22- Compromesso

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Mel

"Benedetti siano gli istanti, i millimetri e le ombre delle piccole cose."
-Fernando Pessoa-

-Casa tua é bellissima- varcai la porta di ingresso e i tacchi picchiettarono sul parquet immacolato.
Mi impegnai a camminare delicatamente, avevo paura di poter svegliare qualcuno.

-Non c'è nessuno, i miei sono fuori- Damian posò le chiavi all'ingresso e si diresse in cucina.

Mi guardai attorno, la casa era immersa nel buio se non fosse stato per le luci della piscina che illuminavano la porta finestra.

Il silenzio invece era totale, e mi chiesi che genere di lavoro facessero i suoi per potersi permettere una casa così.

-Vuoi qualcosa da bere?- annuii osservando il pianoforte a coda, Damian aprì il frigorifero e osservai la sua schiena muscolosa.

La cucina e il salotto erano collegate da un arco in pietra, e notai delle fotografie appoggiate sulla consolle al suo fianco.

Ne sbirciai una che ritraeva Damian, Nate e un uomo con la mascella cesellata e gli occhiali da sole.
Erano in barca e sorrisi automaticamente all'espressione entusiasta di Nate e alla mancanza dell'incisivo.
Damian invece era sullo sfondo, le labbra carnose imbronciate e lo sguardo puntato verso la telecamera.
Era un bambino splendido ma il suo sguardo non era affatto cambiato.

-È mio padre, ha un ossessione per la barca a vela- sobbalzai, Damian mi porse un bicchiere colmo di quello che sembrava succo e osservò la foto.

-Sembra divertente- sondai la sua espressione ma come sempre non riuscii a carpire il suo stato d'animo.

-Immagino di sì- prese un sorso d'acqua e io osservai la foto successiva.
-Lei è mia madre-
-É bellissima- osservai la donna bionda, il vestito bianco metteva in risalto la sua pelle abbronzata e sorrideva alla telecamera.

Automaticamente pensai a che tipo di infanzia avesse vissuto Damian prima di essere adottato dagli Hale.
Che genere di genitori aveva avuto?
Gli mancavano?
Era in contatto con loro?

-É uno degli avvocati più bravi del paese, la bellezza passa in secondo piano quando ci parli. È incredibilmente intelligente- lo guardai stupita e sentii il cuore gonfiarsi.

-Sembra fantastica- mi morsi l'interno guancia e il pensiero corse alla mia di madre.
Non avevo ancora potuto parlarci, non voleva sentire nessuno, nemmeno me.

Guardai il sorriso della signora Hale e mi sforzai di ricordare una foto simile della mamma.
Non ce n'era neanche una.

-Come... sta tua madre?- mi voltai per guardarlo ma lui fissava la fotografia.
Il suo tono era stato diretto ma la sua rigidità mi diceva che era a disagio. Abbassai lo sguardo torturandomi il pollice.

-Non molto bene, i medici la stanno tenendo sotto osservazione. Lei è... - scossi la testa sentendo la solita corda stringermi il collo.

Lei era imprevedibile.
Lei era pericolosa, non per gli altri, ma per sé stessa.
Lei voleva volare via. Andare lontano.
Ci era quasi riuscita quella notte ma ero riuscita a portarla indietro, avevo imbottigliato la fata in un vasetto per non lasciare che sfuggisse.
Non era così? Quando un bambino diceva di non credere alle fate una di esse moriva?
Non avrei mai permesso che si tarpasse le ali, perché non avrei mai smesso di credere in lei.

Look up - Let's play with destinyWhere stories live. Discover now