26. Tramonto

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Dopo più di una settimana passata a sgusciare tra i fitti rami della foresta, arrancando tra le radici e i tronchi degli alberi caduti, col cielo filtrato da trame oscure che coprivano il sereno, quell'immenso spazio vuoto li travolse e fece crollare ogni loro certezza.

Si sentirono scoperchiati, sprigionati, liberati. Si sentirono vivi, come mai si erano sentiti prima di allora.

Il sole di metà pomeriggio brillava ancora alto.

Il profumo dell'erba umida, i colori accesi dei papaveri e dei denti di leone, le montagne, all'orizzonte.

Tomas e Shani si guardarono per un solo istante e comunicarono telepaticamente: entrambi abbandonarono lo zaino a terra e cominciarono a correre, rotolare, ballare in mezzo a quel giardino fatato, su quella dolce collina dalla forma tondeggiante.

Hans cercò di protestare, apprensivo, ma Ulrik lo zittì con la mano. «Lasciali stare.»

Kuran si avvicinò a Eva.

«So cosa stai pensando» le disse, con un tono po' arrogante.

La ragazza trasalì.

«Anche io vorrei che la mia fidanzata vedesse tutto questo. Le sarebbe piaciuto tantissimo... La felicità non è la stessa se non hai chi ami vicino a te a condividerla.»

«La felicità è autentica solo se condivisa. È una citazione di un antico scrittore, Jon Krakauer...» lo corresse Hans con un eccesso di pedanteria.

Kuran si allontanò, infastidito, e proseguì la sua riflessione interiormente.

Eva però non pensava a Marianne o alle sue sorelline. Sì, forse anche loro si sarebbero divertite come Shani e Tomas, a fare capriole e giravolte, a raccogliere mazzi di fiori o creare collane e braccialetti.

O forse no.

Forse loro stavano meglio sull'Arca. Le piccole adoravano andare a scuola e a Marianne piaceva fare loro da mamma, gliel'aveva confessato una sera quando le aveva chiesto perché non si lamentasse mai, come facesse a essere sempre così serena e paziente.

Il problema di quel pianeta era che dovevi affrontarlo nella sua totalità: il suo sole luminoso e la notte senza luna, l'asfissiante foresta e il suo laghetto segreto, i lupi affamati e i dolci scoiattoli.

Marianne non sarebbe sopravvissuta in quella natura impervia. Nemmeno le sue sorelline. Anche lei, alla fine, non sapeva per quanto ancora avrebbe resistito.

No, nonostante fosse tutto meraviglioso, le preferiva sapere al sicuro, nella loro cuccetta, avvolte in calde e morbide coperte, intente a leggere un libro di fiabe.

Pensava ad altro, Eva.

Ulrik aveva davvero ucciso una ragazza? Non ne aveva parlato quella notte, in cui tutti avevano esposto i propri oscuri segreti.

Ora se ne stava lì, immobile come una statua antica, le spalle ampie e i capelli pettinati all'indietro. Aveva la mascella contratta e questo rendeva il suo profilo ancora più spigoloso. Non sembrava felice come gli altri di trovarsi in quel posto.

Sembrava sempre in allerta.

Quando si girò verso di lei, la ragazza abbassò subito la testa.

Si sedette e sfiorò con le dita sottili i petali dei fiori. Non se la sentiva di coglierli. Erano così puri e innocenti. Così fragili... Come poteva sopravvivere in un mondo così ostile e imprevedibile una forma di bellezza così vulnerabile?

Come può tanto straordinario splendore risiedere in un essere così fugace e delicato? Ogni fiore aveva uno stelo di una lunghezza diversa, petali di dimensioni differenti, sfumature di colore differenti. Non esisteva un fiore identico a un altro. Erano i doni dell'imperfezione che la natura elargiva alla vita.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now