26 || 𝐍𝐈𝐄𝐍𝐓𝐄 𝐄 𝐍𝐄𝐒𝐒𝐔𝐍𝐎

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Quell'acquazzone mi bastò per far alzare la mia temperatura corporea a trentotto per il resto della settimana

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Quell'acquazzone mi bastò per far alzare la mia temperatura corporea a trentotto per il resto della settimana. Colsi in pieno quell'occasione per riprendermi dallo shock generale per aver colto in flagrante Harry ed Helena. Judie mi aveva chiesto più volte cosa fosse successo e, un giorno, persi la pazienza e le spiegai tutto. Non fu molto contenta, disse che avrebbe cambiato e avrebbe iniziato a fare il tifo per Louis, che invece per me c'era sempre.

Era il Giovedì della settimana successiva, seguivo le lezioni dopo giorni di reclusione e quasi non mi sembrava vera la vista di tutte quelle persone nei corridoi. Sebbene avessi Judie in camera a prendersi cura di me e sebbene facessi le videochiamate con tutti gli altri, la mia quotidianità mi era mancata da morire.

Judie era andata a salutare Liam in caffetteria, mentre io avevo esplicitamente dichiarato di non voler incontrare Harry, e quindi ora mi ritrovavo davanti ai distributori automatici per riuscire a comprare un pacchetto di M&M's. Sbuffai l'ennesima volta prima di dare dei colpetti sul ferro del distributore. Non era possibile si fosse fregato i miei soldi.

«Qualche problema?» una voce maschile alle mie spalle mi portò a sussultare per lo spavento. Mi voltai velocemente, ritrovandomi di fronte un ragazzo poco più alto di me, i cappelli neri leggermente mossi, un viso completamente squadrato, le labbra rosse e piene e degli occhi come un cerbiatto.

«Io— sì, credo si sia bloccato» annunciai scocciata,
indicando il distributore. Il ragazzo sorrise, estraendo poi il portafoglio e una moneta.

«Il segreto è,» fece un passo avanti prima di inserire la sua moneta nel piccolo buco «inserirne un'altra».

Si voltò a guardarmi soddisfatto quando le monete scesero giù velocemente, tintinnando. Sorrisi imbarazzata, mormorando un 'grazie' e lui scrollò le spalle affermando di non aver fatto niente di che. Finalmente, dopo svariati tentativi, ero riuscita a prendere quella dannatissima busta di M&M's.

«Comunque io sono Dylan» mi offrì la mano mentre un largo sorriso si apriva sulle labbra del ragazzo. Era uno di quei sorrisi contagiosi, infatti non potei fare a meno di seguirlo a ruota.

«Annabel» mormorai dopo aver stretto la sua mano.

«Sei del primo anno?» domandò curioso. Io, sebbene confusa, annuii prontamente.

«Sapevo di non averti mai visto» sorrise dolcemente «io sono dell'ultimo anno» e quasi mi dovetti trattenere dallo sgranare gli occhi a quell'affermazione. Sinceramente parlando, sembrava essere del secondo anno.

«Che facoltà?» inclinai la testa di poco. Iniziammo ad incamminarci senza una vera e propria meta, io ormai avevo terminato i corsi per quella giornata e, purtroppo, mi aspettavano delle ore di studio.
Comunque sia, Dylan frequentava l'ultimo anno di Legge e fu sorpreso quando annunciai la mia facoltà, spiegando che il mondo della psicologia da sempre lo aveva affascinato. Sorrisi a quell'affermazione, era sempre bello quando qualcuno condivideva le tue stesse emozioni.

«Io sto andando a prendere un caffè, mi accompagni?» Dylan cambiò argomento improvvisamente quando bloccò i suoi passi davanti la caffetteria. Dai vetri riuscivo a vedere il gruppo dei miei amici seduto al tavolo, mi si contorse il cuore alla vista di Harry seduto lì, più bello che mai.
Ci pensai qualche secondo, mordendomi il labbro inferiore. Non avrei voluto incontrare Harry, ma non volevo nemmeno permettergli di limitarmi così tanto.

Stavo facendo una tragedia solo e soltanto a causa mia e dei miei stupidi pensieri riguardo Harry e cose che a me non dovevano tangere. Mi feci coraggio, annuendo di poco. Sapevo avrei sofferto alla sua vista che mi faceva tanto ricordare la settimana prima, ma non mi sarei fatta vedere così debole da lui.

Camminai di fianco al ragazzo che intanto parlottava di cosa a me sconosciute e soprattutto che non mi interessavano, sapevo che gli occhi di tutti i miei amici erano su di me.

«Ehy, Annabel!» una voce da lontano mi richiamò e seppi benissimo fosse il timbro di Niall. Mi voltai velocemente, facendo finta di cercarli tra la gente. Feci finta di rimanere sorpresa quando notai Niall sventolare la mano, mentre tutti gli altri ragazzi erano semplicemente confusi.

«Chi sono?» Dylan guardò insieme a me verso i ragazzi, e io sorrisi.

«Sono i miei amici, ti dispiace se vado a salutarli?» lo guardai per qualche secondo, distogliendo l'attenzione dai ragazzi ed aspettando una risposta da Dylan. Alla fine, dichiarò di volermi accompagnare per conoscerli e fare amicizia, e io acconsentii. Facemmo lo slalom tra i tavoli per arrivare finalmente al loro e fui sicura di vedere Judie aggrottare le sopracciglia mentre fissava il ragazzo al mio fianco.

«Ci hai improvvisamente abbandonati?» Niall parlò fingendo di essere offeso, facendomi sorridere.

«No, ho solo accompagnato Dylan a prendere un caffè io— ecco io stavo andando via prima di incontrarlo» spiegai guardando tutti. O meglio, tutti tranne uno. Non perché non avessi coraggio, ma perché non avrei voluto vedere il suo solito sguardo da stronzo.

«Scusami la domanda, tu sei?» Sophie guardò Dylan aggrottando le sopracciglia, prima di aprire bocca. Il ragazzo sorrise gentilmente.

«Sono Dylan, ho aiutato Annabel a prendere gli M&M's al distributore...» spiegò mentre io spostavo lo sguardo su Judie in cerca di approvazione «dovevate vedere la sua faccia buffa mentre lo prendeva a pugni» ridacchiò imbarazzato. Il gelo che si creò mi fece quasi venir voglia di sotterrarmi, nessuno aveva effettivamente riso, solo qualche finto sorriso da parte di Liam e Judie.

«Sì, la conosciamo bene» Harry tagliò corto, scocciato. Era stravaccato sulla sedia, i muscoli completamente rilassati ed i capelli raccolti nel suo solito piccolo chignon. Sbuffò spazientito quando il silenzio cadde tra noi, così mi schiarii la voce frettolosamente. Immaginavo fossimo di troppo.

«Bene, allora noi andiamo» forzai un sorriso mentre già spingevo via Dylan che, invece, sembrò molto felice di salutare di nuovo i ragazzi.

«Quando vuoi, amico» Louis fu l'unico a salutare come si deve, alzando anche la mano e sorridendo. Lo ringraziai mentalmente per avermi aiutato, come ogni volta.

«Sono di poche parole» affermò Dylan regalandomi un sorriso. Ricambiai imbarazzata, la sua ingenuità quasi mi preoccupava.

«Sì, pochissime» mormorai, sapendo bene di mentire. Mi morsi il labbro inferiore ripensando alle parole di Harry, dicendo a me stessa che non fosse possibile che ogni volta che parlava mi si formasse un groviglio intorno allo stomaco. Così mi costrinsi a guardare Dylan, ordinava un cappuccino, i suoi occhi erano fissi sul cartellone della caffetteria posto in alto dietro al bancone, la sua mascella era squadrata, i suoi capelli chiaramente in ordine. Mi ritrovai a paragonarlo inconsciamente ad Harry, e scoprii che niente e nessuno sarebbe stato uguale a lui.

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Where stories live. Discover now