25- Scegli la tua mossa

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Mel

"Era una rosa
in mano a quelli
che non avevano intenzione
di tenerla."
-Rupi Kaur-

Ero arrabbiata, ferita e delusa.

Non riuscivo a smettere di pensare alle parole di Damian e, più il tempo passava, più i miei pensieri prendevano una strada cupa e avvilente.

Arrivai a un'unica conclusione.
Per lui la notte passata insieme non aveva significato niente.
Mentre per me aveva significato troppo.

I ricordi tornarono a tormentarmi, ripensai al suo sguardo, alle sua mani che mi accarezzavano e al suo corpo che si univa al mio.
Damian quella notte mi aveva mostrato un lato di sé che mi aveva incantato.

Era stato attento, dolce e ... cavolo era stato magnifico. Avevo dato la mia prima volta a lui e... non avevo esitato a farlo, nemmeno un momento.

Ma poi aveva rovinato tutto, il suo lato oscuro e feroce, mi aveva stretto nella sua morsa e mi aveva schiacciata con una sola frase.

Sospirai coprendomi il volto con le mani, stavo impazzendo, odiavo sentirmi così debole, così soggetta ai suoi cambi d'umore.

Non avevo raccontato a nessuno di noi, solo Nate sospettava la verità. Durante il pranzo mi aveva distratto dai miei pensieri cupi sedendosi vicino a me a mensa.
Non avevo più visto Damian per il resto della mattina, sembrava essere sparito nel nulla.

"Hai menato tu mio fratello?" avevo guardato confusa Nate quando me lo aveva chiesto.
"Cosa intendi?" il suo volto si era adombrato e aveva abbassato la voce.
"È stato in infermeria questa mattina, non mi ha voluto dire niente e poi se n'è andato via. Speravo che tu ne sapessi qualcosa."

Quelle parole mi avevano tormentata per tutto il giorno.
Ero arrabbiata, ferita, delusa e preoccupata.
Maledizione.

Ero da poco tornata a casa, avevo fatto una doccia e avevo recuperato il mio libro nella disperata ricerca di distrarmi.

Alla quarta volta in cui avevo letto la stessa frase mi ero arresa alzandomi dal letto.

Lasciai che la mia debolezza avesse la meglio, non potevo lasciargli passare il suo comportamento di quella mattina ma era più forte di me.

Dovevo assicurarmi che stesse bene.

Bussai alla porta di Jason, era appena tornato dagli allenamenti e stava ridendo di fronte a uno stupido video al computer.
Alzai gli occhi al cielo con un sorriso.

Alzò lo sguardo e si tolse le cuffie.

-Ho bisogno di chiederti un favore- mi sedetti sul bordo del suo letto e lui mi guardò attento. Mi morsi il labbro nervosa.
-Mi presteresti la tua auto?- alzò le sopracciglia studiandomi corrucciato.

-La meta comprende un cazzone arrogante?-  gli sorrisi imbarazzata e lui alzò gli occhi al cielo.

-Voi due fate sul serio? Con Damian Hale?- arrossii un po' e lui sospirò alzandosi.
-Domani mi serve, riportamela in tempo- gli sorrisi sorpresa quando mi porse le chiavi, poi captai l'allusione e arrossii.

-Grazie ti devo un favore-

Mio padre era ancora alla fase "teniamo il muso a Mel per l'eternità", ma fu una fortuna perché non insistette quando lo informai che sarei andata da Sophie e di non aspettarmi per cena.

Imboccai la via di Damian con i nervi a fior di pelle.

Stavo facendo la scelta sbagliata per diverse ragioni.
Uno: non si meritava la mia preoccupazione.
Due: non si meritava neanche la mia attenzione.
Tre: non voleva una relazione cioè significava che non apprezzava dover dare spiegazioni, subire delle pressioni e chissà cos'altro gli passasse per la testa.

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