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Che è successo?

La stanza sembra girare prima che possa aprire gli occhi, mi sento uno strano sapore in bocca, quasi completamente asciutta. Una fitta di dolore mi attraversa tutto il corpo mentre le vertigini e un senso di nausea mi pervadono a fare anche il più semplice dei movimenti. Mi costringo ad aprire gli occhi.

Non riconosco la stanza, non siamo sulla Starfall. Dove mi trovo? Non ricordo niente da un certo punto in poi.

Alzo a fatica il braccio sinistro, è coperto di bendaggi; lo abbasso subito, non riesco a fare i gesti più semplici.

«Oh, sei sveglia».

«Axel? Sei tu?» chiedo in un sussurro.

«A meno che non mi abbiano clonato, sì, sono io. Ma anche in quel caso, sarei sempre io, no?»

Mi lascio sfuggire un mugolio di disapprovazione. «Non mettermi dilemmi adesso, non so neanche calcolare due più due ora».

Appoggia appena la mano sul mio braccio. «Resta a letto e non sforzarti. A loro ci pensiamo noi. È... è incredibile che tu sia sopravvissuta. In qualunque modo tu l'abbia fatto, è questo quel che basta».

Mugolo una risposta, qualcosa di incomprensibile.

«Vuoi qualcuno a farti compagnia?»

«Non lo so...»

«Aesta? Insomma, nonostante tutto siete sempre state unite... so che ha fatto, l'ho vista, ma non riesco a vederla in modo diverso».

«Fammi solo un favore. Tira uno schiaffo a Brunnos da parte mia».

«Agli ordini».

Se ne va senza fare troppo casino e rimango da sola, ma non so nemmeno a cosa pensare. Agli ol appena trascorsi? No, è solo un modo per farsi del male, così come lo è ripensare a quando Brunnos sembrava una persona normale, a quando la mia famiglia era ancora viva.

Sento gli occhi pizzicarmi, credevo seriamente di aver finito le lacrime.

Una mano stringe appena la mia. «Calmati, sei al sicuro ora. Cerca di riposare, non ti verrà fatto del male. Non ancora. Quello che rischia è Brunnos, Axel era piuttosto incazzato quando l'ha colpito».

Mi sta scoppiando la testa. Non sto nemmeno ascoltando Aesta, mi fa piacere che sia qui, sempre meglio che essere da sola, o peggio.

Scivolo di nuovo nel sonno, forse è la cosa migliore per non ricordare.

***

La convalescenza non è stata lunga, ma il tempo sembrava essersi fermato. Ho imparato a memoria le crepe che ci sono sul soffitto: una in particolare, è così irregolare che quasi la considero una metafora della mia vita. Parte da un angolo, gira verso destra, poi continua verso sinistra, tagliando quasi tutto il muro a una distanza che – a occhio e croce – mi sembra pari a venti decimi di un Fan. Per il resto, non c'è un granché di interessante. Forse sul pavimento c'è il solco lasciato da Axel visto il numero delle volte che è piombato qui; non ho visto nessun altro tranne lui e Aesta che per lo più è rimasta una presenza silenziosa su quella sedia alla parete. So che c'è una lampada sola, vicino al letto e che funziona a scatti: pur di non impazzire nel buio e nel silenzio, ho contato il periodo in cui funziona – sono tre ked, poi ha un'interruzione di venti secondi e riparte così.

Non ho idea di dove si trovi questa stanza, forse all'interno della costruzione: Minerva è così... ambiguo che non vedo l'ora di tornare al di là del portale.

La cosa peggiore è sapere che non abbiamo risolto niente, siamo a un punto morto della guerra e chissà in questi ol che ne è stato della Federazione perché io non so niente: dei contatti se n'è occupato Axel e ha preferito tenermi fuori da qualsiasi cosa – dice che è meglio che mi rimetta del tutto prima di tornare al comando.

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaDove le storie prendono vita. Scoprilo ora