27- Non lasciarmi sognare

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Damian

"Ma tu chi sei che, avanzando nel buio della notte, inciampi nei miei più segreti pensieri?"
-William Shakespeare-

-Devi stare zitto, moccioso!- serrai i denti e strizzai gli occhi ma ero costretto a sentirlo.
-Sei sempre a rompere le palle, capisci quello che dico o sei scemo?- l'uomo nero era di nuovo arrabbiato con me.
Il motivo proprio non lo sapevo.
Era tornato tardi con la mamma, lei in quel momento stava fumando una delle sue sigarette e guardava la televisione.
Jimmy mi aveva visto rubare qualcosa dalla cucina e mi aveva fermato.
Non gli piaceva avermi intorno, me lo aveva già detto ma avevo fame e non avevo resistito.
-Guardami!- urlò, urlava sempre.
E odiavo quando lo faceva.
Ubbidii e i suoi occhi malvagi puntarono i miei, erano lucidi, sgranati e sembravano non sbattere mai le ciglia.
-Hai bisogno di un'altra lezione- iniziò ad armeggiare con la cintura di cuoio e io fuggii via.
Con la mente, con il corpo, con il cuore.
Gli occhi della mamma non mi cercarono nemmeno una volta mentre Jimmy se la prendeva con me.
E, nonostante il dolore dei colpi, quello che mi bruciava nel petto faceva molto più male.
La mamma continuò a fumare la sua sigaretta, a ogni sbuffo di fumo capii: lei
non mi amava, lei mi odiava.
Ma se lo faceva probabilmente un motivo c'era.
Il problema ero io.
Ero io a non meritare di essere amato.

-Damian!-
-Damian!- una voce dolce si infilò nella mia mente strappandomi via dall'incubo.
Spalancai gli occhi e un paio di iridi azzurre riempirono il mio campo visivo.

Il bel viso di Melanie aveva un espressione allarmata, i suoi occhi incantevoli mi fissavano preoccupati.

-Cazzo- mi sollevai lanciando un'occhiata alla sua camera da letto. Era fottutamente rosa, proprio come quella di una principessa.

Il cielo buio fuori dalla finestra mi informò che era passato più tempo di quanto credessi. Ero passato da lei dopo gli allenamenti, ed era stata una piacevole fortuna che lo sceriffo non fosse in casa.

Inoltre non ero nudo come avrei voluto, ero ancora completamente vestito con il cellulare abbandonato sullo stomaco.
Merda, dovevo essermi addormentato mentre faceva la doccia.

Non sarei dovuto rimanere, il piano era ... non lo so quale cazzo fosse il piano probabilmente vederla e basta.
Mi andava di parlare con lei, vederla alzare gli occhi al cielo e sbuffare a qualsiasi stronzata le avessi detto.

Si stava incasinando tutto tra noi.
Non volevo una storia, non l'avevo mai voluta e Mel lo sapeva.
Ma non riuscivo proprio a starle lontano.

Quando avevo fatto quella cazzata con Hamilton e l'avevo vista andarsene ero completamente andato fuori di testa.
Le cose belle da me scappavano sempre, ma quella volta non l'avevo lasciata andare.

Le avevo dato delle caramelle, dannazione.
Quale persona sana di mente lo avrebbe fatto?

Mise via il libro che stava leggendo, da quanto era lì mentre dormivo?
Che idiota.

-Ti sei addormentato, sembravi molto stanco e non ho voluto svegliarti - la sua mano raggiunse la mia fronte e mi spostò una ciocca di capelli.
Quando mi toccava così mi mandava fuori di testa.

La guardai teso.
Cosa aveva sentito?
-Ti senti bene?- mobilitai il cervello e la osservai con più attenzione.
I suoi capelli castani erano ancora umidi, osservai la canottierina bianca che indossava e i pantaloncini aderenti.

Look up - Let's play with destinyWhere stories live. Discover now