50 || 𝐔𝐍 𝐆𝐈𝐎𝐑𝐍𝐎 𝐃𝐈 𝐌𝐄𝐓𝐀' 𝐀𝐏𝐑𝐈𝐋𝐄

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15 APRILE

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15 APRILE

Aggiustai Toby, il peluche a forma di cane regalatomi il mese prima da Harry a San Valentino, sul letto. Quel giorno avevamo mangiato tanta di quella cioccolata da sentirci male, avevamo fatto l'amore più di una volta e Harry aveva canticchiato la canzone che avrebbe portato da lì a poco al concorso... Si poteva dire che io fossi quasi più nervosa di lui: volevo a tutti i costi che lui riuscisse nel suo intento, perché riuscivo a captare la scintilla che crescere nei suoi occhi ogni volta che passavamo con l'auto davanti al negozio di musica, o quando spolverava con attenzione tutti i suoi vinili, quando canticchiava qualche strana canzone sentita alla radio sotto la doccia. Sapevo benissimo quanto tutto questo fosse importante per lui, volevo solo la sua felicità.

«Allora ci vediamo stasera?» Judie domandò per l'ennesima volta, assicurandosi che tutto nel suo lato della stanza fosse in ordine prima di correre a casa dei ragazzi. Io, dal mio canto, avevo ancora alcune cose da mettere in ordine, avevo deciso di comune accordo con Harry che ci saremmo visti per ora di cena, quando mi sarebbe passato a prendere.

«Sì, dì a Louis di non fare tardi per prenotare il tavolo al pub o non ci sarà più posto» cantilenai con tono saccente, cosa che sapevo bene desse tanto fastidio alla mia migliore amica, che infatti alzò gli occhi al cielo.

«Sempre perfettina tu eh» si lamentò con tono basso mentre già mi dava le spalle per avvicinarsi alla porta. Ridacchiai con piacere.

«Ti voglio bene!» esclamai compiaciuta, e la mia amica fu costretta a borbottare un 'te ne voglio anche io'.


Un'ora dopo avevo completato tutti gli appunti, l'unica cosa rimasta da fare era prepararsi per la serata. Non c'era un'occasione vera e propria, era un sabato sera come tutti gli altri... Semplicemente avevamo deciso di fare qualcosa di diverso, di mangiare tutti insieme ad un pub seduti ad un tavolo come non facevamo ormai da tempo. Effettivamente ero elettrizzata all'idea di quest'uscita così diversa dal solito, ero ormai abituata alle serate passate a casa dei ragazzi a tirarci pop corn mentre si guardava un horror che non piaceva a nessuno (e la maggior parte delle volte la scelta sbagliata del film era sempre dovuta a Niall).

Così guardai fuori dalla finestra, per essere una giornata di metà Aprile il tempo era abbastanza mite. I nuvoloni incombevano sulla città, cosa che mi spaventava, ma non sembrava un cielo da tempesta come lo era stato precedentemente, così decisi di optare semplicemente per dei jeans strappati con dei tacchi a spillo sotto, mentre sopra un semplice maglione nero infilato nei jeans. Passò un'altra ora e quasi non me ne accorsi, ero troppo presa nel ballare le hits dell'inverno. Immaginai un futuro, dove invece di canticchiare una canzone qualsiasi, cantavo a squarciagola l'ultima hit di Harry, che tutte le radio passavano data la notorietà.

Sorrisi al solo pensiero, sperando potesse diventare davvero realtà. Tra un ballo ed un altro finalmente fui pronta, infilando anche la seconda scarpa. Guardai l'orologio che segnava le otto in punto, a quest'ora Harry avrebbe già dovuto essere fuori la porta, ma ancora nessuno aveva bussato. Pensai fui strano, dal momento che Harry preferiva sempre anticiparsi che fare ritardo, d'altronde litigavamo anche per questo, invece ora non c'era nessuna traccia di lui.

Scrollai le spalle con nonchalance, convincendomi che fosse solo questione di momenti.

Avrà incontrato traffico.
Sarà dovuto tornare indietro per qualche motivo.
Magari ha dimenticato il cellulare.
Si sarà fermato a fare benzina.

Guardai fuori la finestra, il sole era ormai tramontato ed il cielo continuava ad essere grigio e nuvoloso, una cosa che trovavo odiosa. Così sbuffai per la terza volta nel giro di pochi minuti, cercando di tranquillizzare la mia mente e aspettare il ragazzo dai capelli ricci.


Guardai di nuovo l'orologio, avevo perso il conto ormai. Era come se i miei occhi fossero costantemente puntati su di esso. Comunque sia, era passata ormai mezz'ora e di Harry non si avevano notizie, ormai tutte le scuse che la mia mente aveva messo in scena per ingannarmi stavano cadendo man mano. Non c'erano scusanti. Era successo qualcosa.
Afferrai con velocità il cellulare, sbloccandolo in meno di un secondo e cercando di raggiungere con dita tremanti la rubrica per comporre il numero di Harry.

Sobbalzai quando qualcuno bussò alla porta, sollevando la mia anima e la mia mente e lasciando subito andare il cellulare sul letto. Era come se tutto finalmente fosse più chiaro, leggero, il mio cuore batteva di nuovo regolarmente e quella stretta che sentivo alla gola era finalmente scomparsa in un secondo.

Con un sorriso grande aprii la porta, chiamando il nome di Harry. Ma quello di fronte non era Harry. Non era nemmeno lontanamente lui. Avrei dovuto saperlo nel momento in cui avevano bussato alla porta, avrei dovuto riconoscere il tocco diverso su di essa, ma ero troppo presa nell'illudermi che tutto fosse andato nel migliore dei modi per accorgermene.

Louis mi guardava con le mani nella tasca dei suoi jeans blu, sorridendo lievemente e avrei sicuramente potuto dire che quello fosse un sorriso del tutto forzato. I miei occhi spiritati non mancarono all'attenzione del ragazzo, perché aprì subito la bocca per parlare.

«Che cos'è successo a Harry?» la mia voce uscì tremante e non sapevo nemmeno perché, forse me ne accorsi addirittura troppo tardi. Louis scosse la testa di poco, prima di fare un passo verso di me.

«Non è successo niente a Harry, lui sta bene» annunciò con voce sottile. Lo guardai con sospetto, il cuore aveva di nuovo intrapreso uno strano ritmo che non mi lasciava respirare.

«Allora dov'è?» mormorai. Louis prese un respiro profondo, chiudendo gli occhi, poi le sue iridi blu tornarono nelle mie.

«E' morto il padre di Debby, Harry si è offerto di accompagnarla a casa perché... ecco-- sa cosa significa perdere un padre» spiegò con calma, pazienza, con un tatto che avevo visto poche volte nella mia vita.

Era morto il padre di Debby, non si sapeva come, né l'ora esatta. Probabilmente non lo sapeva nemmeno lei, ed Harry si era offerto di starle vicine perché alla fine era troppo buono per vedere le persone intorno a lui stare male, nonostante non lo desse a vedere. Deglutii con forza, avrei dovuto semplicemente accettare questa cosa e, anzi, convincermi del fatto che, alla fine, era stato meglio così.

Eppure pensai a come io non fossi nemmeno entrata per un attimo nei pensieri di Harry, di come lui aveva preso Debby per accompagnarla senza degnarmi di una chiamata. Senza avvisare. Senza pensare a nient'altro, se non a lei.

In fin dei conti, andava bene così. Sarebbe andato sempre bene per lui.
Ancora una volta, era assurdo come fosse Louis a rimediare ad ogni minimo errore.

«Sono venuto a prenderti io, ti porto comunque al pub. Ti va?» inclinò la testa di poco, sorridendo dolcemente e facendomi piombare di nuovo nella realtà. Lo guardai per qualche secondo, ringraziai la sua anima così pura, e dopo un po' mi costrinsi ad annuire.

Alla fine, andava bene così.

A/N.
Mancano una decina di capitoli alla fine, come vi sentite a riguardo?

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Tahanan ng mga kuwento. Tumuklas ngayon