33 || 𝐓𝐄𝐓𝐓𝐈

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«Ci andrai?» Judie parlò al mio fianco mentre i nostri occhi fissavano una delle tante bacheche dell'università posta nella mensa

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«Ci andrai?» Judie parlò al mio fianco mentre i nostri occhi fissavano una delle tante bacheche dell'università posta nella mensa. Quel Lunedì di quasi fine Novembre un nuovo avviso prendeva più spazio rispetto agli altri piccoli bigliettini di chi organizzava club o dava ripetizioni. Era una mostra di fumetti, dove Zayn avrebbe preso parte il Venerdì di quella settimana. Non ci aveva invitati personalmente, ma sapevamo che la nostra presenza gli avrebbe fatto piacere.

«Credo di sì, tu?» annunciai insicura. Non ne avevo parlato con Harry, così come non avevamo parlato di andare al ballo natalizio che quelli dell'ultimo anno erano soliti organizzare nel periodo che precedeva Natale. Prima di mettere piede in quell'università ero convinta di aver detto addio a tutti i balli scolastici, convinti che al college fosse una cosa per ragazzini, invece dovetti ricredermi presto. Judie alzò le spalle.

«Immagino di sì, Liam ci tiene quindi lo accompagnerò e... dimenticavo, passerò la notte da lui» sorrise furba e non mi bastò molto a capire a cosa si stesse riferendo.

«Non vorrei essere nei panni degli altri ragazzi in quella casa» la presi in giro alzando gli occhi al cielo, prima di superarla e iniziare a cercare il tavolo dov'era seduta Sophie.

«Cosa vorresti dire? Non facciamo affatto rumore!» Judie urlò mentre le sue gambe si muovevano veloci in modo da poter raggiungermi e mantenere il passo. Mi morsi il labbro per trattenermi una risata, ricordo ancora l'espressione sconvolta di Harry quando mi raccontò che, una volta, passando davanti la camera di Liam, sentì qualcosa che gli fece accapponare la pelle. Non osò dirmi altro, giustificandosi con 'non voglio rivivere quel trauma'.

«C'è un uccellino che mi riporta molte cose, lo sai» incalzai divertita. Judie spalancò la bocca, la sua espressione leggermente arrabbiata.

«Beh dici al tuo uccellino di pensare per sé, ha rinnovato un'intera soffitta e chissà come mai» cantilenò Judie, ma io scossi la testa sorridente, non degnandola di una risposta. Arrivammo finalmente al tavolo, dove Sophie ci aspettava impaziente, con Niall che allacciava il suo braccio intorno alle spalle della ragazza. Corrugai la fronte confusa a quella vista.

«Ma dove diavolo eravate? Non ce l'ho fatta ad aspettarvi, ho dovuto mangiare prima» Sophie si lamentò, indicando il suo vassoio con i piatti ormai puliti.

«Stavamo guardando la bacheca per la mostra di Zayn» Judie appoggiò il vassoio sul tavolo e poi si sedette. Niall diede un morso alla mela che aveva in mano, prima di parlare con la bocca piena.

«Oh sì, mi ha detto che esporrà molti fumetti che nessuno ha mai visto—» si prese una pausa per ingoiare «sono molto curioso». Lo guardai leggermente disgustata, odiavo le persone che non riuscivano ad ingoiare prima di aprire bocca, ma per Niall avrei fatto un'eccezione. Annuii confusa mentre poggiavo anch'io il mio pranzo sul tavolo. Ero quasi pronta per accomodarmi di fianco a Judie quando vidi tutto nero improvvisamente. Due grandi mani si erano posati sui miei occhi e non fu difficile capire di chi si stesse trattando. Gli anelli di Harry si poggiavano piano sui miei occhi, riuscivo a sentire il freddo che veniva emanato da essi.

«Dovresti levare gli anelli per far riuscire questo giochetto, Harry» canzonai, prendendolo in giro. Sentii uno sbuffo dietro di me prima che riuscissi a vedere di nuovo le facce dei miei amici, con espressioni visibilmente confuse.

«Sei una stronza» borbottò alle mie spalle, facendomi ridacchiare. Mi voltai verso di lui completamente, ammirando tutta la sua bellezza. Aveva un semplice maglione bianco, i suoi skinny neri ed i capelli sciolti. I muscoli facciali erano rilassati, segno che fosse tranquillo e questo mi rassicurò.

«Ragazzi, vi dispiace se ve la rubo?» Harry domandò retorico quando afferrò la mia mano. Lo guardai con le sopracciglia aggrottate, non avevo la minima idea di cosa stesse succedendo.

«Te la puoi anche tenere» borbottò Judie, prima che ricevesse un'occhiataccia tra lo sconvolto e l'arrabbiato da parte mia. Harry sorrise compiaciuto e, senza pensarci due volte, mi trascinò fuori dalla mensa.

Salimmo le scale d'emergenza tra mille domande da parte mia, che avevano portato più volte Harry a dire 'troppe domande, ragazzina, aspetta e vedrai' oppure 'ma non imparerai mai?'. Capii che il fatto di fare domande in continuazione fosse semplicemente nella mia natura e che, nonostante ci provassi, non potessi farci niente.
La mia mano era ancora stretta in quella di Harry, che mi precedeva. Mi guardavo intorno in cerca di indizi che mi aiutassero a capire dove ci stessimo avventurando, ma solo quando Harry spinse la porta di emergenza, aprendola, capii.

Il sole regnava alto nel cielo blu, illuminando il grande tetto del college. Harry mi rivolse uno sguardo dolce quando notai una piccola tovaglia a quadri per terra con un cestino di paglia appoggiato sopra. Mi morsi il labbro cercando di contenere l'emozione, Harry aveva preparato tutto quello solo per me e questa piccola attenzione aveva portato gli occhi a diventare leggermente lucidi a causa della forte emozione.

«Quindi, non vieni?» Harry domandò sorridente quando si sedette sulla tovaglia. Pressai le labbra poco prima di annuire e correre per raggiungerlo. Mi accovacciai al suo fianco con leggerezza, facendo attenzione a non sporcare il tessuto con le scarpe, mentre Harry apriva il cestino per tirare fuori dei toast.

«È tutto quello che ho saputo fare» si giustificò, porgendomi il toast. Lo accettai ringraziandolo, passando poi lo sguardo su di lui.

«Hai saltato le lezioni di nuovo?» lo guardai minacciosa. Harry si aggiustò, sedendosi meglio, poi si schiarì la voce.

«Non è quello che voglio fare, immagino» ammise stringendosi nelle spalle. Lo guardai essere in difficoltà mentre dava un morso al toast preparato da lui.

«Allora molla, Harry! Fai quello che ti appassiona, io lo vedo come ti comporti sul palco, so quanto ti impegni nella musica» poi sospirai «perché non insegui il tuo sogno semplicemente?» domandai inclinando la testa. Harry bloccò il suo sguardo nel mio, la sua espressione era leggermente accigliata.

«Perché è un sogno pericoloso, che non potrà mai portarmi da nessuna parte» tagliò corto, ma mi trovò in disaccordo. Scossi la testa decisa, non aggiungendo altro per paura di dire qualcosa di sbagliato.

«Piuttosto,» Harry parlò dopo qualche minuto di silenzio «non pensavo di dover mai più fare una proposta simile, ma la vita ormai sembra essere sempre una sorpresa...» iniziò a parlare roteando gli occhi divertito «verresti al ballo di Natale con me, Sabato?» la sua voce si abbassò dalla vergogna, ma io riuscii comunque a capire le sue parole.

Arrossii quando abbassai la testa per non darlo a vedere, mentre sorridevo come se fossi una ragazzina alle prese con il primo amore. Mi presi del tempo per me, prima di alzare lo sguardo di nuovo su Harry, che intanto aspettava una risposta impaziente.

«Mi farebbe molto piacere, signor Styles»

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now