♠️Da dimenticare♠️

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Sorridi anche se il tuo cuore soffre.
Sorridi anche se si sta rompendo.
Quando ci sono nuvole nel cielo te la caverai.
Se sorridi con la tua paura e il tuo dolore.
Sorridi e forse domani, scoprirai che la vita vale ancora la pena.

-Smile (Micheal Jackson)

-Smile (Micheal Jackson)

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{13 Febbraio 2006}

Era davanti a quella porta.
Dopo la litigata con il fratello di dodici giorni prima non sapeva se era la ben venuta.
Teneva la mano alla piccola Angy, che restava paziente sul posto.
Suonò al campanello, aspettò per un po' ma poi la porta si aprì.
Non c'era suo fratello, ma Tiana.
«Posso aiutarla?» non sapeva perché ma la riccia aveva impressione di averla già vista.
«Sì, Thomas è in casa?»
«No non c'è, è uscito un attimo a comprare alcune cose ma torna tra un po', se vuole può entrare».
Ginevra varcò la soglia della porta.
«Mamma chi è lei?» chiese con la vocetta ingenua.
Robinson rise e corse verso il forno, si era dimenticata che al suo interno c'era la crostata.
La tirò fuori e la lasciò freddare chiedendo loro se ne volevano un pezzo.
«Sei Tiana?»
«Sì, come fa a con-?» nel bel mezzo della frase Thomas aprì la porta di casa con le mani piene di buste della spesa.
La ragazza gli andò incontro per aiutarlo.
L'uomo alzò lo sguardo e vide la sorella e la nipotina sedute al tavolo alla sua destra.
Sospirò e l'abbracciò, non sapevano stare distanti, si volevano troppo bene per far vincere l'orgoglio.
Angelica si aggrappò alla gamba dello zio.
Robinson li guardò da lontano con gli occhi tristi e un sorriso sul volto.
'Che bello' pensò.
«Che ci fai qui Ginny?»
«Non posso passare a trovare il mio fratellino?»
Lui guardò negli occhi Tiana.

«Voglio presentarti una persona».
«Oh ma io già la conosco».
A questa frase Robinson si gelò il sangue. Ora ricordava, voleva scappare, partire e non tornare mai più.
L'uomo le guardò confuso.
«Signorina Robinson... Ricorda 'Orion'
Alla ragazza si mozzò il respiro, sgranò gli occhi.
«Sei il fratello della piedipiatti?» la sua voce era timorosa, impaurita.
«Mi spiegate che cosa sta succedendo?»
«Semplice Tom, un giorno mi mandarono in un night club, mi dissero che c'era uno spaccio di droga e nel seminterrato un piccolo bordello, io andai e interrogai coloro che vi lavoravano, quella sera successe il putiferio, una ragazza venne picchiata a morte nel bagno dello strip e indovina chi era uscita per ultima?»
Nella stanza calò il silenzio.
«Fatto sta che la signorina era entrata in bagno due minuti dopo l'altra ragazza ed è uscita prima di lei. La ritrovarono venti minuti dopo e nessuno aveva visto se erano entrate altre persone dopo di Tiana».
Robinson era quasi sull'orlo del pianto.
«Volevo portarla in centrale ma poi trovammo il colpevole, un uomo di ventinove anni».
Robinson quest'ultima cosa non la sapeva, stranamente non ne era al corrente.
Ginevra scosse la testa stringendo le labbra.
La riccia annuì avanzando piano verso di loro.
«Signora Chbosky... Forse siamo partite con il piede sbagliato, che ne dice di riprovare?» le allungò la mano.
«Riproviamo» la bionda gliela strinse.
Thomas guardò pieno d'orgoglio la sorella.
Prese in braccio Angelica e le baciò il piccolo visino. Lei ricambiò strizzando gli occhi per il leggero pizzicore della barba e dandogli un tenero bacetto sulla guancia.
«È sua figlia?»
«Sì, ma non mi assomiglia per niente, neanche il colore dei capelli io sono castana in realtà, ha ripreso tutto da Tom».
«Ha i suoi occhi signora Chbosky».
La piccolina disse allo zio che voleva ascendere, con il ditino punzecchiò la cosca della ragazza per attirare la sua attenzione.
Lei si chinò per stare alla sua stessa altezza.
«Dimmi».
«Tu sei la ragazza di zio?»
La guardò piena di dolcezza, le diede una carezza sulla guancia, era morbida, sembrava fatta di panna e di burro.
Come faceva una bambina così piccola a essere così sveglia?
Non sapeva cosa rispondere, non sapevano cosa rispondere.
Robinson si alzò non sapendo cosa dire.
Lui l'aveva baciata due volte, la coccolava, l'ascoltava, le voleva bene.
Non le aveva mai detto se voleva stare con lei.
O forse sì...
«Zio giochiamo?» Angelica aveva cambiato idea, nessuno le rispondeva, si era un tantino stufata.
«Certo Mały aniołek, voi due non uccidetevi mentre sono in salotto» disse prendendo i pupazzi da una borsa.
Gli lanciarono uno sguardo che diceva 'faremo le brave'.
Tiana invitò Ginevra a sedersi su uno degli sgabelli dell'isola.
«Vuole qualcosa?».
«No Tiana grazie. Dammi del tu per favore».
Lei annuì.
«Allora... Thomas ti ha mai parlato di me?»
«Sì, già dai primi giorni che lavoravo qui, ti nominava spesso, all'inizio pensavo che fossi la sua fidanzata, poi mi ha detto che sei sua sorella, ti vuole tanto bene»
Ginevra girò la testa verso il salotto.
«Quando hai iniziato ha lavorare qui?»
«Il tre dicembre duemilacinque».
La bionda ridacchiò sotto i baffi.
'Ci ha messo poco ad innamorarsi il mio fratellino...' pensò lei portandosi una mano alle labbra cercando di smetterla di ridere.
Lo sapeva anche lei che la riccia era una bella ragazza, non poteva negarlo.
Si ricordò di quando anche lei era innamorata.
Di quando qualcuno la amava, e che era scappato a gambe levate quando aveva scoperto che lei era incinta.
Voleva riprovare quella sensazione meravigliosa.
I tocchi, i brividi, i baci, i vari sospiri di piacere...
Le mancava tutto, non sapeva neanche più com'era sentirsi dire 'buongiorno amore mio'.
Thomas entrò in cucina, non voleva interrompere ma doveva prendere due bicchieri d'acqua, uno per sé ed uno per la nipote.
Quando lui aprì il frigorifero Tiana si girò e il loro sguardi si incrociarono. Lui le sorrise come era solito fare e lei come sempre ne rimase ammaliata.
«Brat (fratellino) le hai raccontato di Miss Hollywood
Lui per poco non fece cadere la brocca.
Non era pronto a quella domanda e di certo non voleva rispondere.
«Chi è Miss Hollywood, Thomas?» chiese Robinson ingenuamente.
Lui strinse il manico e serrò la mandibola.
«Non è nessuno» per una volta le rispose duramente, non voleva farlo ma in quel momento era inevitabile.
«Non è quella giusta vero Tom?» Ginevra fissava le sue spalle «Non glielo vuoi dire perché non ti fidi di lei...»
Thomas si girò di scatto, aveva gli occhi spalancati e la mano stretta a pugno.
«No aspetta... Tu cederesti anche la tua anima a questa ragazza, del resto come hai fatto con le altre sgualdrine!»
Le urla.
'No, no, non anche qui vi prego' pensò Tiana.
La prima cosa che le venne in mente di fare era di andare da Angelica a farle compagnia.
Prima di uscire dalla cucina sentì queste parole:
«Lei non è una sgualdrina!» urlò Thomas, non l'aveva mai visto così arrabbiato.
«Era una stripper! L'avrà data a mezza Seattle!»
Tiana si mise a piangere e disse alla bambina se voleva giocare con le bambole in camera sua. Lei rispose di sì tutta contenta.
«Tiana?»
«Sì piccolina?» rispose mettendosi in ginocchio di fronte a lei per arrivare alla sua altezza.
«Perché piangi?» con le piccole manine le accarezzò il volto e l'abbracciò.
Robinson scoppiò in un pianto ancora più disperato.
Strinse a sé la testolina di Angelica, la baciò tra i capelli ricci.
«Perché litigano? Non mi piace, gridano troppo».
La ragazza prese un respiro profondo prima di risponderle.
«Ora smettono vedrai...»
Era tutta una bugia stavano continuando.
«Ti piace cantare?»
«Sì»
«Che ne dici di cantare una canzone?»
Angy annuì e le chiese quale.
«La conosci 'Smile'?»
Annuì di nuovo.
«Smile, though your heart is aching /(Sorridi anche se il tuo cuore soffre).
Smile, even though it's breaking /(Sorridi, anche se si sta rompendo).
When there are clouds in the sky you'll get by/(Quando ci sono nuvole nel cielo te la caverai).
If you smile with your fear and sorrow/(Se sorridi con la tua paura e il tuo dolore).
Smile and maybe tomorrow/(Sorridi e forse domani).
You'll find that life is still worthwhile/(Scoprirai che la vita vale ancora la pena)...»
Continuarono a cantarla con il sorriso.

{Nell'altra stanza...}

Thomas non poteva credere a quello che aveva detto sua sorella.
«Le hai raccontato l'altra versione?»
«No, gliela racconterò solo quando sarà pronta!»
Ginevra rise amaramente.
«Non dirmi cazzate Tom! È lei che dovrà essere pronta oppure sei tu
Lui abbassò la testa, dovevano smetterla. Il suo cuore batteva forte per la rabbia e lo sfogo.
«Ti avverto fratellino, se anche lei ti spezzerà il cuore non venire da me dopo per aiutarti a fartelo ricucire...»
«Non ne avresti il coraggio»
Si guardarono negli occhi.
«Guardati sei più fragile di Tia-»
«Vattene Ginevra» disse con affanno.
Lei prese i giacchetti e la borsa.
Aprì la porta della camera di Robinson.
«Angelica ce ne andiamo».
La bambina sbuffò alzandosi Tiana le sorrise.
«Non volevo farle sentire le urla» si giustificò.
«Hai fatto benissimo, grazie. Scusaci per la lite».
Ancora rannicchiata sul pavimento le salutò con la mano.

{...}

Passò un po' di tempo, lei si era messa in posizione fetale sotto le coperte. Pioveva a dirotto e faceva freddo.
Sentì il cigolio della porta che si apriva e i suoi passi che si avvicinavano al letto.
Si sedette sul bordo del materasso e la guardò.
Erano passate due ore, lui si era messo il pigiama.
«Dove sei stato?»
«In giro per Seattle, dovevo schiarirmi le idee».
Thomas con la mano tracciò il profilo del viso della riccia.
Robinson sospirò al suo tocco, lo guardò e quando lui arrivò alle labbra gli baciò il pollice.
«Scusaci, ogni tanto ci stuzichiamo e a volte finiamo per litigare».
Lei annuì debolmente.
«So che hai paura delle urla, non le sentirai più te lo prometto».
«Grazie».
«Sei stata gentile a portare via Angelica».
«Non c'è di ché».
Lui si abbassò e le baciò delicatamente la fronte.
Era leggermente calda.
«Tiana ti senti bene?» chiese preoccupato.
«Mi fa male la testa però sto bene» disse con gli occhi chiusi.
Ennesima bugia. Stava mentendo anche con lui. La testa scoppiava, non riusciva ad aprire le palpebre e se ci provava le bruciavano.
Il seno pizzicava e aveva i crampi alle ovaie.
Emise un lamento.
'Perché deve essere così ogni volta?' si chiese raggomitolandosi ancora di più.
Thomas vide che era sudata dietro al collo e un po' sulla fronte.
Stava cercando di alzarsi ma le tremavano le braccia e le gambe, dovette stendersi nuovamente.
«Mały cos' hai?» era preoccupato, le accarezzava il viso e le stava vicino.
«Portami in bagno per favore».
L'aiutò ad alzarsi sorreggendola per non farla cadere rovinosamente a terra.
Si sentì mancare per un attimo, vide scuro e la testa girò .
Chbosky aprì la porta del bagno con il piede per non lasciare la ragazza.
La fece sedere sul water chiedendole per l'ennesima volta cosa avesse.
Lei aggrappandosi alla sua maglietta gli rispose che le erano venute le mestruazioni.
Vomitò succhi gastrici e lui le tenne i capelli con una mano e la pancia con l'altra, si sentiva meglio dopo essersi liberata.
Thomas le diede qualcosa per alleviare il dolore che la riccia bevve tutto ad un fiato.
«Va meglio?»
Lei annuì debolmente.
La riportò a letto, le rimboccò le coperte e quando stava per andarsene sentì qualcosa tirarlo per i pantaloni.
Era la ragazzina dai capelli ricci che tanto amava, lo stava trattenendo.
«Resta...» sussurrò fievole.
Lui si sdraiò vicino a lei mettendosi sotto le coperte.
Lei voleva che le braccia di Chbosky la stringessero forte.
Così fecero.
Robinson si rifugiò sul suo petto dove poteva sentire il suo cuore battere.
Il suo posto preferito.
«Ginevra è stata una stronza a dirti quelle cose».
«Non fa niente, mi hanno detto cose peggiori, ora basta però ho mal di testa».
Poco dopo si addormentò, quel giorno non aveva fatto nulla in particolare ma era distrutta, Thomas quando sentì il respiro pesante della ragazza sospirò.
Lei dormì fino al mattino seguente, lui si alzò per prepararsi da mangiare, più o meno ci aveva provato senza buoni risultati.
Nel corridoio non sapeva se andare in camera sua o tornare da lei.
Beh, quale poteva scegliere se non quest'ultima?
Si poteva dire che quella giornata era da dimenticare.

20-L'età non è tuttoWhere stories live. Discover now