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Mi sono svegliata tremando: non sono mai stata così in apprensione, non sono riuscita nemmeno a mangiare, giusto una tazza di tè e due biscotti. Non ho idea di che piega prenderà la mia vita tra giusto qualche ora... ma preferirei affrontare Nayla in uno scontro adesso.

Aesta ha trascinato Erix a casa di Axel già ieri sera; ha dormito sul divano, dicendo di voler fare la guardia al vestito perché non si fidava del cretino.

L'ho lasciata fare, ormai mi stupisco di poco perché qualsiasi idea che lei e Axel possano tirare fuori porterà solo al concludere che quei due sono davvero scemi.

Ha continuato a fissarmi, bevendo quella che è la varietà di caffè preferita da Erix, poi mi ha trascinato via dal tavolo non appena ho appoggiato la mia tazza a lavare. Non mi darà il tempo di prendere un po' di respiro, ne sono certa.

«Eppure sento che c'è qualcosa che non va» continua a ripetere mentre sistema ogni piega dell'abito.

«Il mio solito pallore che spicca con l'abito verde?» le chiedo confidando in una risposta affermativa. Ha fatto tutto da sola, non ha voluto che mettessi mano né nell'acconciatura né sul trucco. Inizio a credere di aver fatto bene a fidarmi.

Lei mi guarda, scuotendo la testa. «Quello l'abbiamo risolto con il trucco, tranquilla. È più un qualcosa che manca... avrei dovuto guardarti meglio con il vestito addosso».

Mi guardo allo specchio: ha ragione, il pallore l'ha risolto con un trucco semplice ed elegante, come le avevo chiesto. Voleva farmi una treccia, ma non ne ha avuto modo e ha dovuto ripiegare sul fermare i capelli con uno spillone decorato da un fiore bianco su una delle due estremità, lasciando due ciuffi a incorniciarmi il volto. «Una collana?» azzardo toccando la zona di pelle lasciata libera dallo scollo del vestito.

«Sì! Ma dove la troviamo una in tempi così stretti?»

Qualcuno bussa, Aesta si precipita ad aprire, trovandosi di fronte Axel – stramente indossa la divisa completa di cravatta e cappello ed è pettinato.

«Che ci fai qui? Ti avevo detto di girare alla larga» sbotta lei mentre lui avanza in salotto. Lo saluto con un piccolo gesto della mano sporgendomi dalla porta del bagno e lui ricambia sorridendo. «Deve essere bellissima».

«Lo è, fidati di me. Ma ora rispondimi, che ci fai qui?»

«Servizio postale» risponde. «Dalla a Vivi, da parte di Erix».

«Bene, bene. Sciò, fila via ora».

«Posso rimanere sul divano?» urla lui. «Sono solo l'altro dei suoi testimoni, mica il futuro marito!»

«Basta che non rompi le scatole» risponde Aesta. Chiude la porta con un calcio mentre la guardo male; lei arriva con due passi da me, mettendomi in mano il pacchetto.

«Su, lo apri?»

«Non mettermi fretta. Non è facile muoversi con queste maniche».

«Ci dovevi pensare prima di perdere un braccio».

La guardo male, sciogliendo il nodo. «Credo che abbia risolto la situazione» le dico tirando fuori la collana.

«Ma è stupenda!»

«Ricordi quando ti dissi che non avevo ancora trovato la collana di mia madre? È questa, la indossa in tutte le foto che ho di lei. Credo abbia voluto farmi una sorpresa, diceva che non l'aveva trovata in mezzo agli archivi».

«Tanto meglio! E ci sta anche divinamente».

«Il verde è il colore tradizionale dei matrimoni» le dico alzando le spalle. «Qualsiasi sfumatura va bene, basta che sia verde».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora