C A P I T O L O 3

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E L L A

Tutto sommato non stava andando male, ai professori piacevo, me li ero raggirati per bene, mi era bastato fare una buona impressione, stare fare finta di stare attenti, una mia grande dote, potevo sembrare concentratissima su cosa si dice, partecipare e rispondere nei dialoghi pur avendo la testa che gironzola tra i film mentali più accurati che avrei potuto creare.

Nel week-end e nel tempo libero avevo iniziato ad uscire con Edith e le sue amiche, erano simpatiche, non sembravano eccessivamente false, non si parlavano dietro.

Non nego che vedevo un po' meno mio padre, ci sentivamo tutti i giorni, non potevo e non volevo lasciarlo solo, ma anche se non vivevamo costantemente insieme ormai da sei anni, la sua presenza in casa non era mai mancata, nel bene e nel male, soprattutto nel bene, ma le litigate non finirono, quei due continuavano a litigare e a domandare dell'altro dopo anni, nonostante ciò, non potevo e non posso fare a meno di sentirmi in colpa, può sembrare stupido ma è così, in questi anni ho riflettuto così tanto sui miei genitori e sono arrivata a così tante conclusioni che ho perso il segno, conclusioni confuse, meglio precisare, ma una è rimasta intatta, quella del "se non sto con mamma, con lei c'è Kate, se non sto con papà, lui è solo", non che mia sorella non vedesse mio padre, ma molto di meno, io ero la più grande, avevo più responsabilità.

Grande scusa del cazzo.

Ho sempre invidiato un po' mia sorella per non essere quasi mai messa in mezzo, credevo che di tutto ciò non ci rimettesse nulla, ma in realtà col tempo ho capito, ho visto in che modo ci aveva rimesso, solo, non sapevo come... è da egoisti pensarlo, ma fanculo, passerò per un'egoista, ma io ho sofferto molto di più di mia sorella, lei aveva me, io mi sono data per tutto il tempo pacche sulla spalla da sola, certo, passavamo tutto il giorno a litigare, ma sono cose che succedono tra sorelle, sa che può contare su di me. O almeno spero.

Sapeva di cos'ero capace, come lo sapevo anch'io, avevo una forte rabbia repressa contro tutta la mia famiglia, ed era come se riuscissi a riversarla solo su Kate, nel modo peggiore che esista, con la violenza.

Amavo Kate, non c'ero sempre per lei, mi faceva male dimostrarle amore, se non quando iniziavano a parlare del suo corpo, me li mangiavo vivi, cercando di convincere mia sorella del fatto che fosse perfetta così com'è, quello che nessuno aveva fatto con me.

Da piccole, quando i miei litigavano la tenevo fuori dalle discussioni, non le facevo ascoltare determinate conversazioni e cercavo di darle quell'attenzione di cui aveva bisogno, anche con un semplice "Sei stata brava" o "oggi sei molto bella", ciò non toglie però le svariate volte in cui ho rischiato di ucciderla, o meglio, di soffocarla.

Non sono cattiva, non scambiatemi per tale, certe volte non sono in me, e Kate mi da sui nervi, con una pacca sul culo, prendendo le mie cose, urlandomi nell'orecchio, dandomi della puttane, dicendomi che ero una merda solo perché ero in bagno chiusa con la chiave, o quando dava forti pugni e calci alla mia porta, smantellando la maniglia e rischiando di romperla solo perché magari voleva dirmi qualche stronzata, bevendo nel mio bicchiere o dicendo cose di me non vere, che venivano seguite da parte mia con calci, tirate di capelli, spinte o manovre che la tenevano ferma fin quando non chiedeva scusa.

Motivi stupidi, lo so.

Le uniche volte in cui non riuscivo a reagire erano quando faceva commenti sul mio corpo, a volte senza motivo, perché non sono pazza, non ci picchiato se non ha fatto qualcosa di grave nei miei confronti.
Avevo preso di mira il mio seno, nei momenti meno opportuni, nei litigi magari, tirava fuori commenti sulle "palle di grasso" che avevo al petto, che cazzo di insicurezza generava in quei momenti, una così forte da farmi accanire su di lei.

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