30. La tigre

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Eva ricevette senza reagire il secondo pugno nello stomaco e i ragazzi sussultarono come se fosse stato inferto loro.

Kuran gridò a Ulrik: «Dobbiamo fare qualcosa!»

Da dietro sentì una bastonata sulla schiena, ma il pilota non cedette. Con agilità, si rimise in piedi, tirò una testata all'enorme donna che stava alle sue spalle, poi si lanciò convulsamente verso il suo capitano.

All'improvviso un rumore sordo rimbombò nel suo cranio. Il mondo si tinse di nero e il giovane cadde a terra, immerso in un sonno profondo.

Con il calcio della pistola, David l'aveva stordito.

Shani provò a dimenarsi, ma Ole era troppo possente.

«Cosa abbiamo fatto...» mormorò Hans. I suoi occhiali, ancora scheggiati, non riuscivano a far intravedere i suoi occhi dorati. Anche lui sentiva di non poter restare lì a lungo, ad assistere, come gli altri, a quella fine cruenta. Vedeva un insieme di linee e segmenti destrutturati, un mosaico confuso in cui l'esile figura di Eva si perdeva.

Ma l'immaginazione era ancora più efferata della realtà.

Quando venne scoperchiata la gabbia e si palesò dinnanzi a lui una macchia aranciata con spesse linee nere, comprese ancor prima di sentirne il ruggito.

Anche Shani rimase pietrificata. Continuava a controllare se ci fossero vie di fuga. La recinzione attorno al villaggio era facilmente superabile. Ma come avrebbero fatto a liberarsi? E poi Eva? L'avrebbero dovuta lasciare lì? Come sarebbero sopravvissuti nella foresta selvaggia senza cibo, armi e medicinali? Come sarebbero sopravvissuti a tutto questo?

Ulrik continuava a sgolarsi.

Lei lo doveva ascoltare, lui era il suo comandante, perché non gli ubbidiva? Perché non cercava di scappare? Perché non si ribellava? Perché non lottava?

Il volto di Eva, gradualmente, nella sua mente si sovrappose a un ricordo. Il trauma mai superato risalì alla sua coscienza, come una spessa coltre di nebbia che gli occultava la vista.

Al posto di quella ragazzina bionda, come d'incanto, c'era lei.

Lunghi capelli nero antracite, la pelle candida come il latte. Maisie.

Cercò di scacciare quell'immagine dalla sua testa. Chiuse gli occhi per un istante, scuotendo vigorosamente il capo. No, non era il momento, non poteva soccombere ai suoi deliri. Era solo un'allucinazione! Non era reale.

Doveva salvare Eva!

Lui doveva salvarla!

Ma eccola di nuovo lì, nascosta nel buio, sotto le sue palpebre.

Maisie.

Era cosparsa di sangue. Il liquido rosso aveva macchiato il suo volto pallido, i capelli mori e le mani tremanti di Ulrik. Stava morendo lì, tra le sue braccia.

Due enormi occhi blu lo trafissero.

E lì, lui, il soldato, l'ufficiale, capì: non aveva ancora pagato per la sua morte.

La vita gli stava presentando ora il conto.

Il destino aveva un modo atroce e contorto per punirti. Farlo assistere alla morte di una seconda ragazza. Anche quella, per causa sua.

Ma non una ragazza qualunque... Eva. Con i suoi occhi cangianti e il suo tono deciso, con il suo corpo così fragile e quella risolutezza d'animo, così indecifrabile.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraWhere stories live. Discover now