♠️Lo psicologo ♠️

27 5 24
                                    

La sanità mentale è un'imperfezione.

-Charles Bukowski

{20 Gennaio 2006}

К сожалению, это изображение не соответствует нашим правилам. Чтобы продолжить публикацию, пожалуйста, удалите изображение или загрузите другое.

{20 Gennaio 2006}

Passò un po' di tempo da quando Tiana andò ad abitare da Thomas.

Lui era stato così gentile nei suoi confronti.
Ma lei non stava bene.
La mancanza di Jackson si faceva sentire.
Per distrarsi puliva, cucinava...
Erano un paio di giorni che non parlava.
Neanche Thomas riusciva a farla sorridere.
La notte faceva incubi, urlava nel sonno e lui era sempre vicino a lei.
Con il suo tono gentile e pacato.

Lui entrò nella camera della ragazza per vedere se stesse bene.
Si avvicinò silenziosamente al suo letto e si sedette su di esso.
Con il dito le spostò delicatamente i capelli dal viso.
Lei schiuse gli occhi piano, piano.
«Ehi»sussurrò lui.
«Ciao» la sua voce era arrochita per il lungo periodo di mutismo.
«Ah... Allora il gatto non ti ha mangiato la lingua».
Lei non risponse, guardava il vuoto.
Lui sospirò stancamente.
Robinson non era più la ragazza di prima.
Il suo sorriso era stato spento.
«Ti va di parlare?Sai potrebbe aiutarti».
Lei si issò sulle braccia e si mise a sedere.
«Mi manca mamma, sono stata cattiva con lei, solo che adesso non mi vorrà più vedere».
La testa di lei era china, i ricci ricadevano sul volto solcato dalle occhiaie.
«Non voglio intromettermi ma... Ti ho visto urlarle contro, eri arrabbiata con lei, non ho sentito nulla però, ero in macchina».
«Lei l'ha distratto e lui ha sbandato» fece un sorriso amaro.
«Ti va di parlarmi un po' di lei?»
Lei annuì.
«Ti potresti mettere vicino a me?»
Non ci pensò due volte, si sedette e lei si avvicinò di più.
«Mia madre è sempre stata assente, anzi possiamo dire che la figlia era lei. Ogni giorno era ubriaca, nei giorni migliori mi capitavano solo occhiatacce, nei peggiori...»
Si bloccò, in gola le era risalito l'acido.
Lui la fece appoggiare con la testa sulla sua spalle, le prese la mano.
Era come una rassicurazione.
Un modo per dirle di continuare.
Che anche se avesse pianto lui le avrebbe asciugato le lacrime.
Lui voleva ascoltarla.
Voleva ascoltare la storia della piccola ragazza che era stata catapultata nella sua vita.
Era arrivata come la forza di un uragano.
Con quei ricci che sembravano cavatappi.
Con quegli occhi scuri che avevano la profondità dell'oblio.
Lui sentiva storie diverse ogni giorno.
«... Nei peggiori mi picchiava, lo faceva quando Jack era al lavoro. Ma io non facevo nulla. Una volta mi disse che ero una nullità e mi mandò a lavorare, avevo sedici anni, cominciai come cameriera e poi come stripper, mi vergognavo da morire, qualche volta gli uomini mi toccavano anche... Le loro mani addosso, una volta uno mi strappò via il reggiseno, la parte superiore era nuda... E... E io avevo tanta paura...» lacrime calde uscirono dai suoi occhi.
Singhiozzava.
Aveva caldo.
La testa faceva male, le scoppiava.
Tremava.
Era sudata ma fredda allo stesso tempo.
«Ehi, Tiana guardami, è tutto finito, ci sono io con te».
Robinson si girò di lato e buttò le braccia al collo dell'uomo.
«Un-a vol-ta mi strap-parono le mutan-de» prese un profondo respiro.
«Erano in due, avevo compiuto da poco diciannove anni, stavo tornando a casa, mi afferrarono per la vita e mi trascinarono in un vicolo buio, riuscì a fuggire...»
«Shh, calma».
Passarono dieci minuti.
Lui la teneva stretta a sé, come se potesse scappare.
Stava pensando a quante cose orribili aveva passato quella ragazza.
Così minuta.
Lui pensava fosse fatta di cristallo un materiale così fragile.
«Ti sto impietosendo?»
Lui scosse la testa.
Tiana appariva con l'aspetto distrutto.
'Sei così rotta' pensò.
«Dopo tutte le lacrime che hai versato, torna a sorridere, ti prego».
Lui voleva la sua felicità, stava male nel vederla così.
Si stava affezionando così tanto...
Lei lo scrutò.
«Che lavoro fai Thomas?»
«Perché questa domanda ora?» rise sotto i baffi a quella domanda così dal nulla.
Lei fece spallucce.
«Lo psicologo».
In Tiana qualcosa scattò.
Si allontanò da lui.
Si coprì interamente, da testa a piedi, con la coperta.
Lui spalancò gli occhi.
Si aspettava di tutto, tranne quella reazione.
«Tu sei uno di quelli che vogliono cambiarti».
«Cosa?»
«Sei uno di loro».
A questa frase Thomas sbiancò.
Che cosa voleva dire?
Le scoprì il volto.
«Tiana non capisco».
«Una volta mia madre mi portò da uno psicologo, mi disse che ero malata, che non ci stavo con la testa, lui prendeva appunti su quello stupido foglietto, ma non mi stava aiutando, guardami...»
A Chbosky divennero gli occhi lucidi.
«Non aver paura, io non voglio cambiarti, tutti siamo un po' svitati...»
Tu sei uno di quelli che vogliono cambiarti...
Quella frase.
Quando ha detto la sua professione negli occhi di Tiana stava regnano la paura.
«Perché ti diceva queste cose?»
Lo guardò negli occhi e sussurrò.
«Una volta ho provato a farmi del male...»
Lui lasciò un sospiro.
«Ti andrebbe di dirmi perché?»
«Per colpa sua, mi diceva sempre che non servivo a niente, che ero uno scherzo della natura... E quelle parole erano ripetute nella mia testa come un mantra, ho preso il coltello ma poi l'ho riposato».
Lui si avvicinò un po' di più sempre tenendo una certa distanza per non spaventarla ancora di più.
«Non sei pazza Tiana, hai solamente bisogno di essere capita, sei anche stata razionale».
Lei uscì dal suo piccolo 'nascondiglio' e lo guardò negli occhi.
«Allora non sono io la pazza?»
Le accarezzò delicatamente il viso.
«No Mały, sei solamente fragile, ma la fragilità è una raffinatezza dell'anima».

I minuti passavano e loro si osservavano.
Non dicevano nulla.
Ascoltavano il silenzio.
La bocca non parlava.
Erano gli occhi a farlo.
Perché essi sono lo specchio dell'anima.
Guardandoli puoi scavare nel passato di ogni persona,anche se non lasciano trasparire nulla.

Loro ancora non sapevano quanto avrebbero amato quegli sguardi.

20-L'età non è tuttoМесто, где живут истории. Откройте их для себя