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Mordo la parte superiore della penna, non riesco a concentrarmi. Gli altri stanno discutendo, ma io ho perso il filo logico ore fa, forse già dopo le prime parole dei soliti discorsi di rito all'inizio delle riunioni.

Sembrerebbe che niente sia cambiato dall'ultima volta che il Consiglio è stato riunito – prima che l'Alleanza ci attirasse in trappola – eppure so che non è così: il clima è teso, quelle poche parole che riesco a capire sono di frasi taglienti, vomitate da chi vorrebbe usare le maniere forti negli interrogatori.

Lancio un'occhiata di sfuggita ad Aesta, seduta come sempre al mio fianco. Tiene gli occhi fissi sullo schermo, continuando a prendere appunti; serra le labbra di tanto in tanto, come se volesse trattenersi dal dire qualcosa. All'improvviso la appoggia sul tavolo, saltando in piedi.

«Io non ho intenzione di sopportare ancora queste ingiurie, De Algy» sbotta stringendo le mani sul bordo e voltandosi di scatto verso destra, guardando indietro.

«Aesta, siediti, dannazione» le dico a bassa voce afferrandole la manica della giacca. «Uno scandalo è l'ultima cosa che potrebbe capitare in questi ol».

«Paura di perdere il comando, Rayegan?»

Stringo i pugni, voltandomi verso chi ha parlato: De Algy tiene il palmo della mano sinistra rivolto verso l'alto, ghigna, continuando a fissare me e Aesta.

«No». Aesta si risiede, incrocia le braccia. «Spero davvero che il gel che usa per tenere indietro quei suoi dannatissimi capelli biondo platino sia infiammabile» borbotta fra sé.

«Signori, per favore». La voce di uno dei capi politici risuona nella sala, coprendo il mormorio che era nato nelle file tra noi e De Algy. «Abbiamo problemi molto più importanti rispetto a battibecchi interni. Il motivo della nostra discussione odierna riguardava Minerva, non imputazioni processuali del comandante e primo ufficiale della Starfall pertanto vi prego di tornare in silenzio».

Il mormorio si calma pian piano, mentre l'aria si fa sempre più tesa: una soluzione a Minerva esiste, ma ci farebbe perdere la nostra arma principale – cancellare del tutto il codice.

«Comandante Davith, lei che dice? Ha seguito il progetto fin dalle prime fasi, immagino sia quella che lo conosce meglio».

Sospiro, guardando lo scarabocchio che ho fatto sulle note del tablet. «Non abbiamo tempo per fare ciò che pensavo – riscrivere del tutto il codice. Posso recarmi su Minerva, di nuovo, e controllare che l'Alleanza non abbia fatto alcuna modifica. Nei ol scorsi dalla Starfall sembrava tutto operativo».

«Vivi, sei sicura?» chiede Aesta non appena usciamo dalla stanza; continua a parlare, mentre il tablet vibra, annunciando l'approvazione della proposta. «L'Orlan potrebbe aver aperto il portale e lavorato da lì per quel che ne sappiamo. Sembrava, appunto, ma non ne abbiamo la certezza».

«Sì: ha il progetto. Non i codici da inserire per svolgere determinate azioni. E quelli scritti lì... be', li cambio con una frequenza piuttosto elevata e li conservo in un posto molto sicuro».

«Non dirmi che è la scatola in cui conservi quelle tue dannatissime bustine di tè da cui non ti separi mai».

Mi guardo intorno, accertandomi che nessuno sia abbastanza vicino. «In effetti sì. Comunque, dato che non posso rischiare la vita di troppi uomini né ho intenzione di usare la Starfall, dal momento che deve essere riparata per bene al motore, dovresti rimanere a controllare i lavori. Andrò da sola, con Axel».

Lei alza entrambe i sopraccigli. «Voi due, da soli, su Minerva? Sicura di tornare viva?»

«Posso solo sperarlo».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora