20. Hans

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"Il mondo è davvero pieno di pericoli, e vi sono molti posti oscuri; ma si trovano ancora delle cose belle, e nonostante che l'amore sia ovunque mescolato al dolore, esso cresce forse più forte."


Hans chiuse di colpo Il Signore degli Anelli e un sospiro gli sfuggì dalle labbra.

Un mondo pieno di pericoli...

Non era quello che l'attendeva?

Fuori dall'oblò, la Via Lattea illuminava l'universo come una spolverata di zucchero a velo sopra una torta al cioccolato fondente.

Era una visione così meravigliosa che il ragazzo non poté far altro che avvicinarsi al vetro per ammirarla.

«Il solito romantico» Il presidente, comparso alle sue spalle, lo interruppe.

Hans sobbalzò, il vecchio volume, malamente rilegato, gli sfuggì dalle mani. Alcune pagine si sparsero sul pavimento.

Il politico non sembrò farci caso, lanciò un'occhiata distratta allo spettacolo fuori dall'arca, poi si diresse verso la porta aperta della sala riunioni e aspettò che lui lo raggiungesse.

Il ragazzo raccolse goffamente il suo tesoro, poi si diresse a capo chino verso la stanza, mentre si riposizionava gli occhiali sul naso, con gesti nervosi.

«Perché stavi leggendo un vecchio libro per ragazzi?» chiese il ministro. Si chiuse la porta alle spalle e andò ad accomodarsi in una sedia girevole in pelle, con due enormi braccioli, a capo di un lungo tavolo di legno scuro.

Erano soli, in quell'enorme aula. C'erano una ventina di sedie foderate di rosso. Hans scelse di sedersi un po' distante.

«Chiamarlo un libro per ragazzi mi sembra riduttivo» replicò infine, visto che l'uomo sembrava attendere da lui una risposta.

Il presidente era un uomo alto, lineamenti spigolosi, occhi neri, un naso aquilino e capelli folti ma brizzolati.

Sembrò scrutarlo con un'ombra di disprezzo.

Hans era un giovane di media statura, abbastanza magro, capelli sempre spettinati, lunghi, di un castano chiaro. Occhi dorati nascosti da due enormi lenti con una montatura sottile e argentata.

«Illuminami» proruppe infine. Appoggiò un gomito al bracciolo e si volse nella direzione del ragazzo.

«Sebbene sia una storia che parla di incantesimi, di stregoni, nani, anelli magici, e Hobbit, è un incredibile esempio di come la letteratura, attraverso mondi immaginari, possa rappresentare metaforicamente la società odierna. Rappresenta noi, la nostra struttura sociale gerarchica, la quotidiana lotta tra il bene e il male, la paura dello straniero, il sacrificio e la debolezza umana. I libri non devono essere lunghi saggi di sublime levatura o articoli scientifici e divulgativi per parlare e toccare il cuore del lettore. Chi meglio degli eroi, degli elfi o degli Ent possono mostrarci che i valori per cui vale la pena lottare contro mostri, orchi feroci e spiriti malvagi sono l'amore, l'amicizia, la famiglia e il coraggio di continuare a combattere?»

Il presidente sorrise, poi batté le mani con indolenza, un applauso fiacco e irrisorio.

«Bravo! Dico davvero! Hai quasi convinto anche me. Hans, Hans... Sei ancora troppo infantile, figlio mio.»

Il ragazzo divenne bordeaux. Si pulì gli occhiali, lo sguardo chino verso le sue vecchie scarpe di tela.

Figlio.

Quell'uomo non era suo padre. Hans non possedeva più il suo cognome: vi aveva rinunciato quando era entrato all'Accademia, all'età di cinque anni. Lui lo sapeva. Perché esordire con una frase del genere?

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now