Nella sala d'attesa l'aria era tesa come una corda di violino. Nessuno fiatava, ognuno era perso nei suoi pensieri.
Tomas fissava le sue manette: una rabbia cieca gli offuscava la vista, le mani tremavano e il cuore scalpitava.
Shani, con le braccia conserte, rimuginava su quello che aveva sentito il giorno prima, origliando alla porta gli Anziani durante il loro ultimo consiglio prima della partenza.
Hans teneva stretto il suo libro preferito, Il Signore degli Anelli. Una rilegatura speciale in Titanio aveva permesso all'edizione di sopravvivere per mille anni quasi intonsa. Aveva un valore inestimabile, ma la storia che racchiudeva era il vero motivo per cui Hans era così legato al volume. Non avrebbe dovuto portarlo con sé, non erano concessi effetti personali privi di valore funzionale a bordo. Avrebbe potuto leggerlo, ma non riusciva ad acquietare la mente. Osservava quel turbinio di angosce senza riuscire ad arrestarlo. Sapeva che ora era inutile lasciarsi travolgere dalle preoccupazioni, ma non riusciva a evitarlo.
Kuran, seduto scomposto sulla sua poltroncina, si mangiava le unghie. Un brutto vizio, quello. Se l'avessero visto sarebbe stato punito. Ma la tentazione era irresistibile ed era l'unica azione che in quel momento riusciva a tranquillizzarlo. Si fermò solo quando sentì il sapore ferruginoso e acre del sangue. Immediatamente nascose la mano sotto l'ascella e cominciò a contare.
Uno, due, tre, quattro, cinque...
Centodue, centotré, centoquattro...
Mille e sedici, mille e diciassette...
La porta si aprì dopo un segnale acustico.
Ulrik entrò con il vicepresidente, sbattendo la porta. Convogliò tutti gli occhi su di sé.
Il loro capitano.
Era un ragazzo molto alto, con le spalle larghe e il fisico asciutto. I capelli biondi erano stati rasati quasi a zero, come consuetudine prima di una missione. Gli occhi di ghiaccio non lasciavano trasparire alcun segno di umanità.
Pestando i piedi si mise sull'attenti. Il resto del gruppo lo imitò con una certa latenza. Per ultimo Tomas, che, portando con finta autorevolezza la mano destra sulla fronte, finse di venire colpito dalla sinistra, a lei legata, ridicolizzando così il suo saluto militare.
«Ah giusto, le manette. Scusa, Tom.» Sorrise il vicepresidente, un uomo tarchiato con la faccia rubizza, un completo elegante vecchio stile e un enorme sigaro in mano.
Presidente e vicepresidente erano gli unici due politici in grado di parlare direttamente con gli Anziani. Un ruolo di prestigio e difficile, che instaurava un certo timore reverenziale in chiunque si trovasse al loro cospetto. Quasi facessero anche loro parte degli Anziani.
«Liberatelo» ordinò ai gendarmi della scorta.
«In senso letterale?» ribatté Tomas.
Il vicepresidente non rispose. Quando le guardie zelanti si avvicinarono al ragazzo, dietro le loro schiene emerse una strana, minuscola figura.
Il resto del gruppo era ancora in piedi con la mano sull'attenti, ma non poté evitare di volgere gli occhi alle sue spalle.
«Riposo, ragazzi, riposo» proseguì l'uomo, con un gesto spazientito. «Allora, lei è Eva.» Con un cenno fece avanzare la ragazzina. «Il sesto membro. Vi prego di considerare che lei non ha ricevuto una formazione come tutti voi, te compreso, Tomas. Le abbiamo fatto un corso intensivo quest'anno. Ci sono state alcune difficoltà. Lascio a te, Ulrik la responsabilità della ragazza. Sarà un elemento essenziale del vostro gruppo. Questo è il volere degli Anziani.»
Il politico aspirò il sigaro a pieni polmoni, poi rilasciò il fumo.
«Questa missione... Voi forse non vi rendete conto di quanto sia importante. Sono consapevole del sacrificio che vi chiediamo. Perché di sacrificio forse si tratterà. La spedizione che siete in procinto di intraprendere sarà difficile e pericolosa. Vi prego di tenere a mente, che se ci fosse stata anche la benché minima possibilità di inviare una squadra più adulta, di volontari, sarei salito io a bordo. Gli Anziani sarebbero stati al comando e voi sareste rimasti in Accademia, o con le vostre famiglie...»
«O in cella» aggiunse Tomas provocatorio.
«O in cella, Tomas Murphy. Considera anche tu, questa, come una possibilità. Ti è stata data l'opportunità di lasciarti il passato alle spalle, di cambiare la tua storia. La tua scarcerazione non era prevista prima dei prossimi sedici anni. E non mi è stato riferito che la tua condotta avrebbe fatto sperare in una sua riduzione. Se la missione avrà successo i tuoi crimini saranno condonati e avrai l'opportunità di cominciare una nuova vita, sulla Terra, come un eroe.»
Sbuffò nebbia nei loro occhi.
«Ragazzi, siete il nostro futuro. Non dimenticatevelo. L'arca vi sacrifica, ma crede in voi. Il vostro coraggio sarà ricompensato. Sarete ricordati per sempre, i libri di storia citeranno i vostri nomi. La vostra missione potrebbe salvare le 532.874 persone che rimarranno a bordo, ad attendere vostre notizie. Spero vi rendiate conto dell'onere e dell'onore che vi è stato accordato.»
Si voltò infine verso la ragazzina, portandola avanti con un gesto quasi paterno che il resto del gruppo non aveva mai avuto il privilegio di ricevere.
«Eva, anche tu fai parte della squadra. La tua sopravvivenza è il tuo unico obbligo in questa missione. Gli Anziani hanno deciso per te. Abbi coraggio.»
Più rapido di quanto si aspettassero, se ne andò insieme alle guardie del corpo. Quasi non volesse vedere la faccia della fanciulla rigarsi di lacrime.
Era piccola e troppo magra, osservò Shani. Come avrebbe potuto sopravvivere? Perché era stata scelta? Qual era il suo ruolo? I vestiti le cadevano addosso come sacchi di iuta. I pochi capelli biondi le erano stati legati in una minuscola treccia dietro la schiena. Erano sporchi. Aveva un aspetto trascurato e tremava come una bambina.
Il vicepresidente si voltò solo un istante, prima che la porta si chiudesse alle sue spalle.
«La Terra agli Umani» sentenziò.
I ragazzi rimasero a bocca aperta, senza comprendere. Un detto così popolano in bocca a un ministro? Cosa stava a significare?
Ulrik si posizionò al centro della minuscola stanza bianca, dando le spalle alla ragazza. Come se anche lui volesse nasconderla alla vista degli altri.
«Eccoci. Volevo fare un discorso prima della partenza. Una volta entrati sulla navicella sarò sempre al timone, insieme a Kuran, il co-pilota. So che non ci siamo presentati tutti. Non ne abbiamo il tempo ora. Sarò chiaro, io vi porterò sani e salvi sulla Terra, di questo potete starne certi.»
Tomas imitò un gesto di ringraziamento orientale.
«Ma una volta sulla Terra, non posso assicurarvi assolutamente nulla» riprese ignorandolo. «Dipenderà solo da noi, dal nostro comportamento e dal nostro destino. Quindi una sola cosa vi chiedo: di ascoltarmi. Non ci saranno molte regole, nessun saluto militare, abolisco ogni forma di linguaggio formale o di rispetto nei confronti della gerarchia. Potete anche mandarvi affanculo se volete. Non vi farò rapporto e non ci sarà nessun Anziano o nessun vicepresidente a punirvi. Ma dovrete ascoltarmi. Sempre. Anche quando le mie decisioni vi sembreranno assurde, impossibili o dolorose. Voi ascolterete e ubbidirete. Ciecamente. Questo è il vostro unico dovere. Questa è l'unica cosa che ho da dirvi prima del decollo. Ci siamo intesi?»