37 || 𝐏𝐀𝐒𝐒𝐀𝐓𝐎

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Baciai la guancia di Harry con delicatezza, il suo diario era poggiato al suo fianco sull'erba

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Baciai la guancia di Harry con delicatezza, il suo diario era poggiato al suo fianco sull'erba. Mi aveva sfilata via dalle grinfie di Judie alle prese con lo studio, più nervosa del solito quel giorno, e mi aveva portata al lago.

Il vento freddo ci cullava lentamente, facendo scompigliare i miei capelli. Harry invece, con il suo chignon, sembrava averli ordinati. Si manteneva sollevato sul piccolo telo con i gomiti poggiati su di esso, mentre guardava me che mi ero accoccolata con la testa sulla sua pancia, guardandolo dal basso. La sua mano accarezzò la mia fronte con gentilezza, facendomi così chiudere gli occhi sotto il suo tocco rilassante.

«Secondo te tra Sophie e Niall c'è qualcosa?» domandai improvvisamente. Non che mi interessasse particolarmente, ma ultimamente li scovavo sempre più vicini, sempre più complici. Harry sospirò dubbioso.

«Non saprei,» dichiarò «ma so per certo che Niall ha avuto da sempre una sorte di ossessione nei suoi confronti, ma non ha mai voluto nemmeno minimamente pensare al fatto di esserne innamorato». Pressai le labbra con aria pensante, probabilmente i due stavano iniziando ad aprire di più i loro cuori. Avevo visto più di una volta il modo in cui gli occhi di Niall si posavano sulle labbra di Sophie, e aveva notato come lei non desse a vedere il fatto che tutto ciò le piacesse terribilmente. Nonostante questo, agli occhi degli altri erano inspiegabilmente bravi a nascondere il tutto, comportandosi come se niente fosse.

Chiusi gli occhi ancora una volta sotto il tocco tranquillo di Harry, rilassandomi insieme al ragazzo. Pensai a quanto stesse andando bene tra me e lui, nonostante i giorni in cui lui era giù di morale, nonostante tutto aveva sempre del tempo da dedicare a noi. Aprii gli occhi con lentezza, il salice piangente si allungava verso di noi, riparandoci dal sole. Riuscivo a sentire qualche uccellino cinguettare mentre l'acqua del lago così calma faceva sembrare quasi che il tempo si fosse fermato. Il ballo natalizio era andato bene, il mio vestito blu aveva fatto colpo su Harry che non aveva esitato a ripetermi quanto fossi bella. Per questo lo avevo guardato divertita ogni volta solo per fargli aggiungere sistematicamente "in realtà lo sei sempre".

I miei pensieri vennero interrotti dalla suoneria del mio cellulare, riposto nella tasca del mio lungo cappotto marrone. Aggrottai le sopracciglia confusa, Judie mi aveva avvisato che avrebbe spento il telefono per non distrarsi dallo studio, dunque non poteva essere lei. Afferrai il cellulare nella tasca, sentendone il calore rispetto al freddo al di fuori di essa, poi lo tirai fuori con facilità. Lo attaccai all'orecchio senza nemmeno controllare chi davvero fosse a causa della fretta.

«Ehy, bellissima!» una voce dolce fece eco dall'altra parte del cellulare, scaldandomi il cuore. La voce di mia mamma mi era mancata terribilmente, aspettavo una sua chiamata da ormai troppo tempo. Ero consapevole del fatto di non aver fatto niente per sentirla, ma volevo semplicemente darle del tempo per lasciarla da sola.

«Mamma...» soffiai guardando l'erba, mi resi conto di aver trattenuto il fiato. Sentivo gli occhi di Harry puntare su di me, ma in quel momento non me ne importai molto.

«Come va?» domandò con voce squillante. Boccheggiai, mi sembrava davvero tranquilla e... felice? Immaginavo che quel tempo passato da sola le avesse fatto più che bene, non facendomi pentire della mia scelta. Mia madre era tutta la mia vita, avrei voluto solo la sua felicità. Soprattutto dopo tutto quello che aveva dovuto passare, per colpa mia...

«Bene,» mormorai «tu come stai?». Mi rispose dicendo un semplice 'sto bene, tesoro', così ne approfittai per parlare del mio ritorno a casa che avevo già preparato in mente.

«Stavo pensando di tornare un po' prima, qualcosa tipo il venti dicembre così potremo passare più tempo insieme prima di Natale e preparare l'albero insieme» annunciai mordendomi il labbro nervosamente. Alzai lo sguardo verso Harry, che mi guardava con espressione confusa. Era un argomento che non avevo nemmeno affrontato con lui, e solo in quel momento mi resi conto di quanto fosse stato sbagliato il mio comportamento. Dall'altro lato comunque ci fu del silenzio per una manciata di secondi che mi parvero interminabili, poi questo fu spezzato da un sospiro affranto.

«Tesoro, ti chiamavo proprio per parlarti di questo» annunciò con tristezza nella voce. Aggrottai le sopracciglia, non parlando e permettendole di continuare il suo discorso. E così fece.

«Ultimamente ho conosciuto delle nuove amiche, anche loro sono sole come me e abbiamo organizzato una vacanza a Parigi per Natale ed il nuovo anno, spero non sia per te un problema passarlo con i tuoi amici quest'anno» parlò con nonchalance, sembrava quasi che quello che stesse dicendo non avesse avuto nessuna conseguenza su di me. Ma non fu così.

«Ma era una tradizione» constatai con il groppo alla gola. Avrei voluto nascondere la delusione che in quel momento stava lacerando il mio cuore e il mio petto, non lasciandomi respirare.

«Ma fa parte del passato, Annabel» dichiarò seria «anche io merito di essere felice, spero tu possa capirmi» e avrei detto di sì, se non fosse stato per la sua arroganza e il suo egoismo con cui aveva completamente ignorato i miei sentimenti e la mia persona. Pressai le labbra, innervosita.

«Va bene» tagliai corto con aria sconfitta. Sapevo sarebbe stata una battaglia persa, nonostante il dolore che quella frase stava provocando in me. Dunque appartenevo al passato anche io? Ero stata anche io ridotta a qualcosa che non significava più niente per lei? Ora c'erano le sue nuove amiche, le sue nuove esperienze ed i suoi nuovi viaggi. Tutto il resto era ormai passato. Mi salutò con un 'ciao tesoro' e ricambiai solo perché mi resi conto di essere troppo debole per attaccarle semplicemente il telefono in faccia. Capii di essere troppo buona per affrontare un mondo che non comprendeva la mia persona, il mio modo di essere. Un mondo che effettivamente se ne fregava dei miei sentimenti, un mondo che alla fine avrebbe agito per egoismo.
Cliccai la cornetta rossa sul display dell'Iphone con lentezza, prima di riporlo nella tasca del cappotto. Buttai giù il magone ancora una volta, non avrei voluto piangere davanti a quel ragazzo che mi guardava con aria preoccupata. Pensai per qualche secondo fosse arrabbiato per non avergli parlato prima dei miei piani ormai andati in fumo, invece la sua mano sfiorò la mia con delicatezza.

Così abbozzai un sorriso, e quando lui mi chiese se fosse davvero tutto ok, io annuii semplicemente prima di abbracciarlo. Respirai il profumo nell'incavo del suo collo mentre la mano di Harry, piena di anelli e tatuaggi, accarezzò ripetutamene i miei capelli lentamente. Riuscivo a sentire il mio cuore contorcersi dal dolore, ma non l'avrei detto, né l'avrei dato a vedere. Mi staccai leggermente dal collo di Harry, facendo ritrovare le nostre facce a qualche centimetro di distanza. Feci finta di non notare gli occhi preoccupati di Harry che cercavano disperatamente i miei senza dire una parola, e preferii far combaciare le nostre labbra in modo gentile.

Assaporai le sue, ruvide a causa del freddo ma allo stesso tempo sempre morbide e dolci. Le mani di Harry arrivarono a prendere le mie guance, stringendomi ancora di più a lui. Chiusi gli occhi cercando di dimenticare tutto il resto, perché sapevo che con un solo tocco di Harry questo sarebbe stato possibile. Sapevo che, alla fine, quel ragazzo dai capelli lunghi e ricci sarebbe stato capace di fermare ogni mio dolore, di curare ogni mia ferita... anche non sapendo quali battaglie io stessi combattendo silenziosamente.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora