27. La cattura

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Shani si avvicinò a Tomas, lontano dal bagliore delle torce, gli tirò il lembo della manica e con un sussurro gli chiese: «Che hai? Che ti succede?»

Le stesse domande che aveva rivolto Ulrik a Kuran poco tempo prima.

Il ragazzo si voltò a fissarla. Il volto della compagna era in ombra, non riusciva a intravederne più della sagoma. Negli occhi, solo la sclera bianca brillava nel buio. La luna, quella sera, era oscurata da nubi sottili, comparse poco prima del tramonto.

Presagio nefasto di una notte senza luce.

Shani lo trascinò in avanti, spaventata dal fatto che potessero perdere di vista il resto del gruppo.

«Cosa intendi?» ribatté infine Tomas, fingendo di non capire.

«Perché continui a discutere con Kuran? Lo stuzzichi sempre, con la storia della sua fidanzata. Eravate per caso innamorati della stessa donna? Sei davvero stato... con Summer?»

I ricordi che aveva Shani di quella ragazza bionda slavata, col trucco pesante e il nasino all'insù erano troppo sfocati. Non ricordava nemmeno come l'avesse conosciuta, perché avessero discusso con tale violenza, come fosse finita la faccenda. Non era l'unica a cui non andava a genio, di questo era sicura. Summer non aveva molte amiche nell'Accademia. Dietro quel faccino angelico si nascondeva una vera serpe, o almeno questa era l'opinione che si era fatta di lei ai tempi.

«Sei gelosa?» Tomas sorrise malizioso. Lei lo sospinse in avanti con ancora più forza e scosse la testa imbarazzata.

«Ma va!»

Le fiaccole in lontananza illuminavano a fatica il sentiero.

«Quello che ha detto Eva mi ha fatto riflettere» Tomas cambiò argomento.

«Cioè?»

«Io e te non ci siamo mai parlati in Accademia.»

«Perché sei più piccolo, Tomas, poi non venivi mai a lezione ed eri un casinista. Starti alla larga era l'unico strumento di prevenzione per eventuali sospensioni. O peggio, per l'espulsione.»

«Però conoscevi Ulrik. E Kuran.»

La ragazza sentì il volto avvampare. Allontanò la mano dalla schiena di lui e la passò nervosa tra i capelli ricci. Le dita le rimasero impigliate nei nodi che le si erano formati in quei giorni di viaggio.

Le torce erano ormai lontane, avevano davvero perso terreno.

Ma non le importava più nulla, non era quello il motivo per cui una strana paura gli aveva appena attanagliato il cuore...

Tomas aveva capito tutto. Sapeva tutto.

Ma... come? Come aveva fatto? Sicuramente nessuno gliel'aveva detto.

Era in carcere in quel periodo. Come l'aveva intuito?

Sembrava sempre così innocuo, faceva il pagliaccio, stuzzicava e rideva troppo spesso e in modo troppo sguaiato. Ma non era stupido. Quello no. L'aveva sottovalutato.

Tomas le strizzò l'occhio con indifferenza e la cinse a sé. Aveva addosso un profumo dolce e il suo braccio, sulle sue spalle, così caldo, le diede un senso di protezione inaspettato.

«Fa lo stesso, recupererò il tempo perso!» esclamò con un'assurda allegria.

Shani non riuscì ad allontanarlo.

Dentro la sua testa c'era un elenco di motivi per cui non avrebbe dovuto cedere a quel gesto così intimo di affetto. Di solito, come Ulrik, era piuttosto restia al contatto fisico, soprattutto quanto l'intento era così palese.

UMANA ∽ Ritorno sulla TerraDove le storie prendono vita. Scoprilo ora