26- Tempismo

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Mel

"I gesti sono le parole più importanti"
-Luca Albani-

-Ero incazzato e ho colpito lo specchio della scuola, mi sono tagliato come un coglione e sono stato costretto ad andare in infermiera- sgranai gli occhi e lui inclinò il capo sondando la mia reazione.

-Perché?- provai a dire, mi sistemai i capelli dietro l'orecchio.
-Perché l'hai colpito?- lanciai un'occhiata alla sua mano e lui strinse le dita soffocando una smorfia.

-Lo sai perché- mi fissò serio, strinsi le caramelle che tenevo in mano nervosamente.
-Eri così arrabbiato con me? Solo perché ho salutato Sean?-

Sospirò passandosi una mano tra i capelli,
iniziò a camminare nervoso.
-Damian?-
Si avvicinò teso puntando i miei occhi, quando parlò esplose del tutto.

-Ero incazzato con me stesso ok?! Non volevo dirti quelle stronzate. Ma non mi piace che ti giri attorno, non mi piace che tu gli sorrida,  cazzo! Come fai a non vedere come ti guarda? Non aspetta altro che io mi tolga dalle palle-

Si fermò a un palmo dal mio viso, ero scioccata dalla sua reazione. Non mi aspettavo di sentire quelle parole, non da Damian, non per me.

Ma sul serio non riuscivo a stargli dietro. Abbassai lo sguardo cercando di trovare ordine in quel caos.

Lo sentii sospirare, quando parlò il suo tono era cambiato.

-Fatico a gestire la rabbia e spesso mando tutto a puttane... ero incazzato perché quel coglione aveva vinto di nuovo- dischiusi la bocca senza sapere bene cosa dire. Mi guardò con la mascella rigida e la mano ferita stretta in un pugno.

La sua parte selvaggia era uscita fuori e mi stava ringhiando contro, avevo ragione dunque, Damian combatteva costantemente contro se stesso.

Mi avvicinai al suo viso sondando la sua reazione, era nervoso ma rimase immobile. Mi fermai a un passo da lui.

-Sean non ha vinto proprio un bel niente Damian.- deglutii avvicinandomi ancora, i suoi occhi mi sondarono attenti.

Fu più forte di me, allungai una mano per scostargli la ciocca di capelli dalla fronte. Rabbrividii nel vederlo rilassarsi. Non mi piaceva vederlo in quel modo, vederlo sulla difensiva con me.

Lo guardai anche se sapevo che sarebbe stato uno sbaglio.
Perché se gli occhi erano davvero lo specchio dell'anima, la sua sembrava capace di rapirmi solo con uno sguardo.

-Lui non mi interessa, gli altri neanche li guardo, sei tu l'unico che ancora non l'ha capito. Pensaci, sono qui nonostante tu mi abbia trattato da schifo questa mattina- scossi la testa passandomi una mano tra i capelli.

-Sei te che non ti rendi conto- i suoi occhi puntarono il mio viso, lo guardai confusa e mi lanciò un'occhiata irritata.

-Potresti avere qualunque persona in quella fottuta scuola, qualcuno che non ti regali delle stupide caramelle e non abbia problemi di gestione della rabbia, nè il caos che ho io in testa.
Tu non mi conosci Mel, la mia vita è stata uno schifo, mi hanno rovinato.
Aspetto solo il giorno in cui lo capirai anche tu-

Mi si fermò il cuore.
Le pagliuzze dorate nelle sue iridi si spensero, Damian nascose la sua luce.
Una parte di lui era stata offuscata, qualcuno ci aveva premuto la mano sopra cercando di soffocarla.
La stessa persona gli aveva fatto così male da convincerlo che in lui non fosse mai esistita, e Damian aveva iniziato a credere che in lui esistesse solo il buio.

Sentii il suo dolore, mi strinse il cuore e provai rabbia, non verso di lui, ma verso chiunque fosse il colpevole di quello sguardo.

Damian non poteva saperlo ma il suo caos non mi faceva paura.
Avevo imparato a non arrendermi, ad accendere la luce quando faceva buio.
Ero stata costretta a farlo per tutta la vita, avevo lottato per trovare una speranza per la mamma giorno dopo giorno.
Avevo fallito con lei, ma non sarebbe successo ancora.

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