45. Guarigione

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"Tomas dove vai? Dove hai preso quella?" domandò, indicando la tuta spaziale. I suoi occhi splendenti erano spalancati dal terrore.

"Stai scherzando, vero? Non puoi essere così idiota! Non puoi farlo davvero!" urlò, quando comprese.

Il ragazzo la osservò come se fosse la prima volta. Il trucco pesante sugli occhi, i capelli platino, biondi e lisci, la sua bocca morbida e rosa, la pelle diafana. Il suo nome significava Estate. L'Estate, sulla Terra, era una stagione, che i meteorologi descrivevano come il periodo più caldo e soleggiato dell'anno. Ora tutto ciò era privo di senso, sull'Arca, immersi nel cieco universo. Eppure Summer evocava ancora l'apice della vita, del divertimento, la spensieratezza delle vacanze.

"È la nostra unica possibilità! Pensa a cosa potremmo ottenere! Migliaia di intercettazioni, documenti segretati. La verità è a portata di mano! Devo solo attaccare questa microspia e formattare il software che gestisce..."

"Tomas, smettila!" strillò la ragazza, così forte da trapanargli i timpani. "Ma chi cazzo ti credi di essere? Cosa vuoi fare? Ti rendi conto delle cretinate che stai dicendo? Potresti morire, Tomas. Alla meglio verrai incarcerato! Ti daranno l'ergastolo!"

"Vale la pena rischiare" le rispose, facendole l'occhiolino. Lei l'afferrò per l'avambraccio, conficcandogli le unghie nella carne.

"No, Tomas. È la tua vita, non ne avrai un'altra. Niente merita un rischio così elevato. Non siamo in un videogioco, Tomas. Ti rendi conto cosa potresti perdere?"

"Ci sono cose, Summer, per cui vale la pena dare la vita."

"No! Non è così. Sei solo un adolescente! Non puoi capire! Sei solo uno stupido, folle, idealista, un ragazzino immaturo, che crede di poter cambiare il mondo da solo. Pazzo! È questo che sei, pazzo! Io non ti appoggerò, Tomas, non assisterò al tuo sacrificio. Vuoi giocare a fare l'eroe? Assumitene le responsabilità. Questo non è un gioco. Forse hai ragione, forse ci sono delle cose per cui vale la pena lottare, ma questo non è sicuramente il caso."

Tomas si girò verso di lei.

Ma nel sogno il suo volto era cambiato.

Shani lo stava guardando, coi suoi occhi color nocciola, il volto sporco di terra e polvere, un occhio gonfio e il labbro spezzato.

"Io non abbandono gli amici."

Il ragazzo aprì e richiuse la bocca, incredulo.

"Cosa ci fai tu qua?"

"Ci vediamo dopo, Tomas."

Lui allungò il braccio per sfiorarle il volto, per asciugarle una lacrima, ma riuscì a carpire solo l'aria davanti a sé.

Si ritrovò solo in una stanza bianca.

Ebbe paura.

Per la prima volta in vita sua ebbe davvero paura.

"Shani!" gridò disperatamente.

Ti prego, fa che sia solo un incubo.

Ti prego, Tomas, svegliati.

Dev'essere un incubo. Dev'essere per forza un incubo.

"Shani!" Provò di nuovo.

"SHANI!"



UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now