♠️Sono il Diavolo che cerca redenzione♠️

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Perché sono il diavolo che cerca la redenzione.
E io sono un assassino in cerca di redenzione.
Un fottuto mostro in cerca di redenzione.

- I Wanna Be Your Slave (Måneskin)

- I Wanna Be Your Slave (Måneskin)

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{27 Marzo 2006}

Addison era seduta sul pavimento dell'hotel in cui alloggiava, pensava a quanti sbagli avesse mai fatto in vita sua, ce n'erano così tanti che faticava a contarli tutti.
Il primo, essersi innamorata di Peter.
Il secondo, aver iniziato con l'alcol.
Il terzo, aver odiato sua figlia perché identica a quel bastardo del padre.
Il quarto, aver sfruttato Jackson e Thomas, quei poveri uomini erano veramente innamorati di lei, che grande sbaglio fece Ford a non lasciarla per proteggere Tiana, per aiutare il prossimo andò incontro alla fine, poi c'era Chbosky un'altro che poteva essere definito un martire, che anche non conoscendo 'sua figlia malata' le diede tutto il possibile.
Questi erano soltanto quattro degli errori che commise, i più importanti.
Certe persone sfogano il loro dolore su persone che non c'entrano nulla, lei era una di quelle. La sua frustrazione la gettava sugli altri, li sporcava con il sangue che aveva sulle mani, come quando ti pungi con la spina di un rosa e quel liquido rosso sporca il bianco candido del fiore.
Questo è l'esempio più semplice che riesco a farvi, Addison ha macchiato di peccati quel fiore puro che era Robinson, l'aveva picchiata, umiliata, costretta a smettere lo studio e l'aveva fatta soffrire. Che bella madre quella che dice di essere cambiata, che non avrebbe più bevuto e poi lo rifà e torna peggio di prima se è possibile, al mondo di persone così ce ne sono miriadi, se sparissero dalla terra farebbero un favore all'umanità.
Poi ci sono le persone che dicono di cambiare e ci riescono, si disintossicano da qualunque cosa e ricominciano una vita nuova, più tranquilla.
Addison è uno di quegli angeli caduti che invece di rimanere indecisi e scegliere l'amore, si allearono con Lucifero e si stabilirono all'inferno per punire le anime dei peccatori non pentiti. Ma chi lo sa, magari il giorno del Giudizio Universale potrebbe fare la sua scelta definitiva e, essendosi stancata dell'inferno, tornare nel posto in cui era stata cacciata.
Nessuno riesce mai a capire cosa passa nella testa di persone del genere, quella di Crawford aveva un meccanismo talmente tanto complesso che neanche lo psichiatra più competente dello Stato sarebbe riuscito a sgrovigliarlo per farlo funzionare correttamente.
Ma d'altro canto non possiamo farci nulla.
Si alzò avvicinandosi alla finestra, Seattle al crepuscolo sembrava così nostalgica, il Sole cedeva il posto alla Luna, i lampioni per strada si accendevano insieme alle luci degli alti palazzi. Le prime stelle stavano iniziando a comparire.
Guardando quelle più luminose le venne in mente un'idea.
Dalla piccola cassaforte che Roland aveva in camera prese un bel po' di soldi, dall'armadio tirò fuori la sua vecchia valigia beige e ci mise dentro tutti i vestiti che aveva preso dalla vecchia casa. Cercò un foglio e una penna e inizio a scrivere.

Cara Tiana,
So che dopo quello che ti ho fatto non mi vorrai mai più sentir nominare, però sappi che mi dispiace.
Ora non ti devi più preoccupare perché me ne andrò, in un posto lontano così che tu non debba mai più avere paura di incontrarmi per la città.
Non mi giustifico, sono stata una madre di merda e non so neanche se potrò mai essere perdonata, perché come mi dissi tu una volta: sono il Diavolo che cerca redenzione.
Ti auguro di essere felice con Thomas.
Buona vita.

Mamma

Lo piegò e ne prese un altro.

Roland cerca di far arrivare questa lettera a mia figlia, prova con qualunque mezzo ma la deve avere.

Lasciò tutto sul tavolo e si mise il giacchetto uscendo dalla stanza, fuori dall'hotel fermò un taxi.
«Dove la porto signora?»
«All'aeroporto».
Per tutto il viaggio guardò le goccioline di pioggia che scendevano dal finestrino dell'auto. Si perse ad indovinare quale sarebbe scesa per prima.
Arrivata a destinazione pagò l'autista e si incamminò verso la grande struttura. Non sapeva in che Paese degli Stati Uniti andare, non aveva programmato il viaggio e le serviva un biglietto, fece decidere alla sorte, il suo numero fortunato era il due e la seconda città sul tabellone era Santa Barbara in California, ritirò il suo biglietto e si diresse verso il gate.
Aspettò un'ora prima dell'imbarco, fuori dal finestrino era già buio. Dall'occhio destro le scese una lacrima solitaria, non l'asciugò.
In quel momento ripensò ad Ana, ai suoi capelli ricci indomabili, a quando a quattordici anni aveva provato a farsi la piastra da sola.
L'aereo partì e lei chiuse gli occhi addormentandosi.

{...}

Tiana stava lavando i piatti insieme a Thomas, avevano schizzato ovunque ed erano tutti bagnati. Ridevano a squarcia gola, non riuscivano a fermarsi, la ragazza, con le dita bagnate, aveva disegnato un cuoricino sulla maglietta dell'uomo e lui l'aveva ricambiata con della schiuma in faccia.
Quel momento di puro divertimento fu rovinato dal citofono che suonava ininterrottamente.
«Un attimo!» Chbosky stava cercando di asciugarsi con un canovaccio ma rimase comunque bagnato.
Andò alla porta e l'aprì, d'avanti a lui apparve un uomo con un viso conosciuto.
«Come posso aiutarla?»
«Tiana Robinson è in casa?»
«Mi scusi lei chi è?» non aveva intenzione di farlo entrare, soprattutto se non gli avrebbe detto perché voleva parlare con lei.
«Roland Marchand, Addison Crawford mi ha detto di darle questa» tirò fuori dal taschino un pezzo di carta un po' accartocciato, non era ricoperto da una busta da lettere.
«Gliela farò avere il prima possibile».
«Grazie mille, arrivederci».
«Arrivederci signor Marchand» chiuse la porta con le sopracciglia leggermente aggrottate.
Robinson era in piedi in mezzo alla cucina, non si muoveva.
«Cosa vuole ora da me?»
«Non ne ho la più pallida idea».
«Leggila tu ti prego, non so se io ce la faccio».
Lo psicologo lesse a voce alta il contenuto della lettera, rimasero di stucco alla frase 'sono il Diavolo che cerca redenzione', Tiana non l'aveva mai detto a voce alta, l'aveva sempre sussurrato all'orecchio di Ford quando lei era in altre stanze, lui ogni volta faceva un sorriso amaro e triste per farle capire che lo pensava anche lui, soprattutto negli ultimi periodi prima dell'incidente.
Iniziò a sentire un sapore metallico in bocca, non si accorse neanche di essersi morsa il labbro inferiore talmente tanto forte da farlo sanguinare.
Non doveva più preoccuparsi, era in un posto lontano come aveva detto lei. Si domandò che luogo avesse scelto.
«Allora è finita la tua condanna?»
«Penso di esserlo stata per troppo tempo» lo guardò e sorrise.
Accorciò le distanze tra di loro, si buttò tra le sue braccia, lui la prese e la fece volteggiare. La ragazza iniziò a baciargli il volto, ogni singola parte, non tralasciava nessuna zona.
«Se n'è andata» lo strinse forte.
«Se n'è andata» le baciò la fronte.
Il tarlo che stava uccidendo Tiana era scomparso nel nulla.
Si era dissolto come lo zucchero nel caffè caldo, aveva lasciato solo un piccolo retrogusto. Una scia di sangue al suo passaggio.

20-L'età non è tuttoWhere stories live. Discover now