53 || 𝐈𝐋 𝐂𝐎𝐍𝐅𝐑𝐎𝐍𝐓𝐎

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Dopo attimi che sembrarono anni in cui io ed Harry non avevamo fatto altro che guardarci profondamente negli occhi, il ragazzo sospirò abbassando la testa

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Dopo attimi che sembrarono anni in cui io ed Harry non avevamo fatto altro che guardarci profondamente negli occhi, il ragazzo sospirò abbassando la testa. Guardò distrattamente le sue scarpe, le sue mani ancora nelle tasche, e ad un certo punto addirittura aprì la bocca per parlare.

«Risparmiati le tue scuse, non me ne faccio niente» sputai improvvisamente, lasciando che le parole morissero nella sua gola. Alzò la testa sconcertato, i suoi occhi erano più verdi del solito, avevano addirittura qualche sfumatura tendente al blu. Le sue pupille erano dilatate mentre corrugava la fronte per fissarmi, mentre io ero rigida sul mio posto. La rabbia ribolliva in me e forse fu anche per questo che la mia voce mi tradì ad un certo punto della frase, tuttavia feci finta di niente.

«Lo hai rifatto, Harry, e non riesco a credere che tu non abbia pensato minimamente a me. Io lo so—» presi un lungo respiro, chiudendo gli occhi «lo so che è difficile, come so che sei fin troppo buono per lasciare che questa situazione ti scivoli di dosso, ma non hai pietà di me. Non hai minimamente pensato di avvisare, hai saputo solo dire un 'mi dispiace' quando in realtà già sapevi che avresti dormito qui, in questa casa, con lei» e quasi non respirai pur di sputare tutto fuori. L'espressione di Harry cambiò, ora era sicuramente sorpreso delle mie parole.

«Cosa credi, che non lo avrei mai scoperto?» ridacchiai nervosamente. Aveva un piano perfetto, effettivamente. Non avrei mai scoperto di questa cosa se non avessi preso l'autobus di prima mattina solo per andare a parlare con lui. Quanto ero stata stupida.

«Non so più cosa dirti» scossi la testa con delusione, le lacrime minacciavano di uscire ma sarei stata ferma nella mia scelta. Dovevo sembrare forte, nonostante dentro stessi completamente morendo.

«Annabel, ti prego...» Harry fece un passo avanti, cercando un contatto fisico con me ma che rifiutai con cautela.

«Non c'è niente tra me e lei, sto solo cercando di aiutarla e di starle vicino» spiegò con calma mentre i suoi occhi cercavano disperatamente i miei.

«Tagliando fuori me» aggiunsi. Il suo silenzio fu abbastanza da spezzarmi ancora di più, così arretrai.

«Annabel» la voce di Harry sembrò quasi mi stesse pregando, ma io non potevo continuare in questo gioco. Almeno non quel giorno. Ero ben consapevole che non avrei potuto fare a meno di quel ragazzo che tanto amavo, ma quel giorno le mie forze erano esaurite. Ero esausta, non avevo più la forza di continuare quella battaglia in quel momento.

«No Harry, va bene così» alzai le mani, arresa «il primo amore non si scorda mai» e fu in quel momento, quando riconobbi a me stessa la gravità di quell'affermazione, che dovetti scappare da lui per non mostrargli le lacrime che ormai minacciavano di scendere da lì a poco.

Così lo feci, lo lasciai lì ed in qualche modo sperai lui mi fermasse... ma così non fu. Stette lì, in piedi sull'erba umida, a guardarmi andare via in condizioni pietose. Quasi pensai stesse godendo in quel momento, per un attimo pensai addirittura di non aver mai conosciuto il vero Harry, pensai che quell'Harry tanto amorevole fosse solo una maschera per coprire la sua anima così povera e sporca. Poi mi convinsi di essere troppo dura con lui... d'altronde, queste cose succedevano a tutti. La fine di un amore per qualcuno era un serio problema di molte coppie, così come il ritorno di fiamma, ed era chiaro che il primo amore fosse uno dei più importanti.

Sapevo quanto fosse stata importante Debby per Harry, fu per questo che in un certo senso non riuscii a biasimarlo. Comunque, mi asciugai le lacrime in fretta e furia, non avrei dovuto e non avrei voluto fare una sceneggiata davanti a tutti ma soprattutto in quell'occasione. Così quando ritornai da Louis lo ritrovai a parlare con una ragazza dai capelli rossi, con un tubino nero e delle converse.

«Annabel, è tutto apposto?» Louis domandò preoccupato appena mi vide arrivare. Gli lanciai un sorriso, forse il migliore che avevo progettato fino a quel momento, ed annuii. Il ragazzo mi scrutò per qualche altro secondo, poi sembrò convincersi e volse lo sguardo alla ragazza dai capelli rossi.

«Lei è Jade, una delle cugine alla lontana di Debby» annunciò, presentandomela. Sorrisi ancora -avrei quasi potuto partecipare a dei provini per qualche film, ormai il mio livello di recitazioni era agli estremi-, poi le strinsi la mano.

«Sono Annabel, molto piacere».

«Le ho versato per sbaglio lo champagne sul vestito, da qui abbiamo iniziato a parlare» Louis spiegò ancora, e così scossi la testa affranta. Non ne combinava una giusta.

«Non preoccuparti, te l'ho già detto, nemmeno volevo venirci a questo funerale di merda» alzò gli occhi al cielo «questa famiglia è odiosa, dal primo componente all'ultimo» e risi di gusto, senza sentirmi nemmeno un minimo in colpa. Guardai il suo vestito tutto sporco, prima di prestare attenzione alle scarpe.

«Bella scelta di scarpe, io me ne pento» notai e lei rise.

«Mia madre mi ha costretto a mettere questo tubino, altrimenti sarei venuta volentieri con jeans e canotta» e si sentì la risata fragorosa di Louis. Mi voltai a guardare i suoi occhi, completamente illuminati alla visione della ragazza rossa, così mi morsi il labbro pensando: forse stavo assistendo alla nascita di un nuovo amore.

Costatato ciò, decisi di fare la cosa migliore: andarmene.

«Va bene, allora vi lascio soli» sorrisi guardando entrambi. Louis sembrò leggermente preoccupato, così quando aprì la bocca lo fermai immediatamente.

«Non ti preoccupare, starò bene» lo informai ridacchiando «torno a casa, questi tacchi mi stanno uccidendo» ed in parte era vero. Quelle scarpe iniziavano a distruggere i miei piedi, ma quel dolore non era niente in confronto al macigno che si stava posando sul mio cuore man mano. La consapevolezza di essere stata esclusa, di essere stata la seconda scelta mi avrebbe portato al manicomio... ma avrei dovuto accettarlo.

Non seppi bene cosa fare con Harry, i miei sentimenti non si erano smossi di un millimetro neppure dopo tutto questo. Quando lo guardavo, era come se tutto intorno scomparisse proprio come la prima volta, ma evidentemente non era lo stesso per lui.

Sapevo di dover mettere un punto in qualche modo, ma era come se fossi bloccata in un videogioco dove non si riusciva a superare un livello. Come se la mia vita fosse quel dannatissimo videogioco ed Harry solo uno dei tanti livelli, forse quello più difficile... Ma come facevo ad andare oltre se ogni volta che posavo lo sguardo su di lui, il mio cuore si stringeva e le farfalle nello stomaco iniziavano a volare?

𝐋𝐎𝐒𝐈𝐍𝐆 𝐆𝐀𝐌𝐄 || 𝐇.𝐒.Dove le storie prendono vita. Scoprilo ora