40. Oppio

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Shani spostò il fucile sulla spalla sinistra. Chinò il collo verso destra facendolo scrocchiare e poi roteò il polso della rispettiva mano, in senso orario e antiorario.

La foresta non era mai stata così chiassosa. Eppure la ragazza aveva un ricordo nitido della prima notte che vi avevano alloggiato, di quel silenzio aberrante, oscuro, pieno di tensione.

Una battuta di Tomas le tornò in mente e non riuscì a trattenere un sorriso.

Il gracidare delle rane sovrastò il suo sospiro.

Si voltò a osservare il villaggio alle sue spalle.

Tutto tranquillo. Qualche fiaccola andava e veniva dalle tende. Come sempre.

Il pericolo, da dietro la staccionata, sembrava lontano. Ma lei era lì, in prima fila, e lo sentiva più vicino e vivido che mai.

Poteva odorare il profumo della resina e del muschio, percepiva le ali dei passeri che tornavano al nido, il richiamo notturno di una civetta, la tensione, la vita, una minaccia velata.

Là fuori una tigre enorme era stata liberata, là fuori un branco di lupi si aggirava in cerca di cibo, là fuori...

Un rumore rapì la sua attenzione.

Tra il frastuono delle raganelle e il cinguettio degli uccelli notturni aveva udito nitidamente un ramo frantumarsi.

La foresta sembrò acquietarsi all'improvviso

Il richiamo cupo e lugubre del gufo si azzittì.

Shani tolse la sicura con la rapidità di un battito di ciglia.

L'avevano sentito anche loro, gli animali. Non se l'era immaginato.

C'era qualcuno là fuori.

Trattenne il fiato e impugnò il fucile. Lo sguardo vagava nel buio, alla ricerca di un dettaglio, di un lieve bagliore.

Ma il nero pece continuava a dominare la notte. Quella timida luna dimezzata non poteva nulla contro il regno delle ombre.

Là fuori, qualcuno si stava nascondendo.

«Shani!»

La guerriera, d'istinto caricò il fucile e lo puntò alla gola del ragazzo. Gli occhi a mandorla si spalancarono, mentre il pomo d'Adamo seguiva il timido movimento della deglutizione.

«Kuran! Per la miseria!» imprecò Shani.

Poi il suo sguardo si spostò sul petto nudo del pilota.

Era mezzo svestito, indossava solo un paio di pantaloncini troppo corti, che mettevano inutilmente in evidenza le lunghe gambe ossute.

Ringraziò la notte, dentro di sé, perché sentì chiaramente il suo volto avvampare alla vista di quei muscoli tesi e definiti.

«Ma che...» Fece per dire, senza riuscire a spostare lo sguardo verso l'alto.

«Devi venire subito! Eva sta molto male, Ulrik l'ha portata nella nostra stanza!»

«Cosa?»

"Devi venire, subito!»

«Cos'è successo?»

Kuran si guardò attorno, anche lui in imbarazzo.

«Non lo so, dormivo. Mi ha svegliato il comandante, la teneva in braccio. Mi ha detto di venirti a chiamare.»

Shani aggrottò le sopracciglia. Poi la sua mente tornò alla foresta. Si voltò di scatto, sicura di riuscire a prendere di sorpresa l'essere che giocava a nascondino tra la fitta vegetazione.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWo Geschichten leben. Entdecke jetzt