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Mi passo una mano sulla faccia: è già la sesta volta che il Consiglio viene convocato per nominare comandanti e ufficiali delle nuove navi. La maggior parte di loro non ha esperienza sul campo, alcuni non sono nemmeno riusciti ad arrivare all'anno del diploma e già si ritrovano lanciati in battaglia, in una fazione che non è quella con cui sono cresciuti.

I tempi sono stretti, non possiamo perdere nemmeno un secondo: le riunioni, per quanto stancanti, sono necessarie; il sistemare la flotta, tuttavia, rimane la mia priorità. L'Orlan potrebbe arrivare qui da un momento all'altro e se non fosse stato per Reesha che ha continuato ad amministrare la politica, saremmo nei guai. Ma organizzare e addestrare i nuovi equipaggi è un lavoro più complicato del previsto perché molti non hanno la minima idea di come funzionino i comandi... in ogni caso sanno perfettamente chi sia Axel – si è già fatto conoscere dalle nuove reclute, come buona parte del mio equipaggio.

Il sesto consiglio è finito; guardo l'orologio: è tardissimo e la nave dovrebbe decollare tra dieci ked. Scendo le scale a corsa, rischiando di inciampare in più di un gradino – è quasi un'abitudine ormai cercare di evitare di sfracellarsi a terra. Arrivo in tempo con il fiatone e trovo sì l'equipaggio al proprio posto, anche Axel – solo che è circondato da un gruppetto di ragazze, probabilmente reclute; gli altri si scambiano occhiate, ridono sotto i baffi. Mi avvicino da dietro e lo prendo per un orecchio: non ho altro tempo da perdere.

«Se non fai decollare la Starfall entro due ked ti tolgo il caffè per tutto il tempo che resti sotto il mio comando».

Borbotta, si scusa con le sue ammiratrici e poi mi guarda serio. «Perché devi sempre rovinarmi tutto?» Le ragazze mi guardano storto, Axel è deluso, ma non ho intenzione di farmi fregare da quella faccina da cucciolo ferito.

«Perché sono ol che non fai altro che corteggiare le reclute, mentre io sono sempre a sistemare cose e a saltare da qui alla sala del consiglio. E non so nemmeno dove dobbiamo andare adesso. Anzi dammi i documenti e mettiti al tuo posto prima che cambi di nuovo primo ufficiale».

«Dovresti prenderti una camomilla» mi dice passandomi una cartellina che sbatto sul tavolo prima di avvicinarmi al thermos. «Non un'altra tazza di tè. Sei troppo agitata».

«Cosa vuoi dire? Non è mica l'ottava tazza di tè che bevo oggi». Me ne verso un'altra, l'ottava appunto. La teina non mi farà dormire stanotte, ma pazienza. «Insomma che dobbiamo fare oggi?»

«Controllare Minerva. L'ultima battaglia ha provocato un accumulo di energia che va verificato. Sembrava tutto regolare, poi i sistemi hanno rilevato alcune variazioni sospette» mi spiega tranquillamente.

Il tè mi va di traverso, tossisco, poi riprendo fiato e riesco ad articolare una frase sempre tossicchiando: «Decolla, va'. Prima arriviamo, prima torniamo».

«Decollo consentito, la pista è sgombra» rispondono all'interfono dalla zona di controllo.

Mi fermo dietro a uno dei programmatori, sta controllando l'ultimo codice inserito su Minerva, bisogna trovare cos'è che non va.

«Quindi l'errore nel codice non è uno di quelli che pensavamo...»

«Esatto: dovremmo davvero riscrivere dall'inizio, perché non è un bug: il codice compila regolarmente, ma... potrebbe fare meglio. Continueremo a cercare nelle righe che regolano le tempeste magnetiche, dato che il sovraccarico riguarda quelle, probabilmente è lì il punto che non torna».

«D'accordo. Continuate a lavorare».

Prendo il comunicatore dalla tasca, non mi aspettavo chiamate adesso, non capisco perché Erix voglia sentirmi adesso.

«Pronto?»

«Vivi?»

«Spero tu abbia un buon motivo per chiamarmi adesso, cretino. Sto lavorando».

Ai confini del vuoto 1 - Progetto MinervaWhere stories live. Discover now