22 (Erix)

159 22 28
                                    

L'atterraggio è tranquillo e Vivi nemmeno si è mossa quando la LWSS ha toccato terra, terra che terra non è: si tratta di una gigantesca palla di metallo, ma contiene al suo interno l'unica cosa che possa veramente servirle adesso.

Se non fosse stato per mia madre, non sarei qui con lei. È stata lei a ricordarmi di questo posto, a convincermi a prendere una decisione. Per quanto possa essere difficile e doloroso abbandonare tutte le ideologie con cui mio padre mi ha cresciuto, forse ha ragione lei questa volta, forse aiutare Vivi è la scelta migliore.

Le luci dell'astronave si spengono a poco a poco, ritorna il silenzio e la calma delle stelle là fuori. Mi alzo, avvicinandomi a lei: continua a dormire, rannicchiata sul sedile. Le accarezzo i capelli, arrotolando una ciocca tra le dita: l'ho fatto così tante volte quel gesto, senza pensarci, senza rendermi conto di quanto fosse davvero vicina, senza rendermi conto dei particolari che l'hanno resa speciale ai miei occhi senza che io lo capissi. Le ho detto la verità a dirle che non c'era niente tra noi, che a me, oltre al suo corpo, non interessava nient'altro: era ciò che pensavo – ciò che volevo pensassero gli altri nel caso l'avessero saputo.

Lascio andare la ciocca, sedendomi a terra; stringo la mano che lascia ciondolare dal bracciolo, accarezzandone il dorso con il pollice.

«Mi dispiace, Vivi». Lei non si muove, ma non mi interessa se non può sentirmi. «Non avrei dovuto legarmi a te in alcun modo. Sarebbe stato più facile se ci fosse sempre stata una distanza fra noi, non avremmo dovuto stare insieme su Lemuria in primo luogo... ti sei scottata troppo presto, vero?» Lascio andare la sua mano, passandomi una mano tra i capelli. «Mi dispiace averti ferito, sarà una macchia che niente potrà togliermi di dosso».

Mi alzo, prendo il suo cappotto e glielo sistemo addosso; non ho coperte con me, non conosco le LWSS della Federazione, non so se ci possono essere qui in giro – forse no, visto che questa è anche sprovvista di cabine.

Non credevo nemmeno accettasse di uscire con me, figuriamoci oltrepassare la fascia di asteroidi. Avrei detto che mi avrebbe scacciato in malo modo – me l'aspettavo... e me lo sarei meritato.

Indugio con la mano sopra la sua spalla, ha ragione a darmi del cretino, stavolta lo sono stato veramente. Non si merita affatto uno come me, Axel aveva ragione.

Mi passo una mano sul volto, non posso nemmeno giustificarmi per quel che ho fatto: mi aveva dato fiducia per una volta e io l'ho ripagata con un voltafaccia. Cretino. Me lo merito proprio quell'appellativo. Non so nemmeno cosa mi sia passato per la mente a infiggerle così tanto dolore con le mie stesse mani, per poi pentirmene la stessa notte, sfogandomi contro il cuscino e il muro e continuare ancora il giorno dopo.

Scendo velocemente a terra, ho bisogno di aria, ho bisogno di solitudine.

L'aria fredda mi colpisce in faccia, ma lo schiaffo di Darinell ha fatto più male. Brucia ancora l'espressione di disgusto che mi ha rivolto prima di colpirmi, sono certo che l'avrebbe fatto lei se non fosse stata così debole – è stata lei a dirgli di farlo. Era ciò che mi meritavo.

Ha scatenato la sua furia in battaglia, voleva farmi crollare il terreno intorno e avrebbe anche vinto la guerra, se non fosse che i territori dell'Alleanza fossero così ampi che è impossibile sapere con certezza quale sia il loro reale confine.

Credevo che l'avrei vista decisa, non pensavo che lei, Vivi, potesse crollare così .

Nayla mi tirava in un verso, Vivi mi trascinava verso il baratro e io non ho saputo scegliere. Forse non avrei dovuto risparmiarle la vita sull'At5 quel giorno in cui l'ho incontrata per la prima volta, l'unica in cui mi supplicò di risparmiarle la vita.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now