8 || 𝐏𝐄𝐍𝐒𝐈𝐄𝐑𝐈

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𝐏𝐄𝐍𝐒𝐈𝐄𝐑𝐈

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𝐏𝐄𝐍𝐒𝐈𝐄𝐑𝐈

NOTTE TRA VENERDÌ 13 SETTEMBRE E SABATO 14 SETTEMBRE, ORE 00:20

Non credetti che lo stessi facendo davvero: stavo partendo senza un costume, dovendomi adeguare a quelli di Judie che mi andavano leggermente più stretti. Non essere potuta andare in un centro commerciale a comprarli mi stressava e stavo pensando tutto al tempo a come mi sarei potuta sentire in quelli di Judie.

«Ma che ti frega, ti calzano a pennello!» Esclamò Judie in macchina. Eravamo già in viaggio, Sophie guidava con il volume della musica a palla. «Prenderemo una multa» ridacchiò infatti.

Stavo letteralmente facendo quello che sognavo da anni: andare al college per studiare Psicologia, avere una comitiva e quindi degli amici su cui contare e divertirmi come avevo sempre sperato di fare. La musica continuava a rilassarmi, la playlist di Sophie andava da Vivaldi al puro rock, pop e qualsiasi genere musicale.

«Puoi togliere questa cagata?» Judie fece una smorfia quando sentì partire un pezzo punkrock, immaginai, che nemmeno io conoscevo. Sophie rise di gusto, premendo il tasto sul volante per cambiare canzone.

«Spero che l'opera ti vada bene» trattenne una risata quando partì un pezzo dell'opera 'Carmen' di Bizet, che fece scuotere la testa alla mia migliore amica. A me, invece, piaceva molto l'opera, come il balletto e come tante altre cose. Avevo scelto di intraprendere questo viaggio non solo per divertimento, non solo per staccare dalla realtà universitaria che, in realtà, ancora doveva propriamente iniziare, ma anche per rilassarmi. Il mare era una delle poche cose che riusciva davvero a calmare i miei nervi, avrei tanto voluto una casa al mare.

Il viaggio continuò normalmente durante la notte, con Judie che si lamentava di ogni singola canzone che passava la playlist di Sophie e quest'ultima che continuava ad urlare «i tuoi gusti sono troppo difficili, non oso pensare un tuo futuro fidanzato!» e non le potevo di certo dare torto, il futuro ragazzo di Judie avrebbe dovuto essere un santo e si sa, ormai non se ne trovavano più. Le mie relazioni erano finite sempre perché uno dei due si stancava, si cadeva nella monotonia e gli argomenti finivano. Avevo spezzato dei cuori? Probabilmente, ma alla fine ero sempre stata perdonata. Non avevo mai tradito. Né mentito. Non avevo mai provato su di me il tradimento, ma l'avevo conosciuto attraverso gli occhi di mia madre e mi era bastato per capire che fosse una cosa che ti lacerava completamente il cuore.


«Credo sia qui» la voce di Sophie mi risvegliò dai pensieri che incombevano sempre di più nella mia testa e probabilmente fu per questo che la ringraziai con un filo di voce, nonostante lei non capì.

«Che significa 'credo'?» Judie fece le virgolette con le dita mentre guardava con la fronte aggrottata Sophie, che scrollò le spalle.

«Non lo so, non sono brava con le strade» dichiarò semplicemente. Sgranai gli occhi, non ci eravamo mica perse?

«Ma hai detto che avevi il navigatore, Sophie!» Judie esclamò strillando, stavolta. A volte era così, suscettibile, ma ormai ci avevo fatto il callo.

«Sono sicura di essere nel posto esatto, vedo delle macchine lì» cercai di calmare la situazione, indicando delle luci in fondo al viottolo. Inoltre, potevo sentire il rumore del mare. Controllai il telefono, quasi le tre del mattino.

ORE 3:00

«Finalmente anche voi, stavamo per chiamare il 911» rise Niall quando ci vide scendere dall'auto che Sophie aveva parcheggiato sul retro della casa. Era davvero sul mare. Sophie gli disse qualcosa che nemmeno sentii, la voce di Judie che si lamentava del senso di orientamento di Sophie sovrastava la voce di quest'ultima. Feci una smorfia, dando in seguito uno schiaffetto alla mia migliore amica, impedendole di parlare.

«Ci siamo tutti, direi che è ora del falò» Liam si presentò con della legna in mano, accompagnato da Zayn.

«Oh sì— ho già poggiato i vari teli sulla sabbia, venite vi faccio vedere il posto» Niall gli andò subito incontro, facendo poi un gesto con la mano per farsi seguire.

«Mi fa piacere che siate venute anche voi, vi divertirete» Louis mi sorrise semplicemente, sotto gli occhi attenti di Judie. Dio, non volevo confermare ancora di più la sua tesi.

«Da quando quelli del primo anno vengono ai nostri week-end al mare?» la voce roca di un ragazzo fece eco tra di noi e sapevo benissimo, purtroppo, di chi si trattasse.

«Da quando Louis è così gentile da invitarci» Judie stampò un sorriso finto sul volto, quando parlò. Effettivamente, era la prima volta che Harry e Judie si parlavano davvero e non stava andando proprio nel migliore dei modi. Harry fece una smorfia, visibilmente sorpreso.

«Ah, Louis non mi avevi detto che cercavi di rimorchiare ragazze facendole entrare nella nostra comitiva» ridacchiò, prima di dargli una pacca sulla spalla e andare via. Louis, d'altro canto, sbuffò.

«Scusatelo,» borbottò «sapete bene che non è per questo se siete qui, ma semplicemente perché vi vediamo bene nel nostro gruppo». Gli sorrisi, cercando di rassicurarlo, prima di raggiungere gli altri tutti insieme.

ORE 3:45

«Sto morendo di sonno, questa canna non sta aiutando per niente!» Debby si lamentò, gettandosi tra le braccia di Liam. Potei vedere l'espressione di Judie cambiare, passare dallo spensierata a qualcosa che non riuscivo a decifrare... qualcosa di cupo.

«E' perché sei sballata, Debby. Se continui a fumare quel tipo di canna ti addormenterai in piedi» Harry rispose scocciato, gettando gli occhi al cielo. «Possibile la gente sia così stupida» quasi sussurrò tra sé e sé. Probabilmente Debby lo sentì, perché non rispose anzi, si limitò a poggiare la testa sulla coscia di Liam e chiudere gli occhi.

SABATO 14 SETTEMBRE, ORE 7:00

Guardai lo schermo del telefono un'ultima volta, segnava le sette del mattino. Il sole stava per sorgere, tutti dormivano davanti ad un falò quasi spento e io fui l'unica a non riuscire a chiudere gli occhi. Quel giorno qualcosa mi tormentava, la figura di mia madre entrava sempre nella mia testa, non la sentivo da qualche giorno e mi mancava terribilmente. Ero seduta in riva al mare, le onde mi bagnavano leggermente i piedi ma non erano mai così forti da farmi spostare per paura di essere colpita in pieno. Vedevo il sole sorgere man mano con quella brezza estiva -che ormai stava sparendo per via dell'autunno- che scompigliava leggermente i miei capelli.
Da una parte avrei voluto essere vicina a mia madre, nonostante mi fossi imposta l'idea di essere scappata da casa. Quello che aveva passato l'aveva distrutta e sapevo che man mano avrebbe fatto lo stesso con me e ora l'idea di averla abbandonata mi lacerava, nonostante fosse stata lei per prima a spingermi per realizzare il mio sogno. Che poi, del mio sogno, io non sapevo granché. Per adesso, se mi avessero chiesto 'dove ti vedresti tra dieci anni?', io non avrei saputo rispondere.

«Non dormi?» i miei pensieri vennero ancora una volta interrotti da una voce che avrei riconosciuto tra mille. Fui contenta di sentirla, il mio cuore iniziò a battere più forte e fu lì che iniziai seriamente a preoccuparmi. Harry si sedette al mio fianco sulla sabbia, girando il volto verso di me e regalandomi un piccolo sorriso. Pensai che non avrei voluto vedere il sole sorgere, avevo già qualcosa di simile al mio fianco.

SPAZIO AUTRICE
Ciao ragazze! Come va? Vorrei sapere i vostri pareri sulla storia, fatemelo sapere nei commenti! :)

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Wo Geschichten leben. Entdecke jetzt