22 || 𝐑𝐈𝐓𝐀𝐑𝐃𝐈

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ANNABEL'S POVSbattei le palpebre più volte per abituarmi alla luce che entrava insistentemente dall'esterno

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ANNABEL'S POV
Sbattei le palpebre più volte per abituarmi alla luce che entrava insistentemente dall'esterno. Mai nella mia stanza c'era stata così tanta luce, a causa degli alberi che occupavano la visuale. Mi accorsi che quella era fin troppa luce per essere la mia stanza e che il cuscino su cui il mio viso era poggiato era fin troppo grande e soffice per farmi pensare fosse il mio. Chiusi gli occhi a causa della sbornia, le mie forze erano pari a zero, ma mi convinsi comunque a muovere una mano sul letto per cercare il cellulare che sicuramente avevo lanciato prima di andare a dormire.

Tuttavia, quella era solo una semplice supposizione, non avevo il minimo ricordo di quanto accaduto la sera prima alla festa di quel certo.. Jack? Jason? Non lo ricordavo minimamente. Forse, l'ultima immagine che riuscivo a vedere ancora chiaramente, era quella di Sophie con due drink in mano, tra cui uno per me. Dopo di quello, solo alcuni flash mi portavano alla sera prima.

La mano vagò sul materasso -che, a parer mio, sembrava essere fin troppo ampio per me che mi lamentavo sempre di non avere spazio per dormire comoda- e quasi sobbalzai quando, invece di afferrare il telefono, afferrai quello che pareva essere un braccio. Spalancai gli occhi immediatamente quando sentii qualcuno borbottare.

«Ma che cazzo—» Harry, che fino a poco prima mi dava le spalle, si volto versò di me con uno scatto. I suoi occhi erano semichiusi, i suoi capelli cadevano ovunque disordinati, e la sua voce era più rauca del solito. Terribilmente rauca. Mi rizzai a sedere, portandomi le lenzuola su.

«Sei vestita, non c'è bisogno» Harry borbottò ancora, prima di chiudere di nuovo gli occhi e cercare di tornare a dormire.

«Due cose,» gli puntai il dito contro «la prima: come ci sono finita qui? La seconda, è tardissimo, a quest'ora dovremmo essere già in aula!» Esclamai guardando la sveglia posta sul comodino. Mi chiesi se l'avesse solo per bellezza, dal momento che sapevo arrivasse sempre in ritardo alle lezioni. Le lancette segnavano le dieci e trenta, comunque. Harry sbuffò contrariato, poi si passò una mano sulla faccia. Aspettai per qualche secondo la risposta di Harry che non sembrava arrivare, così scesi velocemente dal letto, recuperando le mie scarpe.

«Ieri eri fin troppo ubriaca, ti sei addormentata in macchina e ti ho portato qui» Harry iniziò a parlare con fare scocciato, così decisi di bloccare i miei movimenti ed ascoltarlo «per non andare avanti e indietro, è chiaro» ci tenne a precisare con una scrollata di spalle. Sì, chiaro. Pensai a Judie e a quanto stesse in pensiero, sicuramente avrei trovato il cellulare pieno di chiamate e messaggi.

«Quindi non-»non riuscii a completare la frase perché Harry mi precedette. Balzò in piedi, una maglia bianca e dei pantaloncini venivano indossati dal ragazzo come se fossero la cosa più adatta per dormire. Io, pensavo fosse meglio utilizzare i pigiami. Alla fine, c'era un motivo se erano stati inventati.

«Non abbiamo fatto sesso, Annabel» alzò un sopracciglio divertito «cosa ti fa pensare che io possa approfittare di una ragazza ubriaca?». Scosse la testa con delusione, prima di avviarsi verso il bagno lentamente. Si fermò per un attimo, tornando indietro e aprendo le ante dell'armadio.

«Ho avvisato io Judie, ieri» annunciò stanco «tieni, metti questo» e poi lanciò il maglione verde che aveva appena preso dall'armadio, costringendomi ad acchiapparlo al volo nonostante la sorpresa. Restai a guardarlo mentre si rinchiudeva in bagno, pensai che al mattino fosse al quanto suscettibile, proprio come Judie.

«Vuoi qualcosa per fare colazione?» Harry entrò in cucina con tranquillità, seguito subito da me.

«Siamo già in ritardo, Harry, dovremmo andare in università» lo ripresi, poggiandomi sull'isola in marmo della cucina. Harry, tuttavia, mi dava le spalle, non dandomi retta. Riuscii ad osservare le sue scapole aprirsi leggermente mentre versava del caffé nella tazza bianca, per poi girarsi verso di me e poggiarsi con il fondoschiena al bancone.

«Sono le undici, Annabel, ormai è tardi» ammise con nonchalance «non vorrai mica entrare in ritardo di ben due ore in aula e fare una sceneggiata davanti a tutti» canzonò con ironia, provocando un senso di irritazione in me quasi inspiegabile. Un senso di quelli che ti portano a strapparti i capelli da testa.
Strinsi le labbra per trattenermi, e allora sospirai cercando di calmarmi.

«Bene, allora mi accompagni ai dormitori?» inclinai la testa a destra di poco, lasciando che i miei capelli cadessero tutti da un lato. Harry alzò l'angolo della bocca in un ghigno divertito.

«Vai di fretta?» domandò curioso. Fui certa che quella non fosse curiosità vera, ma semplicemente fosse un modo per prendermi in giro. Sbuffai sonoramente.

«Cosa vuoi, Harry?» tuonai mentre le mie unghie tamburellavano sul marmo dell'isola posta al centro della cucina.

«Non ho tempo di accompagnarti, devo andare a fare prima delle commissioni» annunciò prima di prendere l'ultimo sorso di caffè «potresti venire con me e poi ti accompagno» e a me non sembrò molto una richiesta. Nonostante questo, la sua frase mi colse di sorpresa. Ci pensai su, o almeno feci finta -di certo non avrei potuto dirgli che quella fosse l'unica cosa che aspettavo da ormai troppo tempo-, quindi annuii dopo qualche secondo.

«Harry...» lo chiamai lentamente mentre sfrecciavamo per le strade della città. Eravamo in macchina già da qualche minuto, Harry però aveva dichiarato non ci volesse molto prima di arrivare al nostro punto d'arrivo. «Ieri, ho detto qualcosa di strano?» domandai con voce tremante.

HARRY'S POV
Ridere. La prima cosa che mi venne in mente di fare fu ridere a quella domanda, un po' perché sembrava davvero non ricordare nulla, un po' per amarezza...
perché avrei tanto voluto lo facesse.

Comunque, alla fine mi limitai ad un sorriso furbo,
forse l'unico che sapevo fare con lei, e scossi la testa prontamente.

«No, nulla di importante» tagliai corto, nonostante un senso di sconforto che stavo provando all'interno. Immagino non fosse una cosa buona, soprattutto perché avevo inventato una scusa per passare altro tempo con lei. In quel momento, chiarii il fatto che no, non rispondevo delle mie azioni quando si trattava di lei e questo mi stava lentamente portando a cadere di nuovo in quel baratro che avevo tanto evitato in tutto quel tempo.

Fu anche per questo che decisi di omettere la conversazione in macchina della sera precedente, dove lei apertamente dichiarava di provare qualcosa per me -anche se non sapeva cosa-. Morsi di poco il mio labbro inferiore con i denti, ricordando quella scena, e sperai tanto che Annabel non lo vedesse. Speravo tanto, alla fine, che non vedesse la mia vulnerabilità quando si trattava di lei.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now