7. Alberi enormi

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Appena il gommone toccò la riva, Evangeline si gettò a carponi sulla sabbia umida, ancora scossa dai conati. Le lacrime che le sgorgavano dagli occhi senza sosta e le braccia che tremavano per il gelo.

Il resto dell'equipaggio sbarcò in modo più dignitoso.

«Ma che strazio!» inveì Shani, nel passarle vicino, senza degnarla di uno sguardo.

Il sole era sorto sul mare. Uno spettacolo magnifico: luci rosate, rossastre e aranciate in un immenso cielo blu come l'acqua che rifletteva mesta i suoi aloni.

Un paesaggio totalmente rinnovato rispetto alle tenebre della notte passata. Era irriconoscibile. La loro prima alba sulla Terra.

Ulrik e Hans ne approfittarono per stendere la cartina, mentre Kuran e Tomas portavano a riva i pochi bagagli scampati all'atterraggio di fortuna.

«L'acqua non basta per tutti!» si lamentò Tomas, poi senza farsi vedere da Shani passò una borraccia a Eva, ancora a terra. La ragazza bevve un sorso senza la forza per ringraziare.

«La posizione doveva essere errata, questo è sicuro, ma solo di pochi chilometri. Non ci vorrà molto a raggiungere il villaggio. Questa è la spiaggia a cui siamo arrivati: l'accampamento si trova immerso nella foresta, a una decina di chilometri dalla costa, con buone probabilità in questa zona.» Il capitano delimitò con un cerchio un quadrante della cartina. «Un giorno di viaggio, massimo due, se ci perdiamo o se ci fermiamo per rifocillarci e a riposare, poi saremo arrivati.»

«Non lo so, Rik. Non mi sembra che sia questa la zona» rispose Hans, avvicinando gli occhiali alla mappa. La sua miopia peggiorava quando non assumeva regolarmente collirio a base di titanio. Una condizione parafisiologica di origine genetica, si giustificava lui. In realtà era lo studio eccessivo di volumi antichi con una scarsa luminosità e fino a tarda notte a gravare sulla sua vista. «Vedi? Questo golfo, dove dovremmo trovarci ora, è di dimensioni nettamente maggiori. Guarda la scala! Inoltre, non ci sono le scogliere, queste qua segnate!»

«Maremoti, la Terra era in condizioni pietose quando gli Antichi se ne sono andati, le zolle si stavano muovendo. Probabilmente le scogliere sono andate distrutte.»

«Se le hanno riportate sulla cartina vuol dire che erano enormi, Rik non erano semplici sassi nel mare. Lì indica un dislivello notevole. Un dislivello sul mare! Un dirupo. Qua è tutto pianeggiante, non vedo montagne o colline. Il maremoto ha sommerso anche queste?»

«Gli Anziani hanno lavorato mesi per trovare queste coordinate, i superstiti dell'arca M-015 sono atterrati qua.» Ulrik indicò con foga il punto segnato sulla mappa con un simbolo rosso. «E noi qua andremo. Prendete gli zaini.»

«E se gli Anziani si fossero sbagliati?»

Un brivido percorse le schiene fradice e infreddolite del gruppo.

La domanda venne zittita dallo sguardo truce del capitano. «Ho detto: prendete gli zaini!»

«Sua Maestà non porta nulla?» chiese Shani, notando la suddivisione squilibrata delle sacche.

«Pensa per te» l'ammonì Ulrik. Passò vicino a Eva e la coprì con la sua giacca. La aiutò ad alzarsi e fece particolare attenzione a non essere troppo brusco. Era alto quasi mezzo metro più di lei e pesava il doppio, senza calibrare la forza avrebbe rischiato di strapparle il braccio o lussarle la spalla.

La ragazza però si divincolò e sfuggì velocemente dalla sua presa. Si rialzò da sola. Ai suoi piedi lasciò che la giacca scivolasse sulla spiaggia.

Solo allora si rese conto di ciò che si trovava davanti a lei.

La foresta era composta da gigantesche conifere, alte svariati metri più di quanto riportato dai libri sull'arca. I rami si intrecciavano così fitti da rendere l'interno buio come una caverna.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora