verso le sue labbra, toccando dolcemente la mia fronte e facendo surriscaldare le mie guance. Il contatto durò pochi secondi, ma bastarono per mandare il mio cuore in subbuglio e farmi serrare gli occhi.

Si staccò quasi subito, non permettendomi nemmeno di abituarmi al suo tocco e, dopo aver mormorato un 'lascia perdere', una folata di vento mi fece capire che il suo corpo si era spostato del tutto, sorpassando il mio e rientrando nel locale.

Aprii gli occhi ripensando a quegli ultimi minuti, non riuscendo a capire cosa diavolo fosse successo.
Su una cosa però era sicura, tra di noi sarebbe finita sempre così.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now