43- Le stelle non scordano niente

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Mel

"E ogni volta che si perdeva
guardava le stelle
e prendeva coraggio."
-Massimo Gramellini-

-Soffia forte ed esprimi un desiderio Melly- mia madre mi sorrise, la mia torta preferita, la Carrot Pie con glassa di zucchero, mi sorrise dal tavolino del giardino.
Strinsi le labbra strizzando gli occhi.
I desideri richiedono impegno e fiducia.
"Voglio essere felice."
Quando li riaprii lo sguardo dei miei genitori fu su di me.
La mamma si pettinò i lunghi capelli con le dita distratta per un momento dai suoi pensieri.
"Voglio che tutti lo siano, sempre." soffiai con tutta l'aria che avevo nei polmoni, si sapeva... se le candeline non si spegnevano tutte insieme non valeva.

Quel giorno.
Per quel compleanno.
Si spensero tutte.

Zia Rose batté le mani e sorrisi allo schermo del pc.
Lei e la mamma si erano collegate via Skype per quell'evento.
Il mio compleanno insomma.

-Auguri tesoro- mio padre mi cinse le spalle e io arrossii un po', le attenzioni non erano ancora il mio forte.

-Sei stupenda Melly- mia madre mi sorrise, il volto delicato e gli occhi azzurri illuminarono lo schermo.
La mamma stava decisamente meglio ed era stata trasferita in una nuova clinica.
Gli psichiatri erano molto ottimisti e io ero fiera di lei.

Scartai i regali emozionata, avevamo appena finito di pranzare e avevamo mangiato decisamente troppo.

-Jason ma sei pazzo?!- scartai il lettore ebook ultima generazione con occhi sgranati.
Lo abbracciai e lui mi sorrise impacciato.

Rimirai il suo regalo sognante.
-Beh, dopo tutti i soldi che mi ha dato il tuo ragazzo... - si grattò il capo e io aggrottai la fronte.

Di cosa diavolo stava parlando?

-Questo è da parte nostra!- Julie mi distrasse porgendomi una bustina argentata.

Mio padre mi guardò nervoso e io divenni ancora più curiosa.
Il cuore mi sobbalzò nel petto quando
tirai fuori un paio di chiavi.

Alzai subito lo sguardo e mio padre mi sorrise.
-Oh merda!- urlai.

-Linguaggio Melanie- mi rimbrottò la zia ma io guardai le chiavi dell'auto saltellando.

Una meravigliosa Peugeot grigio metallizzato mi aspettava parcheggiata sul vialetto.

Abbracciai mio padre e Julie che ridacchiò divertita.
-Non l'ho mai vista così- commentò lei mentre correvo verso il mio nuovo bolide.
-Dovevi vedere quando le abbiamo regalato Lea- le rispose mio padre ma io li ignorai continuando a riempire di complimenti la mia nuova ragazza a quattro ruote.

-Te la sei meritata, Princeton ti ha praticamente corteggiata- mia zia commentò ammirata.
Mio padre si avvicinò tenendo il pc in mano, era una scena piuttosto buffa.

-Grazie! È fantastica- tirai fuori il cellulare e scattai una foto di me davanti al muso dell'auto.

"Questa sera ti vengo a prendere io piccolo" lo inviai a Damian ridacchiando come una stupida.

"Col cazzo, piccola" alzai gli occhi al cielo, odiava quei genere di vezzeggiativi. Lo avevo scoperto da poco e ormai mi piaceva torturarlo.

Eravamo stati insieme praticamente ogni giorno, e più l'estate passava, più desideravo non perdermi nemmeno un secondo.

Presto tutti avremmo preso strade diverse, Jason sarebbe andato a Stanford mentre Sophie, buffo il destino, sarebbe andata alla Columbia insieme a Damian.

Look up - Let's play with destinyWhere stories live. Discover now