1. La partenza

9.3K 525 597
                                    

Nella sala d'attesa l'aria era tesa come una corda di violino. Nessuno fiatava, ognuno era perso nei suoi pensieri.

Tomas fissava le sue manette: una rabbia cieca gli offuscava la vista, le mani tremavano e il cuore scalpitava.

Shani, con le braccia conserte, rimuginava su quello che aveva sentito il giorno prima, origliando alla porta gli Anziani durante il loro ultimo consiglio prima della partenza.

Hans teneva stretto il suo libro preferito, Il Signore degli Anelli. Una rilegatura speciale in Titanio aveva permesso all'edizione di sopravvivere per mille anni quasi intonsa. Aveva un valore inestimabile, ma la storia che racchiudeva era il vero motivo per cui Hans era così legato al volume. Non avrebbe dovuto portarlo con sé, non erano concessi effetti personali privi di valore funzionale a bordo. Avrebbe potuto leggerlo, ma non riusciva ad acquietare la mente. Osservava quel turbinio di angosce senza riuscire ad arrestarlo. Sapeva che ora era inutile lasciarsi travolgere dalle preoccupazioni, ma non riusciva a evitarlo.

Kuran, seduto scomposto sulla sua poltroncina, si mangiava le unghie. Un brutto vizio, quello. Se l'avessero visto sarebbe stato punito. Ma la tentazione era irresistibile ed era l'unica azione che in quel momento riusciva a tranquillizzarlo. Si fermò solo quando sentì il sapore ferruginoso e acre del sangue. Immediatamente nascose la mano sotto l'ascella e cominciò a contare.

Uno, due, tre, quattro, cinque...

Centodue, centotré, centoquattro...

Mille e sedici, mille e diciassette...

La porta si aprì dopo un segnale acustico.

Ulrik entrò con il vicepresidente, sbattendo la porta. Convogliò tutti gli occhi su di sé.

Il loro capitano.

Era un ragazzo molto alto, con le spalle larghe e il fisico asciutto. I capelli biondi erano stati rasati quasi a zero, come consuetudine prima di una missione. Gli occhi di ghiaccio non lasciavano trasparire alcun segno di umanità.

Pestando i piedi si mise sull'attenti. Il resto del gruppo lo imitò con una certa latenza. Per ultimo Tomas, che, portando con finta autorevolezza la mano destra sulla fronte, finse di venire colpito dalla sinistra, a lei legata, ridicolizzando così il suo saluto militare.

«Ah giusto, le manette. Scusa, Tom.» Sorrise il vicepresidente, un uomo tarchiato con la faccia rubizza, un completo elegante vecchio stile e un enorme sigaro in mano.

Presidente e vicepresidente erano gli unici due politici in grado di parlare direttamente con gli Anziani. Un ruolo di prestigio e difficile, che instaurava un certo timore reverenziale in chiunque si trovasse al loro cospetto. Quasi facessero anche loro parte degli Anziani.

«Liberatelo» ordinò ai gendarmi della scorta.

«In senso letterale?» ribatté Tomas.

Il vicepresidente non rispose. Quando le guardie zelanti si avvicinarono al ragazzo, dietro le loro schiene emerse una strana, minuscola figura.

Il resto del gruppo era ancora in piedi con la mano sull'attenti, ma non poté evitare di volgere gli occhi alle sue spalle.

«Riposo, ragazzi, riposo» proseguì l'uomo, con un gesto spazientito. «Allora, lei è Eva.» Con un cenno fece avanzare la ragazzina. «Il sesto membro. Vi prego di considerare che lei non ha ricevuto una formazione come tutti voi, te compreso, Tomas. Le abbiamo fatto un corso intensivo quest'anno. Ci sono state alcune difficoltà. Lascio a te, Ulrik la responsabilità della ragazza. Sarà un elemento essenziale del vostro gruppo. Questo è il volere degli Anziani.»

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now